Il Disturbo di Personalità Antisociale (ASPD)

Il Disturbo di Personalità Antisociale (ASPD)

I Disturbi di Personalità Antisociale

Il disturbo di personalità nella moderna nosografia

È estremamente difficile dare una definizione univoca di personalità e di disturbi di personalità, e queste complessità affondano le radici nella generale carenza di consonanza sull’idea di “salute mentale”, definita solo in tempi attuali [Andersch 2011] come l’abilità umana di stabilizzare pattern precoci di esperienza personale, al fine di creare, modificare e integrare diverse forme di interazione sociale, mantenendo un equilibrio tra le intenzioni personali e le richieste dell’ambiente.

Per Livesley [2001] i disturbi di personalità (DP) sono conseguenza del fallimento in tre principali compiti di vita che, se svolti in maniera adeguata contribuiscono a definire il buon adattamento di ciascuna persona, ovvero:

• stabilire rappresentazioni integrate di sé e degli altri;

• sviluppare un funzionamento interpersonale adattivo (capacità di sviluppare relazioni intime, funzionare come figura di attaccamento e stabilire relazioni affettive);

• sviluppare un funzionamento sociale adattivo.



Definizione del Disturbo di Personalità Antisociale secondo il DSM

Il DSM inserisce il Disturbo di Personalità Antisociale (ASPD) all’interno dei Disturbi di Personalità (DP) di Cluster B assieme ai Disturbi di Personalità Borderline, Istrionico e Narcisistico. I pazienti compresi in questo gruppo condividono la tendenza a comportarsi con modalità drammatiche, imprevedibili, teatrali e fortemente emotive.

Come per tutti i disturbi di personalità, i tratti e i sintomi del Disturbo di Personalità Antisociale devono essere stabili e pervasivi per giustificare una diagnosi psicopatologica: la semplice messa in atto di comportamenti criminali o anche antisociali è infatti condizione non sufficiente.

Tali tratti e comportamenti devono far parte di un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri, che si manifesta sin dall’età di 15 anni, come indicato da tre (o più) dei seguenti elementi:

1. Incapacità di conformarsi alle norme sociali per ciò che concerne il comportamento legale, come indicato dal perpetuarsi di condotte suscettibili di arresto.

2. Disonestà, come indicato dal mentire, usare falsi nomi, o truffare gli altri ripetutamente, per profitto o per piacere personale.

3. Impulsività o incapacità di pianificare.

4. Irritabilità e aggressività, come indicato da scontri o assalti fisici ripetuti.

5. Inosservanza spericolata della sicurezza propria e degli altri.

6. Irresponsabilità abituale, come indicato dalla ripetuta incapacità di sostenere una attività lavorativa continuativa, o di far fronte a obblighi

finanziari.

7. Mancanza di rimorso, come indicato dall’essere indifferenti o dal razionalizzare dopo avere danneggiato, maltrattato o derubato un altro (Criterio A).

È necessario che l’individuo abbia almeno 18 anni (Criterio B), presenti una storia di disturbo della condotta con esordio prima dei 15 anni di età (Criterio C), e che il comportamento antisociale non si manifesti esclusivamente durante il decorso della schizofrenia o del disturbo bipolare (Criterio D).

Il DSM definisce i DP come un modello costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, e si manifesta in almeno due delle seguenti aree: cognitiva, affettiva, funzionamento interpersonale o controllo degli impulsi (Criterio A).

Questo quadro è:

  • Costante risulta inflessibile e pervasivo in un ampio spettro di contesti personali e sociali (Criterio B)
  • Determina disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti (Criterio C).
  • E’ stabile e di durata prolungata, e l’esordio risale almeno all’adolescenza o alla prima età adulta (Criterio D).
  • Non risulta meglio giustificato come manifestazione o conseguenza di un altro disturbo mentale (Criterio E)
  • Non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per esempio, una droga di abuso, un farmaco, l’esposizione a una tossina) o di una condizione medica generale (per esempio, un trauma cranico) (Criterio F).



Criteri diagnostici

Le caratteristiche tipiche del disturbo antisociale di personalità affondano la loro radice nel fallimento rispetto al conformarsi verso comportamenti leciti ed etici, oltre a un’egocentrica e insensibile mancanza di interesse per gli altri.

A queste caratteristiche si accompagnano:

• disonestà

• irresponsabilità

• manipolazione e/o propensione per il rischio

Difficoltà caratteristiche appaiono evidenti rispetto alle seguenti sfere:

• identità

• autodeterminazione

• empatia e/o intimità,

Tutti questi fattori sono accompagnati da specifici tratti disadattivi nei domini dell’antagonismo e della disinibizione.

CRITERI

Criterio A. Moderata o grave compromissione del funzionamento della personalità, manifestato da difficoltà caratteristiche in due o più delle seguenti aree:

1. Identità: egocentrismo; autostima derivante dal guadagno, dal potere o dal piacere personale.

2. Autodeterminazione: obiettivi fissati in base alla gratificazione personale; assenza di norme prosociali interiorizzate, associata col fallimento nel conformarsi a comportamenti leciti o etici secondo la cultura di riferimento.

3. Empatia: assenza di preoccupazione per i sentimenti, i bisogni o la sofferenza degli altri; mancanza di rimorso dopo aver ferito o maltrattato gli altri.

4. Intimità: incapacità nelle relazioni intime basate sulla reciprocità, poiché lo sfruttamento è il mezzo principale per relazionarsi con gli altri, includendo inganno e coercizione; utilizzo della dominanza o dell’intimidazione per controllare gli altri.

Criterio B.

 Sei o più dei sette tratti patologici di personalità, indicati di seguito

 1. Manipolazione (un aspetto dell’antagonismo): uso frequente di sotterfugi per influenzare e controllare gli altri; uso della seduzione, del fascino, della loquacità e della ruffianeria per raggiungere i propri fini.

2. Insensibilità (un aspetto dell’antagonismo): mancanza di preoccupazione per i sentimenti e i problemi degli altri; assenza di colpa o rimorso riguardo alle conseguenze negative o dannose delle proprie azioni sugli altri; aggressività; sadismo.

3. Disonestà(un aspetto dell’antagonismo): disonestà e fraudolenza; rappresentazione falsa di sé; esagerazione o invenzione nel raccontare eventi.

4. Ostilità(un aspetto dell’antagonismo): sentimento di rabbia persistente o frequente; rabbia e irritabilità in risposta a minime mancanza di rispetto o insulti; comportamento meschino, malevolo o vendicativo.

5. Propensione per il rischio (un aspetto della disinibizione):

  • coinvolgimento in attività pericolose, rischiose e potenzialmente autolesive, al di là delle necessità e senza preoccupazione per le conseguenze;
  • propensione alla noia e ricerca sconsiderata in attività per contrastare la noia;
  • assenza di preoccupazione per i propri limiti e negazione dei possibili pericoli personali.

6. Impulsività (un aspetto della disinibizione): agire sull’impulso del momento in reazione a stimoli contingenti; agire in base al momento senza pianificazione e senza considerare le conseguenze; difficoltà a stabilire e seguire pianificazioni.

7. Irresponsabilità (un aspetto della disinibizione): mancanza di rispetto per obblighi e impegni finanziari o di altra natura, con fallimento nell’onorarli; assenza di rispetto per gli accordi e le promesse, e incapacità di portarli a termine.

Nota: l’individuo deve avere almeno 18 anni.

  • Specificare se: con caratteristiche psicopatiche.
  • Dettagli: una variante distinta, spesso denominata psicopatia(o psicopatia “primaria”) è contraddistinta dall’assenza di ansia o paura e da uno sfrontato stile interpersonale che può mascherare comportamenti disadattivi (per esempio, la disonestà). Tale variante psicopatica è caratterizzata da bassi livelli di ansietà (dominio dell’affettività negativa) e ritiro sociale (dominio del distacco) e da alti livelli di ricerca di attenzione (dominio dell’antagonismo). L’elevata ricerca di attenzione e il basso ritiro fotografano la componente psicopatica di forte impatto sociale (assertività/dominanza), mentre la bassa ansietà rende conto per la componente di immunità allo stress (stabilità emotiva/resilienza).

La sezione «Dettagli» può essere utile per annotare altre caratteristiche di personalità che possono presentarsi nel quadro dell’ASPD, pur non essendo richieste per la diagnosi (ad esempio l’ansietà). Per di più, può essere specificato il livello di funzionamento della personalità (ad esempio moderata o grave compromissione dello stesso).



Caratteristiche del Disturbo Antisociale di Personalità

I soggetti con diagnosi per Disturbo antisociale di Personalità sono quelli che più frequentemente si imbattono in arresti e le caratteristiche maggiormente distintive sembrano essere descritte da una storia di ripetute aggressioni che non giungono all’attenzione penale, frequente disoccupazione e promiscuità.

Una ulteriore caratteristica clinica dei pazienti con DP antisociale è la presenza di un senso di sé arrogante e inflazionato, che sovente si manifesta in atteggiamenti supponenti, presuntuosi, categorici o dogmatici, oppure vanitosi [Rotgers e Maniacci 2006].

Alcuni autori considerano l’ASPD come una variante estrema dell’ampio spettro narcisistico [Stone2006].

Alla diade narcisismo-antisocialità può essere poi aggiunto un terzo elemento introducendo lo storico concetto di machiavellismo [McHoskey, Worzel e Szyarto 1998], caratterizzato dall’assenza di affetti nelle relazioni interpersonali, dalla mancanza di riguardo per le convenzioni morali e per qualsiasi precetto ideologico, in un contesto scevro da sofferenze psicopatologiche.

La personalità machiavellica [Paulhus e Williams 2002] coincide in sintesi con una tendenza alla manipolazione al fine di soddisfare i propri obiettivi egoistici, è inclusa nella cosiddetta “triade oscura” assieme a psicopatia e narcisismo, che rappresentano tre aspetti distinti, seppure spesso compresenti, in grado di aggiungere informazioni utili nella valutazione psicodiagnostica del paziente antisociale.

Stile cognitivo del Disturbo Antisociale

La personalità antisociale può assumere diverse varietà di forme per cui l’espressione del comportamento antisociale è molto diversificata; i pattern comportamentali coincidono con: collusione, manipolazione, sfruttamento e attacco diretto.

Analizziamo alcune sfaccettature della personalità antisociale:

  • Concezione di sé stessi: queste personalità vengono considerate solitarie, autonome e forti.

Alcuni soggetti ponderano di essere stati abusati e abusati dalla società; giustificano le loro prepotenze sugli altri poiché credono che essi stessi sono stati vittime.

Altri tendono ad attribuirsi un ruolo predatorio in un mondo in cui violare le regole sociali è normale e persino auspicabile.

  • Concezione degli altri: vedono gli altri come sfruttatori (e quindi meritevoli di essere sfruttati per rappresaglia), o come deboli e vulnerabili
  •  Credenze: Le credenze nucleari sono:
  • devo prendermi cura di me stesso
  • devo essere l’aggressore, o sarò la vittima.

La personalità antisociale crede di avere il diritto di violare le regole. Questa idea contrasta con quella delle personalità narcisistiche, che credono di essere così speciali e uniche e quindi al di sopra delle regole, prerogativa che a loro avviso tutti riconosceranno e rispetteranno speditamente.

La convinzione condizionale è: “Se non manipolo, esploro o attacco gli altri, non otterrò mai quello che merito”.

I DISTURBI DI PERSONALITÀ

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