La Depressione Perinatale

Cos’è la Depressione Perinatale

La depressione perinatale è un disturbo dell’umore, una tipologia di disturbo depressivo, specificatamente legato alla gravidanza, al parto e alla maternità.
Il termine “perinatale” si riferisce al periodo che va dalla gravidanza fino a circa un anno dopo il parto.

La depressione perinatale include quindi due tipologie di depressione:

  1. Depressione prenatale: si manifesta durante la gravidanza.
  2. Depressione post-partum: insorge nei mesi successivi al parto.




Sintomi della Depressione Perinatale

Si manifesta con una ampia gamma di sintomi depressivi che possono variare da persona a persona, generalmente però i sintomi più diffusi sono:

Sintomi psicologici:

  • Umore depresso, tristezza profonda e persistente
  • Diminuzione o perdita del piacere e dell’interesse per le attività quotidiane
  • Sentimenti di autosvalutazione e colpa
  • Ridotta capacità di concentrazione e di prendere decisioni
  • Pensieri ricorrenti di morte e ideazione suicidaria
  • Irritabilità o rabbia

Sintomi fisici:

Classificazione della Depressione Perinatale nel DSM V

Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione) non include una diagnosi specifica di “depressione perinatale” come categoria a sé stante, ma indica che la depressione maggiore può manifestarsi anche durante la gravidanza o nel periodo post-partum. A tal fine, viene utilizzato lo “specificatore peripartum” per indicare i casi di depressione maggiore che insorgono durante la gravidanza o entro quattro settimane dopo il parto.

La sintomatologia depressiva varia da sintomi minori, dove non c’è depressione vera e propria, a sintomi più severi, nel caso di una sindrome depressiva. All’interno dello spettro depressivo, se prendiamo in considerazione il post-partum, troviamo:

  • MATERNITY BLUES: E’ uno stato di diffusa tristezza con crisi di pianto improvvise, legato alle difficoltà iniziali del parto e della maternità e agli squilibri ormonali del post-partum. E’ una condizione passeggera e non patologica, che interessa circa il 50-70% delle donne subito dopo il parto.
  • DEPRESSIONE POST-PARTUM: Questa è patologica, quindi più seria e invalidante rispetto al Maternity Blues. Comporta sintomatologia depressiva e possibili pensieri intrusivi. Ha un’incidenza del 17% tra le donne che hanno partorito ed esordisce nelle prima settimane successive al parto o entro l’anno.
  • PSICOSI POST-PARTUM: E’ una patologia rara (circa 3 casi ogni 1000), con esordio tipico a 2 settimane dal parto o comunque entro il primo mese. Richiede trattamento intensivo e ospedalizzazione psichiatrica. Spesso è associato ad altre patologie psichiatriche, come il disturbo bipolare, la depressione e la schizofrenia.

Le madri che soffrono di depressione perinatale provano sentimenti contrastanti nei confronti della maternità e del bambino: sentono un istinto di cura e allo stesso tempo un rifiuto verso il figlio. Si sentono molto diverse dalle altre madri, provano vergogna e senso di colpa, si sentono indegne di essere madri e si auto-svalutano. Le aspettative che la donna possedeva nei confronti della maternità e del proprio bambino crollano. Ha difficoltà a stabilire un legame con il bambino. Dal momento che tutte le energie, le attenzioni, il tempo, le cure della madre sono dedicati al bambino, la donna si sente deprivata e derubata, abbandonata e lasciata a sé stessa (specialmente in assenza di un supporto sufficiente da parte del partner, della famiglia o del contesto sociale). Per tutti questi motivi la madre prova anche rabbia e angoscia verso di sé e verso il bambino, e teme di arrivare al crollo. Inoltre, nella depressione perinatale le madri, spinte dall’esaurimento, possono manifestare anche pensieri intrusivi riguardo al neonato (ad esempio immaginano di annegarlo, di accoltellarlo, di metterlo nel forno o nella lavatrice o di lasciarlo cadere). Questo le spinge a mettere in atto dei comportamenti compulsivi per alleviare i pensieri e sentirsi più tranquille, tenere il bambino al sicuro (come evitare di fargli il bagnetto, nascondere i coltelli o evitare la zona della cucina, evitare di tenerlo in mano mentre scendono le scale, ecc…).



Eziologia della Depressione Perinatale

Esistono numerosi fattori che possono contribuire all’insorgenza della depressione perinatale.

Prima tra tutti c’è la base genetica: è possibile che ci sia una suscettibilità genetica che predispone alla patologia, dal momento che esistono numerosi geni connessi alla depressione (geni che controllano gli assi ormonali, geni che controllano i fenotipi affettivi, geni relati all’adattamento e alla resilienza di un soggetto…).

Un altro elemento molto importante che porta a sviluppare la patologia sono i cambiamenti endocrini e immunologici: gli assi HPA e HPG regolano il cortisolo, l’ACTH, il CRH e altri ormoni, che fluttuano molto durante la gravidanza e il post-partum, e questi sono coinvolti nella regolazione dell’umore.

Inoltre, influiscono anche fattori ambientali come gli eventi di vita stressanti. Stressor esterni, quali conflitti coniugali, difficoltà economiche, scarso supporto sociale, lutti importanti, eccetera… possono alterare l’omeostasi degli assi ormonali e compromettere il benessere psicologico della donna. Anche alcune condizioni mediche della gravidanza sono associate a sintomi depressivi, ovvero anemia, diabete gestazionale e disfunzioni tiroidee.

Fattori di rischio per la Depressione Perinatale

Possibili fattori di rischio per la depressione perinatale sono:

  • Storia pregressa di depressione (prima e/o durante la gravidanza)
  • Aver sofferto di maternity blues
  • Storia famigliare di disturbi mentali
  • Problemi relazionali con il partner o con la famiglia di origine
  • Scarso sostegno sociale (soprattutto del partner)
  • Difficoltà economiche
  • Gravidanza indesiderata
  • Giovane età della madre
  • Strategie di coping disadattive
  • Aver subito violenza
  • Aver vissuto lutti recenti
  • Eventi di vita stressanti

Effetti della Depressione Perinatale sul bambino e sulla relazione madre-bambino

Le madri depresse non riescono a sintonizzarsi con il proprio bambino, sono meno sensibili alle manifestazioni di disagio infantile, meno responsive e mostrano meno calore emotivo. Ad esempio, non riescono a discriminare le diverse tipologie di pianto, hanno meno contatto fisico e si impegnano meno nelle attività condivise.

Tutto ciò ha come conseguenza un impoverimento della relazione. Se non manifestano uno stile parentale distaccato, possono viceversa avere uno stile intrusivo, entrambi comunque hanno effetti negativi sui bambini e provocano in loro una riduzione dell’attività, risposte disforiche di rabbia o di isolamento sociale, difficoltà nell’addormentarsi, eccessiva irritabilità, difficoltà nel relazionarsi.

Generalmente, i figli di madri depresse sviluppano uno stile di attaccamento insicuro, mentre l’attaccamento disorganizzato è correlato sia alla gravità sia alla cronicità della depressione materna. Inoltre, sono maggiormente predisposti a sviluppare problemi comportamentali, sociali ed emozionali.

Differenze nelle conseguenze della depressione prenatale o postnatale

  • Depressione prenatale: ha maggiori effetti su aspetti cognitivi, comportamentali e psicomotori.
  • Depressione postnatale: ha maggiori effetti su aspetti cognitivi, sociali ed emotivi.



Strumenti di screening e interventi

Alcuni strumenti di screening usati per fare diagnosi sono:

Per quanto riguarda gli interventi, generalmente il lavoro terapeutico con donne che soffrono di depressione perinatale si focalizza sui problemi legati alla gestazione, alla gravidanza, alla transizione al ruolo di madre, alle difficoltà relazionali.

Al centro dell’intervento terapeutico c’è il mondo rappresentazionale della donna e gli elementi affettivi non elaborati che possono emergere durante la gravidanza.

Si rivelano molto efficaci sia la terapia dinamica che la terapia cognitivo-comportamentale. Molto utile è anche la terapia breve madre-bambino, la quale consiste nell’individuare gli aspetti conflittuali della relazione madre-figlio e reinterpretarli alla luce dei conflitti famigliari vissuti dalla madre, in modo da renderla consapevole dei meccanismi che stanno alla base della sua interazione con il bambino.

Viene utilizzata anche l’interazione guidata, per aumentare le abilità del genitore di individuare e riconoscere i segnali e i messaggi del bambino.

Possono essere utili anche programmi di intervento sulla coppia genitoriale, per risolvere problemi di co-genitorialità e migliorare l’insoddisfazione coniugale. In particolare, questi interventi si basano su fattori di rischio, quali:

  • Bassa autostima
  • Scarsa capacità di problem solving
  • Mancato coinvolgimento del partner nei confronti del figlio
  • Marcata differenza di ruolo
  • Abusi
  • Basso controllo degli impulsi
  • Psicopatologia di uno dei due partner

Vengono utilizzati anche programmi di gruppo, i quali possono spingere la donna depressa a uscire dall’isolamento e a lavorare sulla comunicazione, sul brainstorming e sulla chiarificazione dei problemi, oltre a ricevere supporto sociale.



I DISTURBI DELL’UMORE

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