Il disturbo ciclotimico

Il Disturbo Ciclotimico

Definizione di ciclotimia

Il termine ciclotimia fu coniato alla fine dell’800 da due psichiatri tedeschi: Ewald Hecker (1877) e Karl Kahlbaum (Goodwin, Jamison, 2007) per descrivere l’intera gamma dei sintomi del disturbo bipolare. L’etimologia del termine ha origini greche e deriva da kyklos “cerchio” e thymos “umore”.

Ne consegue che, la parola ciclotimia viene utilizzata per descrivere le oscillazioni emotive che caratterizzano il disturbo ciclotimico.

La persona con ciclotimia può sperimentare diverse emozioni: puó sentirsi felice e avere la sensazione di essere onnipotente per un breve periodo ma, in seguito, può sentirsi in una fase down .

Il disturbo ciclotimico è dunque un disturbo dell’umore caratterizzato da oscillazioni emotive che vanno da una moderata depressione a uno stato di euforia ed eccitazione.




Classificazione del disturbo ciclotimico secondo il DSM 5

Il disturbo ciclotimico è caratterizzato dall’alternanza di periodi con sintomi depressivi e sintomi ipomaniacali, per almeno 2 anni negli adulti e 1 anno in bambini e adolescenti.

Questa condizione è caratterizzata da sintomi ipomaniacali e mini-depressivi che durano solo alcuni giorni, seguiti da un decorso fluttuante e meno grave che nel disturbo bipolare; questi periodi sintomatici devono verificarsi per più della metà dei giorni durante un periodo di ≥ 2 anni. La diagnosi è clinica e basata sull’anamnesi. Il trattamento è fondamentalmente di tipo educativo, sebbene alcuni soggetti con alterazione funzionale necessitino di una terapia farmacologica.

La diagnosi del disturbo ciclotimico viene formulata sulla base dei seguenti criteri diagnostici del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th ed, Text Revision, che devono essere presenti da almeno 2 anni :

  • Numerosi periodi con sintomi ipomaniacali che non soddisfano i criteri per un episodio ipomaniacale e numerosi periodi con sintomi depressivi che non soddisfano i criteri per un episodio depressivo maggiore.
  • I sintomi sono stati presenti per almeno la metà del periodo di 2 anni e l’individuo non è stato senza sintomi per più di 2 mesi alla volta.

Inoltre, i sintomi non sono attribuibili a un altro disturbo psichiatrico o agli effetti psicologici di una sostanza o altre condizioni mediche.

Sintomatologia

Il quadro clinico preso in esame mostra una confluenza di sintomi depressivi e sintomi ipomaniacali, per almeno 2 anni negli adulti e 1 anno in bambini e adolescenti (APA, 2014). Durante questo arco temporale, i sintomi devono essere presenti per almeno la metà del tempo, e l’individuo non può essere privo di sintomi per più di 2 mesi consecutivi.

Tra i sintomi depressivi più comuni riscontrabili:

  • umore depresso, con sentimenti di tristezza, vuoto, autosvalutazione, sensi di colpa o lamentosità e irritabilità
  • calo di interesse o piacere per le attività normalmente svolte
  • perdita o incremento di peso, con calo o aumento dell’appetito
  • insonnia o ipersonnia
  • maggiore faticabilità o mancanza di energie
  • ridotte capacità di concentrazione o decisione
  • pensieri di morte o ideazione suicidaria.

Nella fase ipomaniacale, invece, la persona può presentare:

  • umore elevato, euforico, irritabile in modo anomalo e persistente
  • minor bisogno di dormire
  • maggiore loquacità o rapida successione di pensieri e idee
  • aumento del coinvolgimento in attività sociali, scolastiche, lavorative e sessuali
  • incremento di attività potenzialmente pericolose (come acquisti incontrollati, investimenti economici sconsiderati e comportamenti sessuali a rischio).

Nel disturbo ciclotimico raramente vi è assenza di sintomi dell’uno o dell’altro tipo e le persone affette si ritrovano ad affrontare quotidianamente problemi legati alle repentine e frequenti oscillazioni del tono dell’umore e della conseguente difficoltà ad elaborare piani. In questa condizione l’intensità dei sintomi ipomaniacali e depressivi è ridotta, non incontrando così i criteri diagnostici né del disturbo bipolare I o II né della depressione maggiore.

In alcuni rari casi, l’andamento prolungato ed imprevedibile del disturbo può contribuire al successo negli affari, nella leadership, nella realizzazione e nella creatività artistica; tuttavia, più spesso si verificano gravi conseguenze nella sfera interpersonale e sociale. Le conseguenze più importanti e frequenti includono instabilità, ad esempio una storia lavorativa e scolastica frammentata, cambi di residenza impulsivi e frequenti, ripetute rotture affettive o coniugali e un abuso episodico di alcol e droghe.



Eziologia del disturbo ciclotimico

Le cause alla base della ciclotimia sono al momento sconosciute.

Numerose ricerche hanno dimostrato che fattori genetici sono risultati implicati nella genesi del disturbo, tra questi vi è una familiarità di primo grado con persone affette da disturbo depressivo maggiore e disturbo bipolare I e II (Van Meter et al., 2012).

Allo stesso modo i fattori ambientali svolgono un ruolo importante nello sviluppo dei disturbi bipolari. Eventi di vita negativi e stili cognitivi negativi, contraddistinti da convinzioni pessimistiche sul futuro, su di sé e sugli altri, sono associati ad una maggiore incidenza di disregolazione affettiva e instabilità emotiva (Howland, Thase, 1993).

Secondo alcuni studi, sarebbero determinanti nella comparsa della ciclotimia anche alcune alterazioni legate ai processi biochimici che hanno luogo a livello encefalico. Le teorie a riguardo sono ancora cariche di perplessità, che solo le ricerche future potranno chiarire in maniera definitiva.

Per una diagnosi sicura di ciclotimia, sono fondamentali l’esame obiettivo, alcuni test di laboratorio e la valutazione del profilo psicologico.

Differenze con il disturbo bipolare di personalità

A causa della complessità sintomatologica del disturbo, la sua identificazione appare difficoltosa nella pratica clinica . All’interno del DSM-5 è incluso nella categoria dei disturbi bipolari dell’umore, ma il quadro clinico del disturbo ciclotimico può presentare, per alcuni versi, degli aspetti similari a quelli riconducibili ai disturbi della personalità poiché il suo esordio è precoce e il suo decorso è cronico e pervasivo.

L’esordio avviene tipicamente nell’adolescenza o prima età adulta, ed è individuabile a causa di un’elevata reattività temperamentale, e quindi si possono riscontrare risposte rapide e intense a novità e stimoli ambientali e una disregolazione emotiva importante (ovvero un’incapacità di elaborare efficacemente le emozioni, percependole come eccessive o appiattite).

Nel fare diagnosi di ciclotimia questa viene spesso confusa con i disturbi della personalità del gruppo B, anche a causa della sovrapposizione di alcuni criteri diagnostici (come l’instabilità affettiva, la marcata reattività dell’umore, il coinvolgimento in attività potenzialmente pericolose e/o impulsive, sentimenti di vuoto) e può essere facilmente diagnosticata in modo erroneo (Perugi et al., 2015).

I sintomi del disturbo ciclotimico hanno una gravità minore ma più cronica rispetto a quelli rintracciabili nel disturbo bipolare e il criterio fondamentale è quello temporale ( durata minima di due anni). Il disturbo bipolare, invece, comporta sbalzi d’umore più gravi, con episodi maniacali e depressivi completi.

Il disturbo ciclotimico viene considerato una variante minore del disturbo bipolare, che evolve maggiormente verso un disturbo bipolare di tipo II e con minor frequenza in uno di tipo I. Akiskal, che basa la sua teoria sul pensiero di Kraepelin, definisce la ciclotimia come il substrato temperamentale dei disturbi bipolari.

Trattamento del disturbo ciclotimico

La ciclotimia è un disturbo dell’umore di natura cronica, quindi accompagna chi ne è affetto per tutta la vita. Nonostante ciò, con un trattamento adeguato, è possibile limitarne i sintomi e le possibili complicanze.

La terapia, consistente in psicoterapia, farmaci stabilizzanti dell’umore e farmaci antidepressivi, ha lo scopo di limitare i sintomi e le possibili complicanze.

Obiettivi della terapia prevista in caso di ciclotimia sono:

  • Ridurre nel paziente il rischio di sviluppare il cosiddetto disturbo bipolare (la ciclotimia è paragonabile a una forma meno intensa di disturbo bipolare, che può fare da preludio a quest’ultimo).
  • Ridurre la frequenza e la severità dei sintomi e dei segni che caratterizzano gli episodi ipomaniacali e gli episodi depressivi. Questo permette al paziente di godere meglio della propria vita.
  • Prevenire possibili ricadute.
  • Trattare eventuali dipendenze da sostanze stupefacenti o da alcol.

Tra le tecniche di psicoterapia fondamentali per il trattamento della ciclotimia, rientrano:

  • Terapia cognitivo comportamentale che ha lo scopo di insegnare al paziente ad identificare e dominare i comportamenti “disattivi” o “pensieri distorti” che caratterizzano gli episodi ipomaniacali e gli episodi depressivi.
  • Terapia psicodinamica
  • Terapia di gruppo
  • Terapia dialettico-comportamentale

È doveroso sottolineare che la scelta del trattamento dipende dalle esigenze individuali della persona e dalla gravità dei sintomi.

I DISTURBI DELL’UMORE



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