Cos’è la Discalculia

discalculia

Abilità numeriche ed evoluzione

La vita quotidiana di ogni essere umano è caratterizzata dai numeri.

Leggere l’ora, calcolare il conto al ristorante, decidere quanti grammi di pasta cucinare, sono alcuni degli esempi per che ci permettono di renderci conto di quanto.

Gestire e manipolare questo tipo di informazioni diventa quindi, un requisito fondamentale per interagire in maniera efficace con il nostro ambiente.

Possiamo parlare quindi di intelligenza numerica; un’abilità presente nell’essere umano fin dalla nascita che influenza il modo di comprendere gli stimoli della realtà che ci circonda.

Lo studioso Brian Butterworth parla infatti di cervello matematico e con questa definizione, intende la capacità di percepire la numerosità/quantità; sostiene: “così come ci sono persone che nascono cieche ai colori, ci sono anche individui che nascono con una sorta di cecità per i numeri”. Numerosi studiosi sono d’accordo nell’affermare che il genoma umano contenga già le istruzioni utili per costruire i circuiti cerebrali specializzati e questi sono chiamati modulo numerico. La funzione del modulo numerico è quella di classificare il mondo in termini di quantità numeriche o numerosità. Ciò che rende uniche le capacità numeriche è lo sviluppo e la trasmissione di strumenti culturali che ampliano le facoltà del modulo numerico. Quindi possiamo concordare sul fatto che già dalla nascita il nostro cervello sia provvisto di una predisposizione legata all’elaborazione dell’informazione di tipo numerica.




La natura e l’evoluzione, in seguito, hanno fatto in modo tale che alcune aree del nostro cervello si specializzassero nell’elaborazione di queste informazioni.

Concepire l’ambiente in termini di numerosità e quantità è un vantaggio, infatti, dal punto di vista evolutivo. Questo ha permesso ai nostri antenati di effettuare scelte, basandosi su informazioni numeriche; per esempio, dover scegliere un luogo piuttosto che un altro in base alla disponibilità di cibo, oppure scegline un’area in cui vi erano meno predatori rispetto ad un’altra. Possiamo dedurre che le abilità numeriche hanno un legame. intrinseco con la sopravvivenza e con i rapporti sociali.

Per diversi anni, si è pensato che l’uomo non raggiungesse la piena concezione del numero fino all’età di 6-7 anni, corrispondente a quello che Piaget definiva periodo operatorio.

Gli studi moderni, condotti, negli anni ‘80 hanno dimostrato che non è così e che, i bimbi fin dalle prime ore di vita sono in grado di riconoscere e discriminare insiemi con diverse quantità.

Gli studi effettuati nel 1983 da Antell e Keating, sfruttando la tecnica di abitazione e disabituazione, mostrano come i neonati aventi da 1 a 12 giorni di vita, possano attraverso dei cartoncini con disegnati due pallini neri posti a distanze variabili, prestare maggiore attenzione quando i pallini presentati sui cartoncini cambiavano in numerosità diventando tre.

Quindi, notavano il cambiamento e tornavano a guardare la nuova configurazione. La capacità di discriminare tra i due insiemi veniva mantenuta anche quando si procedeva per sottrazione, e quindi mostrando prima tre elementi e poi due.

I neonati, perciò, possiedono l’abilità di discriminare fra piccole quantità senza bisogno di dover contare.

Questo processo è di tipo percettivo visivo e sembra essere limitato al riconoscimento di 3-4 elementi e viene definito subtizing, per sottolineare l’immediatezza del fenomeno.

In un esperimento condotto nel 2000 da Xu e Spelke, si è stato dimostrato che i neonati di 5-6 mesi di vita, siano in grado di discriminare fra insiemi, con numerosità più elevate.

Ciò è possibile se la differenza fra i due gruppi, sia abbastanza grande, difatti questi, dopo aver visto ripetutamente una figura con 8 pallini, mostravano un nuovo interesse quando erano presentati I 16 pallini, ma non se ne venivano mostrati dodici. Vi è quindi un sistema approssimativo predisposto all’elaborazione di grandi quantità che non riesce, però a cogliere con precisione le differenze minime, ma necessita che la differenza tra i due insieme sia sufficientemente grande.

I neonati possiedono anche aspettative aritmetiche legate al concetto di somma e sottrazione. Nel 1992, Karen Wynn, sfruttando il paradigma della violazione delle aspettative dimostrò come i neonati di 5-6 mesi, abbiano delle attese sui risultati di semplici operazioni numeriche, tanto da rimanere sorpresi quando queste non si verificano.

Contare è un’importantissima funzione perché, sancisce il passaggio tra le abilità di tipo innato, quindi preverbali e le capacità/abilità verbali che dipendono quindi dalla cultura e dal contesto di appartenenza.

Attraverso questo passaggio il bambino riesce ad associare alle quantità visive una quantità etichetta(sei).

I processi neurali e la cognizione numerica

I processi neurali alla base dell’apprendimento matematico e della cognizione numerica sono: la rappresentazione, numerica, la codifica e il sistema di calcolo. I primi consentono di comprendere il numero nelle sue varie forme, mentre il sistema ci consente di compiere le operazioni sulle quantità da noi rappresentate che insieme costituiscono la condizione numerica che muove attraverso:

  • processi semantici che permettono la conoscenza del valore in termini di quantità di un numero, ad esempio compiti di conteggio comparazione di quantità e seriazione.
  • processi lessicali che permettono la codifica bidirezionale tra numero scritto in cifre e in lettere e quindi riguarda i compiti di lettura e dettato di numeri.
  • processi sintattici che attengono alla grammatica del numero, ovvero al valore posizionale delle cifre.



Discalculia: differenze con difficoltà di calcolo

La discalculia o Disturbo Specifico del Calcolo consiste in abilità di calcolo compromesso rispetto alle seguenti capacità:

  • concetto di numero
  • memorizzazione di fatti aritmetici
  • calcolo accurato o fluente
  • ragionamento matematico.

La discalculia fa parte dei Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), con questa definizione, ci si riferisce a un gruppo eterogeneo di disturbi caratterizzati da, significative difficoltà nell’acquisizione nell’uso di abilità di lettura, scrittura e matematica dovute a delle disfunzioni del sistema nervoso centrale. Con i DSA possono coesistere problemi nel comportamento, nell’autoregolazione, nella percezione e nell’interazione sociale.

I profili di discalculia

Possiamo individuare due profili di discalculia:

  • Discalculia profonda
  • Discalculia a procedurale.

Il primo riguarda la debolezza nell’elaborazione delle competenze numeriche, quindi viene inficiata l’abilità di tipo basale come i meccanismi di quantificazione, la seriazione e la comparazione.

Nel secondo profilo, quindi discalculia a procedurale vi è un deficit negli aspetti procedurali, ad esempio, un bambino con discalculia procedurale compie frequenti errori nell’incollamento dei numeri quando deve svolgere un calcolo scritto. A questo deficit possono associarsi errori nella procedura.



Difficoltà e intervento

Occorre specificare che vi è una netta differenza tra difficoltà di calcolo e disturbo di calcolo o discalculia; questa è data dal fatto che la difficoltà di calcolo presenta un profilo che appare simile al disturbo, ma viene risolta attraverso un intervento di recupero e potenziamento che può ottenere buoni risultati in breve tempo, e riesce a normalizzare il profilo.

Il disturbo di calcolo invece, ha basi neurologiche, vi è comorbidità per la dislessia e per la difficoltà nella risoluzione di problemi.

Presenta specificità, appare in condizioni adeguate rispetto alle abilità generali e in linea con un adeguato apprendimento in altri ambiti.

L’intervento di recupero e potenziamento pur migliorando il profilo non riesce a normalizzarlo.

Per poter operare al meglio dopo un’attività di recupero didattico mirato, se le difficoltà continuano ad essere persistenti, in accordo con i genitori, i bambini dovranno essere segnalati per una possibile valutazione da parte di un professionista esperto nei disturbi dell’apprendimento.

Se la diagnosi conferma il profilo le figure professionali coinvolte, quindi insegnante, clinico e genitori devono coordinarsi per favorire il miglior clima possibile, affinché l’alunno possa ricevere tutto l’aiuto di cui necessita. Il clinico, quindi, provvederà a organizzare un percorso di potenziamento specifico composto da incontri individuali a cadenza settimanale o bisettimanale. È quindi fondamentale il lavoro svolto dalla figura specialistica del tutor DSA e la collaborazione con i genitori ai quali verrà eventualmente chiesto di supervisionare il bambino a casa, magari associando l’utilizzo di strumenti specifici per il potenziamento.



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