distubi dell'umore

Quando si parla di disturbi dell’ umore ci si riferisce ad una grave alterazione dell’umore che persiste per un tempo prolungato. Il disturbo dell’umore è intenso e costante, compromette le relazioni interpersonali e le prestazioni lavorative. Ciò che accomuna tutti i disturbi dell’umore è la presenza di un quadro clinico caratterizzato da stati affettivi ed emotivi intensi, come eccessiva e inappropriata euforia o profonda depressione.




Cosa si intende per umore?

L’umore è lo stato d’animo di base che permea e colora la vita psichiatrica dell’individuo. Questo viene regolato e modulato da meccanismi biologici interconnessi ad alcune delle aree specifiche del sistema nervoso centrale e, nello specifico, coinvolgono le strutture limbiche e il lobo frontale. Tali meccanismi sono capaci di rispondere a stimoli interni ed esterni in virtù della straordinaria capacità di raccogliere, elaborare e dare significato alle informazioni da parte della neocorteccia dalla quale i segnali cosi elaborati vengono smistati alle aree limbiche, deputate ad arricchire con la componente emozionale l’esperienza puramente cognitiva.

Quando si manifesta un disturbo dell’umore?

L’umore quindi fluttua in maniera costante e in base alle sue fluttuazioni si modificano il senso di energia della cenestesi e delle abitudini cognitive.

Le modificazioni fisiologiche dell’umore sono in genere transitorie e di entità limitata, ma quando l’umore si modifica in maniera persistente ed accentuata, dando luogo a una vera e propria sofferenza psichica e fisica e ha evidenti ripercussioni negative sul comportamento abituale, sulle capacità adattive e sul funzionamento personale e sociale del soggetto, si è di fronte a un disturbo dell’umore, distinguibile per:

  • intensità
  • durata
  • implicazioni somatiche delle normali esperienze ( demoralizzazione, tristezza o euforia).

In un disturbo dell’umore lo stato d’animo, le esperienze vissute, la percezione della realtà esterna, del tempo, dello spazio, il livello di energie, il sonno, gli istinti e la stessa condizione fisica sono modificati in modo tale da porre l’individuo in una condizione di disagio e di compromissione funzionale, espressione di una sofferenza di natura globale, mentale e fisica che si traduce in un disturbo psicobiologico.

I disturbi dell’umore nel DSM 5

Il DSM 5 è il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali ed è considerato il manuale di riferimento per la psichiatria a livello mondiale. Nel manuale i disturbi dell’umore sono stati suddivisi in due categorie distinte:

Nonostante siano entrambi disturbi dell’umore il DSM 5 preferisce dividerli in due categorie distinte per le differenze peculiari di queste due particolari categorie di disturbi. Esistono infatti due capitoli differenti, uno destinato ai disturbi bipolari e correlati e l’altro per i disturbi depressivi.

Disturbi Depressivi

La classificazione DSM 5 vi include:

  • Disturbo depressivo maggiore
  • Disturbo depressivo persistente (Distimia)
  • Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente
  • Disturbo disforico premestruale
  • Disturbo depressivo indotto da sostanze/farmaci
  • Disturbo depressivo dovuto a un’altra condizione medica
  • Disturbo depressivo con altra specificazione
  • Disturbo depressivo senza specificazione

Disturbi Bipolari

  • Disturbo bipolare I
  • Disturbo bipolare II
  • Disturbo ciclotimico
  • Disturbo bipolare e disturbi correlati indotto da sostanze/farmaci
  • Disturbo bipolare e disturbi correlati dovuto a un’altra condizione medica
  • Disturbo bipolare e disturbi correlati con altra specificazione
  • Disturbo dell’umore non altrimenti specificato (NAS)

Caratteristiche del disturbo dell’umore

Alcune persone con disturbi dell’umore possono vivere brevi periodi o singoli episodi di umore depresso, altri possono avere sensazioni di euforia seguiti da momenti di profonda depressione; tra i due stati possono inserirsi lunghi periodi di umore normale.

I due principali stati d’animo coinvolti nel disturbo dell’umore, sono:

  • La depressione: si manifesta con sentimenti di profonda tristezza e sconforto;
  • La mania: forte e inappropriata sensazione di eccitazione ed euforia.

Spesso depressione e mania vengono descritti come i poli opposti di un continuum all’interno del quale lo stato normale si posiziona al centro. Nonostante questa rappresentazione sia per certi versi corretta ci sono situazioni in cui un individuo può provare i sintomi maniacali e depressivi insieme: vengono definiti “episodi misti” in cui la persona alterna rapidamente umori diversi, passando dalla profonda tristezza all’euforia, all’interno dello stesso episodio di malattia.

I disturbi dell’umore includono sostanzialmente due gruppi distinti: i disturbi depressivi e i disturbi bipolari.

La caratteristica fondamentale dei disturbi depressivi è costituita dal verificarsi nella vita di un individuo di uno o più episodi depressivi nei quali si manifesta un calo patologico del tono dell’umore. Nei disturbi bipolari invece si alternano con modalità diverse da caso a caso, episodi depressivi ed episodi di esaltazione patologica del tono dell’umore, comunemente definiti mania o ipomania, in funzione dell’intensità maggiore o minore della sintomatologia.



Disturbi depressivi

I disturbi depressivi sono caratterizzati dalla presenza di una sindrome depressiva, comune a tutti i quadri clinici inclusi, distinguibili in base alle caratteristiche qualitative e quantitative della sintomatologia ed a modalità di decorso differenziate.

La sindrome depressiva è contraddistinta in generale da una specifica serie di sintomi di tipo psichico, comportamentale e somatico.

Sintomi psichici della depressione

I sintomi psichici riguardano sia la sfera affettiva sia quella cognitiva. I sintomi affettivi nucleari sono la depressione del tono dell’umore, consistente in un sentimento di abbattimento e tristezza passiva costante nel corso di tutta la giornata, a volte assume le forme di un vero e proprio stato di dolore psichico e di anedonia, ovvero di riduzione o perdita della capacità di godere delle cose e di provare piacere nei vari aspetti della vita quotidiana.

La depressione si caratterizza anche per la presenza di un umore disforico irritabile (malumore) che rende le persone depresse pronte a reagire negativamente e in modo eccessivo a stimoli minimi con manifestazioni di irritazione, di rabbia o di ostilità.

Per quanto non considerato sintomo fondamentale per la diagnosi, l’ansia si riscontra frequentemente nei quadri depressivi.

Per quanto concerne la sfera cognitiva in genere si distingue tra le alterazioni della cognitività fredda e quelle della cognitività calda.

La cognitività fredda include il rallentamento del corso del pensiero e della processazione delle informazioni che si traduce nella lentezza delle risposte e in generale nel fare compiti di natura cognitiva. Per il depresso concentrarsi è un compito difficile che prevede uno sforzo enorme. Le difficoltà mnemoniche consistono nella incapacità sia di memorizzare dati nuovi sia di rievocare fatti e circostanze già acquisiti. Possono inoltre manifestarsi difficoltà nelle funzioni esecutive, ovvero nei processi che riguardano la programmazione e la pianificazione dei comportamenti finalizzati e nella soluzione dei problemi.

Per quanto riguarda la modificazione della cognitività calda, la depressione comporta veri e propri disordini cognitivi, cioè degli schemi di valutazione della realtà, di sé stessi e del futuro che assumono connotati del tutto particolari e si ha una visione pessimistica della realtà.

La persona depressa è attanagliata da un senso di insicurezza e indecisione, in gran parte dovuto alla tendenza all’autosvalutazione che è la più tipica espressione del suo deficit di autostima e di fiducia in sé stessa e nelle sue capacità.

La visione del futuro è spesso colorata di nero: il domani non esiste o se esisti è immaginato pieno di difficoltà, sconfitte, perdite. È in tale situazione che possono verificarsi idee di morte e piani autosoppressivi.

Sintomi fisici della depressione

Per quanto concerne i sintomi fisici della depressione abbiamo la riduzione delle energie che è uno degli aspetti più comuni. La persona depressa perde la sua validità, appare come spenta, fa fatica a compiere azioni e riesce a portare avanti le proprie attività con un grande sforzo.

Soggettivamente vengono percepiti una facile affaticabilità ed un senso di stanchezza, per lo più indipendente dalle attività svolte e spesso presente già dalla mattina.

Nel corso della depressione può verificarsi una perdita di peso collegata alla perdita di appetito. Si manifestano nausea e conati di vomito, senso di peso addominale e una digestione lenta e difficoltosa. La stitichezza è fenomeno frequente e spesso precoce, talvolta ostinato, tanto da costringere ad assumere lassativi. Meno comunemente si verificano diarrea o l’alternanza tra diarrea e stitichezza. Meno frequenti sono i casi di depressione in cui l’appetito aumenta (iperfagia).

Chi soffre di depressione spesso è colpito da dolori di vario genere e intensità. Una delle manifestazioni più comuni è la cefalea in genere sotto forma di dolore costrittivo, come cerchio o peso diffuso a tutto il capo, dolori addominali, al torace, alla colonna vertebrale, al volto, agli arti e ai genitali.



Disturbi dell’umore e disturbi del sonno

L’insonnia è uno dei sintomi più presenti della depressione. L’eventualità più comune è il risveglio precoce al mattino generalmente tra le 3 e le 5. A volte si verifica un ritardo di addormentamento o un sonno interrotto da frequenti risvegli durante la notte.

Disturbi dell’umore: sfera sessuale e motricita’

In corso di depressione sono comuni le modificazioni della sfera sessuale, in particolare il calo o la perdita della libido. La depressione nell’uomo può causare un deficit erettile e nella donna ritardo o totale assenza di orgasmo oppure dolore o fastidio durante i rapporti sessuali.

I sintomi comportamentali sono rappresentati da una serie di modificazioni del comportamento psicomotorio. L’espressione mimica del depresso è per lo più triste, il tono della voce è basso, modulato e monotono. La persona appare lenta sia nel pensiero che nei movimenti, mostra di avere una scarsa cura di sé ed è trascurata nell’abbigliamento, sino al punto di omettere l’igiene personale. In certi casi il lavoro diventa impossibile da sostenere.

La persona depressa appare bloccata sul piano psicomotorio con una sorta di paralisi del pensiero. In alcune forme di depressione è possibile osservare un’irrequietezza motoria, un bisogno continuo di muoversi manifestato in modi diversi, associato ad una mimica e un eloquio marcati, espressivi di uno stato di sofferenza che in alcuni casi è un vero e proprio caso di agitazione psicomotoria.

disturbo bipolare

I disturbi bipolari

Il disturbo bipolare, detto anche bipolarismo o depressione bipolare, è un disturbo dell’umore caratterizzato da anomali cambiamenti dell’umore, dell’energia e del livello di attività svolta nell’arco della giornata. Chi presenta questo disturbo manifesta in modo alternato episodi di eccitamento (umore eccessivamente elevato) o di umore irritabile (mania) ed episodi depressivi.

Tendenzialmente le fasi depressive hanno una durata maggiore rispetto alle fasi maniacali, vanno da una settimana a poco più di un mese. Il passaggio tra queste due fasi può essere relativamente lungo, consentendo al paziente un periodo di benessere (eutimia), o può essere repentino.

Il disturbo bipolare ha un’incidenza sulla popolazione del 1-2%, in particolare il disturbo bipolare I colpisce egualmente uomini e donne, mentre il disturbo bipolare II è più comune tra le donne.

L’età media di esordio del disturbo è 20 anni, in genere il primo episodio si verifica tra i 18 e i 30 anni.

Tra i disturbi psichiatrici, il disturbo bipolare è tra quelli con l’ereditarietà più alta. Alcuni studi hanno dimostrato che esiste una probabilità del 10% di sviluppare il disturbo se in famiglia è presente un familiare con questa patologia, rispetto alla media della popolazione in cui la probabilità di base è dell’ 1%.

Sintomi maniacali del disturbo

Un episodio maniacale è caratterizzato da almeno 7 giorni di

  • iperattività
  • aumentata autostima
  • ridotto bisogno di dormire
  • difficoltà a concentrarsi
  • umore espanso
  • in alcuni casi sintomi psicotici

Secondo il DSM-5 per definire un episodio maniacale sono necessari almeno 3 dei seguenti sintomi:

  • senso di grandiosità
  • diminuito bisogno di dormire
  • logorrea
  • pensiero accelerato o fuga delle idee
  • alta distraibilità
  • sensibile aumento delle attività quotidiane, svolte sia a casa che al lavoro e aumento dei comportamenti sessuali
  • eccesso di attività potenzialmente rischiose (investimenti rischiosi, spese folli, attività sessuali a rischio…)

Episodio ipomaniacale

Esiste anche l’episodio ipomaniacale, ovvero una “mania lieve”, il quale è caratterizzato da umore espanso o irritabile e da almeno 3 dei precedenti sintomi per almeno 4 giorni.

La differenza tra mania e ipomania risiede nella durata e nell’intensità dei sintomi, la seconda condizione tendenzialmente non richiede un ricovero urgente e non sono presenti sintomi psicotici (come deliri megalomanici).

Episodio misto

In alcuni casi può manifestarsi anche l’episodio misto, ovvero uno stato in cui sono presenti in concomitanza sintomi della fase depressiva e sintomi della fase maniacale.

Nel DSM-5 è stata eliminata la categoria “episodio misto dell’umore” ed è stato invece introdotto il termine “episodio con caratteristiche miste specifiche”.

Si parla di “episodio con caratteristiche miste specifiche” quando abbiamo una fase depressiva diagnosticata con alcuni sintomi maniacali/ipomaniacali, oppure quando viene diagnosticata una fase maniacale in compresenza di alcuni sintomi depressivi.

Classificazione del disturbo bipolare nel DSM-5

Il DSM-5 identifica diverse forme di questo disturbo:

  • Disturbo bipolare I
  • Disturbo bipolare II
  • Disturbo ciclotimico
  • Disturbo bipolare indotto da farmaci
  • Altre categorie per quei disturbi che non corrispondono ai criteri diagnostici delle diagnosi principali

Disturbo bipolare I

Secondo il DSM-5, per poterlo diagnosticare è sufficiente la presenza di un solo episodio maniacale, mentre la presenza di episodi depressivi non è necessaria ai fini diagnostici (nonostante sia altamente improbabile che un soggetto sperimenti nella sua vita solo fasi maniacali o ipomaniacali).

Disturbo bipolare II

È caratterizzato da almeno un episodio ipomaniacale e da un episodio depressivo. Non è necessario che l’episodio sia maniacale, il quale infatti corrisponde ai criteri diagnostici del disturbo bipolare di tipo I.

Disturbo ciclotimico o ciclotimia

È caratterizzato dalla presenza, in un arco di tempo di almeno 2 anni, di instabilità dell’umore con sintomi ipomaniacali e depressivi. La differenza rispetto alle prime due tipologie riguarda la durata e anche l’intensità dei sintomi, infatti qui l’intensità dei sintomi ipomanicali e depressivi è minore.

Disturbi bipolari indotti da farmaci

Questa categoria include sintomi del disturbo bipolare che non sono causati da un disturbo psichiatrico, bensì dall’uso di sostanze, farmaci o altre condizioni mediche. Ad esempio l’abuso di cocaina o l’uso di amfetamine possono generare sintomi maniacali.

Epidemiologia dei disturbi dell’umore

I disturbi dell’umore si verificano con frequenza allarmante, dalle 15 alle 20 volte più frequentemente della schizofrenia e con la stessa percentuale di occorrenza di tutti i disturbi d’ansia messi insieme.

Uno dei principali è il disturbo depressivo maggiore (DDM) o depressione maggiore unipolare, nel quale sono presenti solo episodi depressivi maggiori, ed è il disturbo più comune con le percentuali di occorrenza in aumento negli ultimi anni.

La depressione maggiore colpisce con un’incidenza maggiore le donne rispetto agli uomini, così come capita anche per i disturbi d’ansia. Comunque ci sono differenze di genere in tutti gli Stati del mondo. Negli Stati Uniti, queste differenze emergono a partire dall’adolescenza e scompaiono dopo i 65 anni, mentre durante l’infanzia i bambini maschi hanno uguali probabilità rispetto alle donne di incorrere in un disturbo depressivo.

Al contrario, il disturbo bipolare è meno diffuso ed è caratterizzato dall’alternarsi di fasi depressive e fasi maniacali. Le stime hanno rilevato un rischio di sviluppare un disturbo bipolare nell’arco della vita pari all’1-2 %, senza differenze di genere.

Risultati di ricerche epidemiologiche, mostrano una relazione inversa tra status socio economico e percentuali di occorrenza del disturbo depressivo maggiore;

Al diminuire dello status socio economico aumenta la probabilità di questo disturbo, con gruppi economicamente più svantaggiati che soffrono in misura maggiore di episodi depressivi.

Questo potrebbe dipendere dal fatto che uno status socio economico più basso, determina una maggiore probabilità di incorrere in avversità e situazioni di vita stressanti.

Al contrario, per quanto riguarda il disturbo bipolare, studi recenti con un maggiore controllo delle variabili confondenti, hanno confermato la relazione positiva emersa tra status socio economico e maggiore incidenza del disturbo bipolare.

Un alto tasso di disturbi dell’umore è emerso in individui con una maggiore propensione artistica. Disturbi unipolari e bipolari, con un tasso maggiore per i bipolari, colpiscono in misura maggiore poeti, scrittori, compositori e artisti. Per molti artisti famosi è stato visto come i periodi di maggiore produttività artistica variavano con le fasi maniacali, ipo-maniacali e depressive del loro disturbo.

Una spiegazione risiederebbe nella facilitazione del processo creativo indotto dagli stati maniacali e ipo-maniacali. Anche la maggior quantità di materiale a disposizione a seguito del profondo disagio emotivo conseguente un episodio depressivo, potrebbe spiegare questa relazione.



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