L’USO DI DROGHE DAGLI ANNI CINQUANTA AD OGGI

Anni ’50
Negli anni ‘50 l’uso di droghe illecite si presenta in Italia come un fenomeno ancora contenuto che riguarda gruppi ristretti di adulti (per lo più intellettuali, ricchi borghesi, signore di mezza età e soggetti divenuti dipendenti in seguito a trattamenti terapeutici) e non costituisce quindi un problema sociale, ma è visto prevalentemente come un comportamento trasgressivo della morale dominante.

La nascita del fenomeno sociale coincide dunque con la fine del “periodo della ricostruzione”.
Gli anni del dopoguerra sono caratterizzati dallo sforzo collettivo di dare nuove basi ed una nuova organizzazione alla vita sociale e di perseguire contemporaneamente un’idea di progresso che in quella fase sembrava poter garantire un miglioramento delle condizioni di vita continuo ed illimitato.

I bisogni si accrescono e si diversificano ed il mercato inizia a tenerne conto, proponendo merci voluttuarie e specifiche per determinate fasce di consumatori.

L’esplosione del ’68 crea una nuova “classe”, quella dei giovani, per i quali vengono messi a disposizione appositi prodotti, da quelli musicali e di abbigliamento, alle sostanze psicoattive.
Prende infatti avvio in questo periodo la ”era degli psicofarmaci”, immessi sul mercato dall’industria farmaceutica in varietà sempre più diverse (Valium, Roipnol, Anfetamine) che possono essere usate con notevole facilità e divenire oggetto di abuso.

Il lancio “legale” delle amfetamine si verifica con l’immissione sul mercato, particolarmente pubblicizzata, di una trentina di farmaci anoressizzanti.
La diffusione preoccupante dell’assunzione per via endovenosa di queste sostanze e di conseguenti decessi porta nel 1972 alla limitazione della vendita ed inserimento nella tabella degli stupefacenti.
Inizia la fase espansiva del fenomeno del consumo illegale: i comportamenti illeciti e le conseguenze del sistema sanzionatorio iniziano a riguardare una sempre più vasta fascia di popolazione anche al di fuori delle aree di marginalità sociale. E’ opinione diffusa che sia stato l’uso endovenoso di anfetamine ad aprire la strada all’abuso di oppiacei.


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Anni ’60
L’uso di droghe illecite si diffonde tra i giovani.
A partire dagli anni ’60 si assiste ad una svolta radicale delle abitudini di consumo. Cambiano le età, la tipologia e si amplia il numero dei consumatori; l’uso di hashish e marijuana si diffonde in modo particolare tra i giovani, alcuni si avvicinano agli allucinogeni e si assiste ad un incremento di forme di consumo eccessive e distruttive.

Negli stessi anni tra i giovani che partecipano a movimenti o a gruppi controculturali si diffonde l’uso di hashish e di LSD.
Si modifica la tipologia dei consumatori, da una parte i consumatori di morfina, eroina barbiturici e dall’altra gli studenti e freaks , che fanno uso di cannabis, LSD e amfetamine.

Nasce così il “movimento psichedelico” che enfatizza le sostanze allucinogene quale strumento di aggregazione giovanile e di sperimentazione di livelli non ordinari di coscienza (Timothy Leary, Aldous Huxley ecc.). Queste forme giovanili di consumo sono strettamente legate alla ricerca ed all’elaborazione di contenuti culturali nuovi sia per quanto riguarda la socialità, sia in relazione alla espressione di precise istanze liberatorie nei confronti dei modelli e dei valori proposti dal mondo degli adulti, oggetto in quegli anni di profonda e accesa contestazione.

Nasce una controcultura alternativa a quella vigente, in cui la ricerca del piacere e di stati alterati di coscienza costituivano dimensioni esistenziali privilegiate conducendo ad una enfatizzazione dell’immaginario come sola dimensione in grado di rispondere al bisogno di espansione innato nell’essere umano.

Le droghe psichedeliche erano considerate come “rivelatori della psiche” e in quanto tali concepite come gli strumenti privilegiati per facilitare il potenziamento delle facoltà psicologiche individuali e collettive ritenute necessarie per la conoscenza e l’esplorazione di mondi alternativi.
Sono gli anni contestazione della guerra del Vietnam e delle lotte studentesche e operaie del ’68.

Fenomeni di repressione di alcuni movimenti politici e culturali iniziano ad essere accompagnati da ingenti operazioni di repressione in rapporto all’uso di droga e sequestri di sostanze, ampiamente pubblicizzate dai mass media, suscitando clamore nell’opinione pubblica e contribuendo a drammatizzare il problema ed a diffondere lo stereotipo del “drogato” deviante, della equazione “hippie”= “ribelle” che ha contribuito a favorire in alcuni giovani l’identificazione delle droghe come simboli di ribellione e di estraneità rispetto alla cultura dominante

Nel 1969 si svolge a Bethel, una città rurale nello stato di New York il festival di Woodstock, durato 3 giorni, e a cui hanno partecipato 400.000 giovani e 32 tra musicisti e gruppi musicali.
Fu il più grande evento musicale dell’epoca, definito «come una foto di gruppo dell’energia esplosiva e liberatoria sperimentata da un’intera generazione»

Droghe come la marijuana e l’LSD erano un riferimento normale nei testi delle canzoni e degli scritti dei quel periodo.
Nella canzone “Ballad of a thin man”, Bob Dylan sosteneva come le persone normali, rappresentate dall’anonimo «mister Jones», potevano solo osservare la realtà. Non certo capirla. I Doors si chiamarono così alludendo alle «porte della percezione» di Aldous Huxley. E Timothy Leary, nel ’68, aveva scritto l’emblematico “La politica dell’ecstasy”.

Anni ’70
La messa al bando delle anfetamine contribuisce alla diffusione della morfina in Italia.
I primi quantitativi di morfina arrivano in Italia dal Pakistan. Si tratta di ingenti partite in compresse di cui l’industria farmaceutica tedesca intendeva sbarazzarsi in quanto in quel paese ne era stato proibito il consumo e che per tale motivo vengono cedute alle organizzazioni di soccorso in Bangledesh.

Gran parte di questa morfina finisce invece in Pakistan ed è rivenduta ai turisti europei di passaggio.
Sembra quindi che in questa fase l’introduzione sul mercato europeo della morfina non sia frutto di un traffico clandestino organizzato ma sia dovuta all’importazione di gruppi di giovani provenienti dall’India e da altri paesi europei.
La morfina si diffonde rapidamente, anche perché assunta per via orale, e non endovena come precedentemente le anfetamine e perché per i suoi effetti farmacologici veniva considerata più innocua.

Verso la metà degli anni ’70 gli assuntori di oppiacei diventano prevalenti rispetto alle altre tipologie.
Terminate le scorte di morfina Provenienti dal Pakistan compare sul mercato clandestino in quantità rilevanti l’eroina ed iniziano i primi decessi per overdose.
Inizialmente il traffico è gestito da singoli o da piccoli gruppi di consumatori-rivenditori che si riforniscono ad Amsterdam o direttamente in India.
Questi primi tossicomani esprimono ancora in gran parte una cultura antagonista ai valori consumisti, la ricerca di un mondo migliore, alternativo a quello esistente.

Gradualmente il traffico dell’eroina passa nelle mani della malavita organizzata che inizia a sfruttare e a sollecitare, attraverso un’organizzazione sempre più sofisticata, la domanda di droga attuando una vera e propria operazione promozionale nei confronti dell’eroina.
Dopo una fase di massiccia induzione di eroina sul mercato a prezzi bassi una ingente quota di consumatori di droghe leggere si sposta verso l’uso di eroina, la domanda si amplia e ad un certo punto il prezzo si alza.
A causa dell’aumento del prezzo dell’eroina il gruppo degli eroinomani inizia a dedicarsi allo spaccio al dettaglio, contribuendo a sua volta alla diffusione; il consumo di eroina perde ogni connotazione culturale e l’uso di eroina perde il suo status trasgressivo.
In questa fase le condotte di consumo assumono caratteristiche molto diverse da quelle del decennio precedente.

Le aspettative di cambiamento e di trasformazione sociale scaturite dalle lotte studentesche e operaie del 68 sono progressivamente deluse e il quadro sociale ed economico del paese si modifica: le prospettive occupazionali delle giovani generazioni diventano sempre più incerte e precarie; gli adulti che concentrano energie e risorse sempre più consistenti nel perseguire più elevati livelli di benessere non sono in grado di produrre modelli e obiettivi diversi da quelli del successo, della ricchezza e dei consumi.
In generale si assiste ad un deterioramento nella qualità dei rapporti interpersonali. Le difficoltà che molti giovani incontrano in questi anni nel progettare il proprio futuro contribuiscono a favorire fenomeni di ripiegamento in una dimensione strettamente legata al presente ed un centraggio sempre più rilevante verso i coetanei.

In questo conteso le condotte di consumo di droga si trasformano sia nei termini del loro significato (da esperienze culturali e di innovazione a scelte di ripiegamento) sia in relazione al tipo di sostanze utilizzate (si passa dall’uso prevalente di sostanze leggere a quello di pesanti). Si assiste ad un radicale mutamento nel significato che la droga assume nell’immaginario collettivo: da simbolo della controcultura giovanile in cui l’uso era interpretato attraverso categorie etiche o morali come una scelta, essa diviene sintomo, espressione di disagio e di emarginazione.
Fa la sua comparsa la figura del “tossicodipendente”, di volta in volta considerato malato, psicologicamente fragile, geneticamente predisposto, vittima dell’ingiustizia sociale.

Anni ’80
Nei primi anni ’80 si assiste ad un altro importante cambiamento: l’uso si estende e si diffonde in tutti i contesti sociali, la droga è disponibile ovunque, l’età della prima assunzione si abbassa considerevolmente.
Cambiano i modelli interpretativi: il fenomeno non viene più interpretato in base a fattori causali specifici ma in rapporto alla condizione giovanile nel suo complesso.

A differenza dei consumatori precedenti quelli degli anni ’80 sono alla ricerca di una compatibilità tra l’uso di droga e uno stile di vita abituale, “integrato”, a volte anche “conformista”.
Emerge una nuova tipologia, quella del “consumatore integrato” che è in grado di controllare il rapporto con l’eroina, utilizzandola solo durante i week-end o in determinate circostanze, alla ricerca di un piacere che eviti però i rischi fisici e sociali connessi.

I problemi legati alla diffusione della HIV contribuiscono all’immissione massiccia sul mercato clandestino di sostanze come la cocaina che, non prevedendo l’uso della siringa, sono considerate più sicure.
La sua diffusione è anche legata al fatto che ben si adatta allo spirito dei tempi, che enfatizza il senso di realtà, la razionalità e la capacità di raggiungere livelli di efficienza e di rendimento sempre maggiori, consentendo di perseguire scopi altamente valorizzati socialmente quali il success, la carriera e di sostenere la competizione.

Al contrario dello stereotipo dell’eroina che induce e simboleggia la fuga dalla realtà ed è assunta soprattutto dai giovani sottoprivilegiati, emozionalmente disturbati e fragili, l’immagine della cocaina è invece tutta centrata sull’idea che ad essa ricorrano persone forti, intraprendenti desiderose di incrementare le proprie risorse personali.
Il mercato del narcotraffico prevalente si sposta verso la Colombia

Anni ’90
Gli anni ’90 e i successivi sono gli anni segnati della “caduta del muro di Berlino”, della cybercultura e della pervasività degli strumenti di comunicazione.
All’inizio dei ’90 il mercato illecito propone una notevolissima varietà di sostanze, per lo più prodotte nei laboratori clandestini del nord Europa e dei paesi dell’Est, costretti dalla crisi prodotta dalla caduta del regime sovietico a riciclare competenze e risorse tecniche nel mercato emergente.

Dagli USA si diffonde in Europa il MDMA (Metilendiossimetanfetamina) una molecola di sintesi della famiglia della amfetamine, la più nota delle cosiddette “nuove droghe”; oltre al MDMA, conosciuto anche come Ecstasy, E, ADAM, XTX, MDM, si diffondono numerose “anfetamine psichedeliche” denominate MDEA (Eve, MDE) MMDA, DOM (STP) e MDA che hanno effetti simili.

In realtà l’MDMA non è affatto una nuova droga, essendo stata sintetizzata nel 1912 in Germania e brevettata dalla casa farmaceutica Merck come anoressizzante (pur non essendo stata commercializzata).
Nel 1953 fu oggetto di sperimentazione dell’esercito americano. Successivamente nel 1972 fu utilizzata da alcuni psichiatri californiani nel trattamento psicoterapico di soggetti con elevati stati d’ansia e resistenza alla verbalizzazione per i suo effetti entactogeni.

Inizia a diffondersi negli ambienti underground americani negli anni ’80 sotto forma di pastiglie colorate e disegnate, distinguendole ogni volta con nomi diversi, fantasiosi e innocui
(Fish, californiane, cilindretti ecc.).

La rapida diffusione dell’ecstasy e delle altre droghe sintetiche dipende da vari fattori.
Dal punto di vista dei fruitori esse trasmettono un’immagine pulita di sostanze prodotte in laboratorio, “tecnologiche”, che si contrappone a quella delle droghe ottenute dalla raffinazione delle materie provenienti da paesi sottosviluppati; sono facili da assumere (sono prevalentemente in pasticche) e non comportano direttamente il rischio di infezione come la HIV o la epatite; non sviluppano dipendenza fisica come l’eroina e facendo sentire in fretta brillanti, adeguati e pieni di energia risultano funzionali alle esperienze ricreative attualmente più diffuse e ricercate dai giovani, rispondono a bisogni diffusi di successo, iperattività, entusiasmo; aiutano a sentirsi produttivi ed efficienti anche nel tempo libero che deve essere altrettanto pieno di quello dello studio e del lavoro e vissuto nella sua interezza, sfruttato appieno, senza sentirsi mai stanchi ed affaticati.

Questa immagine “pulita”, peraltro molto superficiale, delle droghe di sintesi, è in realtà falsa, in quanto non sono affatto sicure e l’uso continuativo ha ripercussioni sia a livello psichico/comportamentale sia a livello fisico/neurologico. Inoltre tali sostanze determinano alterazioni psichiche che possono portare ad atteggiamenti di sottovalutazione del rischio, quali guida spericolata e comportamenti sessuali non protetti, col rischio reale di contrarre malattie sessualmente trasmissibili.
Chi le assume non si identifica assolutamente con lo stereotipo del “drogato” nell’accezione classica del termine, emarginato, malato e/o delinquente, conseguentemente minimizzando al tempo stesso i rischi cui va incontro.

Molto spesso si fatica a riconoscere i sintomi patologici che i consumi di queste droghe portano con sé in quanto spesso coincidono ed esasperano tratti caratteristici dell’adolescenza: difficoltà di concentrazione, depressione, instabilità emotiva, tratti paranoidi, conflittualità accesa.
Dal punto di vista del mercato illecito esse costituiscono l’opposto dell’eroina: hanno componenti chimici facilmente reperibili, non servono campi da coltivare, eserciti e complessi metodi di trasporto, per la produzione basta una cucina da campo, pochi arnesi e qualche ampolla per produrre milioni di pasticche.

La rete di distribuzione muta radicalmente: scompare “la piazza” e la distribuzione si diffonde permeando tutti i luoghi di aggregazione e divertimento, seguendo la stessa evoluzione di tutti gli altri mercati, passando dal piccolo dettaglio alla grande distribuzione.
Le reti distributive si organizzano in modalità di tipo alternativo, attente, riservate, rispettose delle esigenze del cliente, presentano una maggiore attenzione al consumatore piuttosto che al tossicomane (il mercato oggi guadagna infinitamente di più con i consumatori che con i tossicodipendenti); vengono ingaggiati distributori della stessa classe sociale, fascia culturale, età e ambito sociale dei consumatori.

Un ulteriore cambiamento di clima culturale che oggi rende sempre più appetibili le droghe anche ad individui adulti, ben inseriti in attività lavorative/produttive strutturate è la grande enfasi posta sul presunto potere di certe sostanze di aumentare i livelli prestazionali (nel lavoro, nello sport, nello studio, nelle attività sessuali).

Sensibile a tali mutamenti culturali , il mercato è adesso dominato, più che da droghe che inducono lo “sballo”, l’intorpidimento intellettuale, il ritiro da una partecipazione attiva alla realtà, da sostanze stimolanti/eccitanti dotate di caratteristiche farmacologici tali da produrre effetti percepiti dai consumatori come “elementi di sostegno” dell’IO che consentano loro di avere l’illusione di rispondere adeguatamente alle richieste di una società basata sull’efficientismo, sulla necessità di migliorare le proprie prestazioni fisiche/intellettuali e di vivere soggettivamente, attraverso la realizzazione di una espansione ipomaniacale del proprio Sé, la sensazione di poter modulare il mondo secondo le proprie esigenze.

Designer Drugs
Altre nuove droghe sono denominate “Designers drugs” (droghe di progettazione) perché, pur mantenendo le proprietà di sostanze soggette a controllo, la loro struttura molecolare è stata alterata per evitare che il loro commercio possa essere perseguito dalle legislazioni dei vari paesi, che inseriscono necessariamente nelle tabelle delle sostanze illegali droghe caratterizzate da specifiche strutture molecolari.
Vengono identificate da sigle (A2, DOB, DET, DMT, TMA, TMA-2, DOET, STP, MDA, DMHP, MDE, MDEA, MBDB, MMDA, PMA, PCE, PCPY, PHP) e ricevono un “nome commerciale“ solo quando diventano interessanti per il mercato

Effetti delle designers drugs:
- Effetto STIMOLANTE
- Effetto ALLUCINOGENO
- Effetto ENTACTOGENO
Sono poco studiate e quindi poco comprese
- poche conoscenze della molecola
- nessuna o scarsa ricerca sulle proprietà farmacologiche e tossicologiche
- nessuno (o quasi) studio clinico o sull’animale
- non si conosce quanto siano elevati i rischi
- non si conosce quali siano i danni effettivi a corto, medio e lungo termine
- non si hanno informazioni relative ai dosaggi in quanto derivano unicamente da esperienze soggettive

Droghe “revival”
Sono sostanze, prevalentemente farmaci, in uso da molti anni in campo medico o veterinario, tornate alla ribalta come sostanza di abuso
Il Popper (nitrito di amile) è impiegato in veterinaria come cardiotonico per cavalli ma è utilizzato come droga di strada (in forma di fialette che vengono inalate). Provoca se sniffato una eccitazione violenta ma brevissima che dura solo qualche minuto;

lo Special K (Ketamina) è un anestetico prevalentemente utilizzato in ambito veterinario. Riscaldato si trasforma da forma liquida in polvere per essere poi sniffato. Da’ allucinazioni e forme di dissociazione di breve durata (visione doppia, mancanza di coordinazione, cecità transitoria che nel caso di uso cronico possono prodursi anche al di fuori dell’assunzione della sostanza. Della stessa famiglia è il PCP o “Polvere d’angelo” (feniciclidina) sostanza anestetica con proprietà allucinogene che può favorire comportamenti impulsivi e episodi aggressivi.

Smart Drugs e Eco Drugs
Negli anno ’90 nasce il fenomeno delle Smart drugs e delle Eco Drugs ed il fenomeno commerciale degli Smart Shop e dei Grow Shop.
Il fenomeno delle cosiddette “droghe vegetali” comincia alla fine degli anni ’90 con le campagne mediche e pubblicitarie contro il boom dell’ecstasy e delle droghe sintetiche da discoteca. La diffusione delle informazioni colpisce anche chi non vuole rinunciare ad uno stato alterato di coscienza ma che vorrebbe cercare una via “naturale” o comunque “legale” per raggiungerlo. Si presentano così sul mercato europeo un ventaglio di sostanze di origine vegetale che promettono gli stessi effetti “da sballo” delle pasticche, ma senza effetti collaterali, e soprattutto senza essere illegali. Questi prodotti vengono denominati “smart” (furbo) aggettivo che in quel periodo nei paesi anglosassoni si accompagnava a una serie di prodotti per dimagrire.

Con il termine smart-drugs, il cui nome significa letteralmente “droghe furbe”, si intendono tutta una serie di composti sia di origine naturale (vegetale) che sintetica che contengono vitamine, principi attivi di estratti vegetali, tra cui i più diffusi sono l’efedrina, la caffeina, la taurina ma anche sostanze con caratteristiche allucinogene.
Le smart-drugs promettono di aumentare le potenzialità cerebrali, la capacità di apprendimento e memoria nonché di migliorare le “performance” fisiche di chi le assume ed anche di fornire effetti psichedelici di “visioni sensoriali ed allucinogene” particolari, percezioni, sensazioni, emozioni e processi mentali in genere; possono essere definite come “il matrimonio della psichedelica ed il culturismo della mente”.

Attualmente esiste una grande confusione legata alla terminologia delle smart-drugs: si parla infatti contestualmente di droghe vegetali, eco droghe, droghe etniche, droghe etnobotaniche, droghe naturali, biodroghe, etc.
Per taluni il termine smart-drugs indica tutta una serie di bevande energetiche o pastiglie stimolanti (che tentano di simulare l’effetto dell’ecstasy) che assicurano effetti eccitanti pur rimanendo nella legalità (caffeina, ginseng, etc.): vengono proposte e consumate soprattutto in ambienti giovanili (discoteche, rave party ecc.).
Per altri le smart-drugs si confondono molto più con le droghe naturali o droghe etniche, confinando il loro consumo ad ambienti più alternativi rispetto alla discoteca.

In realtà, sembrerebbe che l’espressione prenda origine dal fatto che le smart drugs sono le “droghe furbe” perché non perseguite o perseguibili dalla legge, in quanto non presenti come tali o come principi attivi in esse contenuti nelle Tabelle legislative delle corrispondenti leggi che proibiscono l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope.

Le smart drugs ricevono la loro consacrazione ad Ibiza, tempio del divertimento discotecomane europeo e della moda. Il business sottostante il commercio di questo nuovo tipo di droghe sta nel fatto che sembrano presentare minori problemi di gestione delle precedenti e che trattandosi in gran parte di sostanze sconosciute è necessario un buon margine di tempo prima che vengano su queste e effettuate le ricerche mediche necessarie a renderle illegali

In Europa la diffusione di queste sostanze si associa a fenomeni culturali emergenti, quali la musica techno gli after-hours e la partecipazione ai rave parties e street party , per diffondersi oggi alla frequentazione delle comuni discoteche.
Il termine “rave party” significa “festa scatenata, delirio”. L’esperienza dei Rave nasce negli USA ed in Inghilterra come feste organizzate clandestinamente in luoghi fuori dal controllo e sempre diversi, come fabbriche abbandonate, spiagge, boschi, che non hanno un limite temporale definito ma si protraggono per l’intero week-end e che prevedono l’uso di stimolanti.

RAVE e TEKNIVAL
I rave party o RAVE (anche Free party) sono manifestazioni musicali molto spesso illegali organizzate in tutto il mondo all’interno di aree industriali abbandonate o in spazi aperti tendenzialmente isolati, con durata variabile da una notte fino a più di una settimana (in questo caso vengono solitamente definiti TEKNIVAL), e sono caratterizzati dalla presenza di più sound system. Il termine proviene dalla parola inglese rave che letteralmente significa “delirio”, ma in senso più ampio indica la voglia comune di svincolarsi da regole, divieti e convenzioni socialmente imposte, la ricerca di una libertà totale fisica e mentale che si esprime attraverso il ballo e anche attraverso il consumo di sostanze stupefacenti. Sono anche definiti free party, in quanto il termine “free” non si riferisce soltanto al fatto che l’accesso a queste manifestazioni è totalmente gratuito a chiunque, ma soprattutto al principio di totale libertà che la manifestazione vuole indurre.

La nascita dei rave risale alla fine degli anni ottanta negli USA, in un clima di generale contestazione politica in cui si formano controculture tese a denunciare problemi politici, difficoltà economiche e disagi sociali.
I primi rave trovano vita nelle fabbriche abbandonate delle metropoli statunitensi, per poi espandersi in Gran Bretagna e nel resto dell’Europa. Con la momentanea invasione di un’area industriale ormai in disuso si voleva stigmatizzare la condizione sociale di migliaia di operai disoccupati e celebrare la liberazione dell’uomo dalla catena del lavoro; per un’intera notte quel luogo avrebbe ripreso vita e le macchine fino ad allora produttrici di merci sarebbero state teatro di una nuova, forte espressione musicale che si esprime in un suono senza strumenti né spartiti, ma scandito da suoni elettronici e casse ritmiche. Anche nella scelta dei suoni, che vengono campionati (sample) e poi mixati con il computer, si ritrova l’imprescindibile legame che il rave ha con la metropoli, nella quale nasce e si sviluppa; si tratta spesso di suoni provenienti dalla realtà urbana, sirene, antifurti, suoni di macchinari industriali

La musica techno è segnata fin dalla sua nascita dalla marginalità rispetto alla società, sviluppandosi fra le minoranze, nei club frequentati per lo più da omosessuali e afroamericani.
Dagli Stati Uniti il fenomeno dei rave si diffonde in Europa e soprattutto in Gran Bretagna, dove l’influsso della cultura psichedelica figlia degli anni settanta dà vita a un nuovo genere musicale, l’ acid house, che segnerà l’inizio dell’associazione tra i rave e il consumo di droghe e soprattutto la nascita del rave illegale. Negli USA infatti, i rave rimangono nei club; è in Gran Bretagna che il consumo di droghe determina la repressione governativa e la chiusura dei club, portando migliaia di persone a proseguire la loro festa fuori dalle città, organizzando feste illegali.

STREET PARTY
Negli anni successivi si sviluppano azioni di protesta che consistono nell’occupazione di spazi metropolitani, azioni di disturbo del traffico urbano e nell’organizzazione di street party, una nuova forma di corteo danzante caratterizzato dalla presenza di migliaia di persone che ballano seguendo i carri sui quali sono montati i sound system. A Londra, lo slogan Reclaim the streets si avvale di diversi connotati sociali, politici ed economici; esso infatti abbraccia la protesta ecologista contro la speculazione stradale, la stigmatizzazione dell’auto come simbolo del vivere urbano, la reazione alla repressione poliziesca nei confronti dei rave.

STREET PARADE
Nell’arco di un decennio, la techno si istituzionalizza, inglobata dal mercato che ne ha scoperto le potenzialità commerciali, si fa ripetitiva e standardizzata, entra nei media e nella pubblicità e perde la sua iniziale carica eversiva.
Col passare del tempo gli street parade hanno perso il loro valore di protesta e sono oggi manifestazioni legali, con tanto di sponsor, dove si riuniscono ogni anno migliaia di persone dando vita a colorate parate danzanti. Fra le principali rave parade a livello mondiale, la storica Love Parade di Berlino, la Street Parade di Zurigo e la Street Rave Parade di Bologna.

Smart shop e grow shop
Con l’avvento delle smart drugs aprono i primi smart shop e grow shop, ispirati al nome dei famosi coffee shop olandesi e che si affidano alla capacità di trovare sempre nuove sostanze con cui “sballare” senza infrangere la legge, proliferando situandosi sul mutevole confine tra il legale e l’illegale. Un discutibile approccio di molti di questi negozi è quello di presentarsi al pubblico dei più giovani con lo scopo di educare ed informare i clienti sui rischi derivati dall’uso di droghe sintetiche per convertirli alle più “ecologiche” sostanze naturali. Trascurando però di segnalare che anche quest’ultime non sono immuni da effetti collaterali di varia natura.
Differenza tra SMART SHOP, HEAD SHOP e GROW SHOP

SMART SHOP
È un negozio in cui si trovano prodotti con effetti euforizzanti, stimolanti, afrodisiaci, rilassanti energetici.

HEAD SHOP
È un negozio dove sono in vendita prodotti per fumatori di cannabis, gadgets, accessori, pipe, bong ecc.

GROW SHOP
È un negozio che vende prodotti per la coltivazione indoor e outdoor; propone sistemi di coltivazione idroponica, lampade per la coltivazione e accessori

Eco Drugs
Le eco-drugs (herbal drugs) si possono trovare sotto forma di:
- Pastiglie (Ecstacy, Sexstacy, Hexstacy, Explore, ClimaXX, X Tablets, etc…), che contengono differenti percentuali di Efedrina e altre sostanze (vitamine, aminoacidi, altri stimolanti naturali);
- In polvere da cui è possibile ricavare un infuso.
- Capsule, bevande (Final-E, Yellow Jacket, Kriptonite, Blow-Up, Eclipse, etc…) che contengono mescole di Efedrina, Creatina, Taurina e altri elementi (vitamine, aminoacidi, altri estratti…). La combinazione di efedrina e diverse vitamine, oltre ad avere un effetto marcatamente stimolante, produce sensazioni di sensualità
- Barrette, chewing-gum, caramelle, sigarette, etc.

Classificazione dei prodotti smart per modalità di consumo
I prodotti commercializzati negli smart shop si suddividono fondamentalmente in funzione del fatto di essere pronti o meno all’uso.
Tra i primi troviamo una gamma pressoché infinita di pillole, gocce, bevande (alcoliche od energetiche), “canne” preparate con erbe aromatiche, “snuffs” vegetali etc.
Tra i secondi, troviamo preparati quali decotti o infusi.
Poi c’è la serie di profumatori ambientali, incensi e semi da collezione, per i quali non è teoricamente previsto un uso sistemico. Diverse sono le modalità di assunzione di questi prodotti. Alcuni vengono consumati con il supporto di alcuni strumenti quali pipe ad acqua (bong), vaporizzatori, etc.

Classificazione dei prodotti smart per classi chimico-fisiche
La maggior parte delle smart drugs sono vegetali e sono sostanze stimolanti. Possono genericamente essere suddivise in:
- Stimolanti efedrinici (herbal ecstasy)
- Stimolanti xantinici
- Stimolanti a sinergismo xantino-aminoacidico (energy drinks)
- Stimolanti a sinergismo xantino-aminoacidico-sinefrinico
- Stimolanti afrodisiaci a base vegetale
- Rilassanti a base vegetale
- Prodotti alcolici (liquori di assenzio)
- Popper e gas esilarante
- Eco-drugs
In generale le Herbal drugs producono un senso di euforia riconducibile in parte a quello dell’Ecstasy o delle Amfetamine, che si protrae per qualche ora (3 – 6 mediamente).
L’effetto primario può essere accompagnato da eccitazione, aumento dell’attività e della loquacità, espansione mentale e diminuzione del senso di fatica, fame e sonno; inoltre diverse di queste sostanze sono considerate afrodisiache.
Malgrado il nome che le fa apparire innocue queste sostanze possono provocare seri problemi se si esagera con le dosi o se le si mixa con altri stimolanti più potenti: rigidità muscolare, crampi, nausea, vomito, ansia, tachicardia, ipertensione e anche collasso nei casi più gravi.
Il consumo protratto può provocare insonnia e diminuzione dell’appetito. Un altro rischio è perdere il controllo, diventando aggressivi e violenti a causa del senso di eccitazione.
Gli infusi di Belladonna, Stramonio e Mandragora, oltre ad avere proprietà allucinogene, sono tossici e un piccolo quantitativo in più (o una concentrazione maggiore) può determinare l’avvelenamento, che può essere fatale.
L’Efedrina produce tolleranza