Lo stress è una delle realtà più comuni nella vita di tutti i giorni. Ci si può sentir stressati dal lavoro, dalle relazioni, dagli impegni quotidiani e da molte altre situazioni. Ma cosa si intende esattamente per stress e come possiamo gestirlo? In questo articolo approfondiremo il concetto di stress, la teoria di Selye, il coping e la resilienza.
Che cos’è lo stress?
I due elementi fondamentali nel definire lo stress sono:
- Lo stimolo ambientale potenzialmente nocivo per l’individuo, ciò che causa lo stress, ovvero lo stressor
- La risposta fisiologica-cognitiva-comportamentale dell’organismo dell’individuo di fronte a uno stressor
Ne sono state date numerose concettualizzazioni che di volta in volta si sono focalizzate maggiormente sullo stimolo ambientale potenzialmente nocivo (stressor) oppure sulla risposta dell’organismo a tale stimolo.
Per Hans Selye (biologo all’Università di Montreal e primo studioso ad utilizzare scientificamente il termine “stress” )
lo stress è un adattamento dell’organismo al cambiamento del suo stato di equilibrio prodotto da uno stimolo nocivo.
Per Selye lo stress era cioè una reazione aspecifica dell’organismo ad un evento esterno nocivo per l’individuo. Nella sua definizione poneva l’attenzione sulla risposta dell’organismo.
Va chiarito che anche le esperienze piacevoli possono agire da stressori: anche esse , infatti, talvolta rappresentano un cambiamento e richiedono che l’organismo si adatti. In conseguenza di questa osservazione va evidenziato che non sempre lo stress si accompagna a disagio ed angoscia, anche eventi di vita potenzialmente positivi come una promozione, un matrimonio, un cambio di ambiente di vita possono risultare estremamente stressanti (perchè comportano una necessità di adattamento pur non essendo vissuti come negativi). Al riguardo sono state redatte delle scale che identificano e graduano quelli che sono considerati gli eventi di vita stressanti (life events) più comuni, tra queste una delle più usate è la scala di Paykel che individua 61 eventi di vita stressanti.
Selye definiva la risposta fisiologica dell’organismo allo stressor come sindrome generale di adattamento.
Questa sindrome prevede una risposta dell’organismo allo stressor in 3 fasi:
- FASE 1 – REAZIONE DI ALLARME: il corpo mostra i cambiamenti tipici della prima esposizione a uno stressor, cioè si attivano gli assi del sistema nervoso autonomo e si attiva il sistema neuroendocrino, con produzione di neurotrasmettitori e ormoniin particolare la iperproduzione di cortisolo, allo scopo di mobilitare l’organismo per una risposta difensiva.
- FASE 2 – FASE DI RESISTENZA: se l’esposizione allo stressor continua, si arriva ad uno stato di adattamento, a cui segue la fase di resistenza. In questa fase i segni corporei tipici della risposta di allarme scompaiono e si manifesta una maggiore resistenza dell’organismo.
- FASE 3 – FASE DI ESAURIMENTO: a seguito di un’esposizione prolungata e continuativa allo stressor alla quale il corpo si era adattato, l’energia adattiva si esaurisce. A questo punto i segni della reazione di allarme ricompaiono, ma stavolta sono in reversibili e possono portare danni irreparabili dell’organismo.
Il problema della teoria di Selye è che le modificazioni psicofisiologiche non sono poi così aspecifiche come lui sosteneva ed inoltre esse si possono verificare in risposta numerosi stimoli, che non è detto siano nocivi per tutte le persone ma lo sono per chi li percepisce come tale.
Per ovviare questo problema, altri ricercatori hanno contestualizzato lo stress spostando l’attenzione sullo stressor. Hanno identificando una lunga lista di eventi ambientali con un certo valore oggettivo di nocività, distinguendoli in gravi vs lievi, acuti vs cronici, ecc.
Il problema di questi modelli è che gli individui reagiscono in modi estremamente diversi a stimoli differenti, per cui lo stesso stressor non provoca a tutti la stessa quantità di disagio.
Il fatto che uno stesso stimolo potenzialmente stressante possa determinare risposte molto diverse in individui diversi e che stimoli potenzialmente stressanti in grado differente possono determinare la stessa risposta (o risposte molto simili) in persone diverse, ha portato all’attuale concettualizzazione dello stress, la quale evidenzia l’importanza dell’interazione tra individuo e ambiente.
Nell’ambito di questa nuova interpretazione ha assunto importanza il concetto di resilienza.
La Resilienza come risposta allo stress
Il concetto di resilienza è attualmente molto diffuso ed è stato preso in prestito dalla fisica, dove indica la capacità di un materiale di resistere a shock senza rompersi e di tornare alla sua forma originale dopo essere stato sottoposto a pressione.
In psicologia per resilienza si intende la capacità di una persona di far fronte agli eventi stressanti in maniera positiva e di adattarsi alle difficoltà. Essa coinvolge una combinazione di fattori personali e ambientali ed è influenzata dalla genetica, dall’educazione e dalle esperienze di vita.
Lo stress nel modello teorico bio-psico-sociale
Oggi lo stress viene definito come
un’esperienza soggettiva di disagio e malessere causata da stimoli o cambiamenti ambientali che vengono percepiti e valutati come negativi/ problematici/ minacciosi dell’individuo, e questa esperienza è associata a determinate risposte psicofisiologiche e comportamentali.
Attualmente il modello teorico prevalente sullo stress è il modello bio-psico-sociale
Il modello bio-psico-sociale sottolinea l’importanza dei processi valutativi nel determinare la risposta fisiologica e comportamentale a un potenziale stressor, che può essere percepito come sfida o come minaccia.
Secondo questo modello ciò che avviene è:
- Si manifesta uno stimolo potenzialmente stressante
- Lo stimolo potenzialmente stressante viene valutato
La valutazione avviene:
- sulla base delle proprie esperienze precedenti con quello stimolo, di come si aveva reagito e se la risposta era stata efficace o meno
- sulla base della propria personalità
- sulla base delle caratteristiche della situazione e delle risorse a disposizione
- sulla base di delle proprie abilità cognitive
per questo uno stesso stimolo può essere valutato da persone diverse in modi differenti sulla base di caratteristiche soggettive
- A seconda di come lo stimolo viene valutato (come sfida oppure come minaccia), si attiva una certa risposta psicofisiologica e una certa risposta comportamentale
- A seguito della risposta messa in atto, si attua una valutazione finale dell’esperienza, che permette di andare a rivalutare quello stimolo. Successivamente la rivalutazione rafforzerà o modificherà la precedente valutazione di sfida/minaccia di quel determinato stimolo.
Che cos è il coping?
L’espressione “coping” significa letteralmente “far fronte” / “fronteggiare”.
Il coping è infatti la modalità di risposta adottata dall’individuo per fronteggiare stimoli percepiti come stressanti.
Parlando di coping è necessario distinguere tra risorse di coping e strategie o risposte di coping.
Le risorse di coping sono delle qualità, delle caratteristiche, degli elementi (che possono essere interni o esterni) a disposizione della persona, che influenzano e aiutano a mettere in atto le risposte di coping.
- Le risorse di coping interne (o personali) sono ad esempio lo stato di salute, i livelli di energia, il livello motivazionale, il tono dell’umore, i tratti di personalità, le credenze, le competenze e le abilità dell’ individuo;
- Le risorse di coping esterne (o ambientali) comprendono risorse materiali (come la disponibilità economica) e risorse socio-ambientali (ad esempio il sostegno famigliare).
Per quanto riguarda invece le strategie o risposte di coping, ne sono state date diverse classificazioni.
Lazarus e Folkman (1988) distinguono 2 principali tipi di coping:
- Coping focalizzato sul problema (o coping strumentale): è un coping finalizzato a gestire o risolvere la situazione problematica ( è quello più adattivo)
- Coping focalizzato sull’emozione (o coping palliativo): è un coping volto a gestire o ridurre le emozioni negative associate alla situazione problematica; questa tipologia non rimuove la fonte di stress, ma lavora solo sulla percezione della fonte di stress, quindi non è il metodo più funzionale a lungo termine
Altri autori forniscono una diversa classificazione e distinguono il coping in:
- Coping orientato all’approccio: ovvero un coping orientato alla gestione della situazione stressante (più adattivo)
- Coping orientato all’evitamento: ovvero comportamenti evitanti e distraenti rispetto alla situazione problematica ( meno adattivo perché non porta ad eliminare la fonte di stress)
La risposta organica allo stress
A questo punto è importante prendere in considerazione quale siano le variazioni che si verificano in un organismo che è sottoposti in modo prolungato ad uno stimolo stressore.
Un fenomeno che si riscontra costantemente è l’eccitazione dell’attività nervosa simpatica. Questa è stata la prima reazione di stress scoperta ed è stata definita come “risposta di lotta o di fuga” detta anche hyperarousal.
Questa reazione di attivazione generalizzata ha la funzione di predisporre l’organismo ad affrontare situazioni di emergenza ed ha una funzione filogenetica di adattamento finalizzata alla sopravvivenza.
Uno degli effetti dell’eccitazione dell’attività nervosa simpatica riguarda l’attività delle ghiandole surrenali e l’aumento nel plasma sanguigno del cortisolo, prodotto appunto dalla corteccia di queste ghiandole.
L’aumento della produzione di cortisolo ha un effetto generalizzato sul metabolismo organico (stimola la disgregazione delle proteine derivandone energia, stimola l’assunzione di amino-acidi da parte del fegato e la loro conversione in glucosio, inibisce l’assunzione di glucosio da parte di molte cellule del corpo rendendolo però disponibile al cervello ecc. ) . Tutti questi effetti sono finalizzati a rendere l’organismo pronto ad affrontare una condizione ambientale stressante o potenzialmente pericolosa. Inoltre un organismo sottoposto ad una potenziale minaccia deve essere in grado di agire intensamente anche senza l’apporto di nuova energia attraverso l’alimentazione, da cui la necessità di attingere efficacemente alle riserve energetiche immagazzinate nei tessuti adiposi.
Oltre al cortisolo le ghiandole surrenali , nella loro parte midollare, vengono stimolate a produrre noradrenalina ad adrenalina, altri due ormoni che partecipano all’attivazione generale dell’organismo in funzione della realizzazione della risposta di “attacco o fuga”.
Come conseguenza di queste azioni di attivazione si producono una diminuzione della temperatura corporea dovuta alla vasocostrizione, l’aumento del battito cardiaco e della pressione arteriosa, aumento della tensione muscolare, una velocizzazione della respirazione finalizzata ad un maggiore apporto di ossigeno al cervello ed una riduzione del flusso ematico all’apparato digerente.
Effetti dello stress sulla salute
Le ricerche dimostrano che quando un organismo è sottoposto ad una condizione di stress per un periodo prolungato con conseguente attivazione della risposta fisiologica è molto probabile che si manifestino delle patologie specifiche.
Tra le patologie più frequenti possiamo individuare
- Malattie cardiovascolari: Lo stress prolungato è stato associato a malattie cardiovascolari, inclusi l’ipertensione, l’infarto e gli ictus. Lo stress può portare ad alterazioni del ritmo cardiaco e a una maggiore coagulazione del sangue, che possono aumentare il rischio di infarto.
- Disordini del sonno: Lo stress cronico può portare a problemi come l’insonnia, il risveglio frequente o il sonno non ristoratore.
- Disturbi del sistema immunitario: Lo stress prolungato può influenzare negativamente il sistema immunitario, rendendo le persone più suscettibili alle infezioni e alle malattie.
- Problemi digestivi: Lo stress può influenzare il sistema digestivo, causando sintomi come il bruciore di stomaco, l’acidità di stomaco, la nausea, il vomito, la diarrea o la stitichezza. Inoltre, lo stress è un fattore di rischio per problemi cronici come la sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e la malattia di ulcera peptica.
- Disordini mentali: Lo stress cronico è stato associato a una serie di problemi di salute mentale, tra cui la depressione, l’ansia, il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), l’esaurimento nervoso, e può contribuire alla manifestazione di disturbi più gravi come la schizofrenia.
- Obesità: Lo stress può portare a cambiamenti nel comportamento alimentare e nell’uso di sostanze (come alcol o droghe), che a loro volta possono contribuire all’obesità.
- Disfunzione sessuale: Lo stress può anche influire sulla salute sessuale, causando disfunzione erettile negli uomini e alterazioni del ciclo mestruale nelle donne.