I disturbi del sonno. Il sonno è essenziale nella vita dell’uomo, infatti questo rappresenta quantitativamente circa un terzo dell’arco di vita di una persona.
Durante l’infanzia il tempo trascorso dormendo è ben superiore a un terzo del totale, nei primi mesi di vita ne supera di molto la metà e all’inizio dell’adolescenza nel sonno vengono trascorse oltre il 40% delle ore della giornata. Da queste premesse si evince che dal punto di vista quantitativo, il sonno ha più importanza nell’età infantile che in quella adulta.
Anche dal punto di vista della qualità il sonno subisce notevoli variazioni; infatti, a partire dall’età neonatale o addirittura dalla vita intrauterina va sempre più riducendosi la quota di sonno REM.
INDICE
- Differenza tra sonno Rem e sonno Non Rem
- I mediatori del sonno
- I disturbi del sonno da alterazione del ritmo circadiano
- Disturbi del sonno secondo il DSM 5
- Disturbi di inizio e mantenimento del sonno
- Disturbi da eccessiva sonnolenza
- Ipersonnia idiopatica
- Narcolessia
- Ipersonnolenza diurna
- Implicazioni psicologiche nei disturbi del sonno-veglia
Differenza tra sonno Rem e sonno Non Rem
Il sonno REM, o sonno attivo, è caratterizzato dalla comparsa improvvisa, durante lo stato di sonno calmo e per lo più profondo, di rapidi movimenti dei bulbi oculari e ben evidenti (da cui il nome REM o “rapid eye moviments”), da completa atonia muscolare con caratteristiche molto simili a quelle di una paralisi flaccida, accompagnata da associazione di cloni degli arti e turbe neurovegetative di notevole entità (da cui il termine di sonno attivo).
Nel sonno REM inizia e si sviluppa gran parte dell’attività onirica e si attua un certo risveglio delle funzioni corticali dopo le fasi di sonno profondo.
Durante la vita perinatale e neonatale si incrementa l’attività cerebrale, poiché aumenta la sinaptogenesi, si formano “mappe corticali” e “schemi operativi”.
Il sonno REM è quindi:
• sonno attivo;
• desincronizzato;
• paradosso.
Durante questa fase si si sviluppa gran parte dell’attività onirica, da intendersi come un’operazione su base neurofisiologica, con duplice funzione: da un lato induce inibizioni alla percezione di stimoli sensoriali esterni e dall’altro procede ad accumulo e memorizzazione delle informazioni già ricevute, cui segue la loro elaborazione nell’attività onirica.
La fase di sonno REM determinerebbe un certo risveglio, dopo il sonno profondo, della corteccia cerebrale, che riprenderebbe a funzionare soprattutto sotto stimolo dei ricostituiti meccanismi adrenergici.
Sonno non REM: coincide con tutto il resto del sonno, si arriva al sonno non REM per gradi, passando dallo stato di sonno leggero (1°stadio n.REM) via via a quello di sonno profondo (2,3, 4 stadio); durante i suddetti stadi si verifica una progressiva riduzione del tono muscolare con rallentamento del respiro e dell’attività cardiocircolatoria (da cui il termine di sonno calmo); non si percepiscono movimenti oculari (da cui il termine di sonno n.REM) e l’elettroencefalogramma mostra caratteri di omogeneità e progressivo rallentamento con comparsa e persistenza di treni di onde rapide fusiformi (spindless) e onde lente caratteristiche (humps), sincrone e ripetitive (da cui il termine di sincrono).
Studi confermano che il sonno calmo ha importanza fondamentale nel recupero metabolico particolarmente nell’ambito dei neuromediatori, e le sue funzioni sono direttamente rapportabili alla durata della veglia precedente.
E’ indispensabile per garantire la funzionalità di molte sinapsi; soprattutto stimolando l’uso di quelle insufficientemente attivate durante la veglia, le pone in una situazione di “esercizio e rinforzo” onde evitarne lo scadimento funzionale e l’atrofia.
È importante specificare che non è vero che nel sonno n.REM non si sviluppi il sogno: esperienze oniro-simili sono prodotte in tutte le fasi del sonno, anche se il sonno n.REM ha una minore capacità di elaborare i materiali “in memoria” e trasformarli in sequenze narrative.
I mediatori del sonno
Si parla di ciclo sonno-veglia e questo è regolato da complesse interazioni neuronali a livello diencefalico e del tronco e coinvolge diversi neurotrasmettitori.
Subisce notevoli variazioni neurofisiologiche e comportamentali, dal periodo fetale fino all’età adulta, quale effetto della maturazione cerebrale: sul piano neurofisiologico si verifica una riduzione graduale della quantità di sonno totale, con una diminuzione del sonno REM a favore della veglia, mentre il sonno REM rimane pressoché costante.
Neurotrasmettitori:
- SEROTONINA: attivatrice del metabolismo cerebrale nella veglia (catabolismo del GLICOGENO): nel sonno rilascia ADENOSINA e recupera GUCOGENO
- ADENOSINA: recupera GLICOGENO, facilita il sonno, il ristoro metabolico, inibisce neuroni acetilcolinergici e noradrenergici
- ACETILCOLINA: dal tronco encefalico e dal TALAMO attiva la desincronizzazione del neuroni corticali inducendo risveglio
- NORADRENALINA e DOPAMINA: Inducono veglia e sonno REM
- GABA dalle sinapsi inibitorie del TALAMO interrompe l’eccitazione TALAMOCORTICALE e sincronizza in REM
- ISTAMINA nel “neuroni risveglianti” IPOTALAMICI
- MELATONINA: prodotta dalla PINEALE a partire dalla SEROTONINA, favorisce il sonno REM facilitandone l’inizio e aumentandone la durata
I disturbi del sonno da alterazione del ritmo circadiano
I disturbi del sonno da alterazione del ritmo circadiano sono causati da una desincronizzazione tra i ritmi sonno-veglia interni e il normale ciclo luce-buio. I pazienti tipicamente presentano insonnia, eccessiva sonnolenza diurna o entrambe, che si risolvono tipicamente quando l’orologio biologico torna a essere in fase con i cicli di luce-buio naturali.
Appartengono a questa categoria:
- Disturbo del ritmo circadiano del sonno, tipo jet lag (disturbo da jet lag)
- Disturbo del ritmo circadiano del sonno, tipo da rotazione dei turni di lavoro (disturbo da turni di lavoro)
- Disturbo del ritmo circadiano del sonno, tipi di fase del sonno alterata
Disturbi del sonno secondo il DSM 5
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5) definisce i disturbi del sonno-veglia, in generale, come delle condizioni caratterizzate dalla compromissione della qualità, del ritmo e della qualità del sonno causando problematiche di natura fisica ed emotiva come faticabilità, difficoltà di concentrazione, depressione, obesità e irritabilità.
Vengono suddivisi in dieci disturbi o gruppi di disturbi:
- disturbo da insonnia
- disturbo da ipersonnolenza
- narcolessia
- disturbi del sonno correlati alla respirazione
- disturbi circadiani del ritmo sonno veglia
- disturbi dell’arousal del sonno non-REM
- disturbo da incubi
- disturbo comportamentale del sonno REM
- sindrome delle gambe senza riposo
- disturbo del sonno indotto da sostanze/farmaci.
Disturbi di inizio e mantenimento del sonno
I disturbi del sonno vengono distinti in 7 categorie diagnostiche secondo la classificazione internazionale dei disturbi del sonno (ICSD-3):
- Insonnia: cronica, transitoria e altro.
- Disturbi respiratori notturni: è inclusa la sindrome delle apnee ostruttive del sonno molto comune nei bambini (anche dette OSAS).
- Ipersonnie: tra cui presente la narcolessia.
- Disturbi del ritmo circadiano.
- Parasonnie: includono tutti i disturbi del sonno che non causano insonnia o sonnolenza diurna.
- Disturbi del movimento durante il sonno.
- Altri disturbi del sonno.
Disturbi da eccessiva sonnolenza
Le ipersonnie si caratterizzano per una eccessiva sonnolenza diurna non attribuibile a cause mediche, all’assunzione di farmaci o ad altri disturbi del sonno (ad esempio apnee in sonno oppure sindrome delle gambe senza riposo).
Generalmente sono due i disturbi caratterizzati da una sonnolenza eccessiva: l’ipersonnia idiopatica e la narcolessia.
Ipersonnia idiopatica
Questa condizione può presentarsi con un aumento prolungato della durata del sonno notturno (anche oltre le 10 ore), sonnolenza diurna e/o sonnellini diurni involontari. Soffrire questo disturbo, porta a non sentirsi riposati al risveglio e a percepire fatica ad alzarsi al mattino nonostante la grande quantità di sonno. La causa non è nota.
L’esordio della malattia avviene di solito prima dei 25 anni (in genere tra i 15 e i 30 anni) e mostra una prevalenza pari a 4-15 individui su 10.000.
Narcolessia
La Narcolessia è una condizione invalidante e cronico.
Si caratterizza per la presenza di quattro sintomi cardine:
- eccessiva sonnolenza diurna: impulso irrefrenabile all’addormentamento, attacchi di sonno improvvisi durante il giorno, specialmente mentre si compiono attività monotone (ad es. davanti alla televisione o a scuola);
- in presenza di forti emozioni (positive o negative), si verifica una perdita delle forze fino a volte anche la caduta a terra (cataplessia);
- sogni a occhi aperti, allucinazioni visive (allucinazioni ipnagogiche) anche durante il giorno;
- pur essendo cosciente, il paziente sperimenta all’addormentamento e/o al risveglio, incapacità a muoversi, come se fosse paralizzato (paralisi in sonno).
Ipersonnolenza diurna
E’ un sintomo e non una vera e propria patologia è indispensabile rintracciarne le cause.
La valutazione può essere soggettiva (rintracciabile nelle manifestazioni o nei dati riferiti dal paziente )o oggettiva(misurabile in base alle attitudini comportamentali).
Valutazione soggettiva:
Si basa sulla valutazione fatta dal paziente
- Si basa sullo stato emotivo del soggetto
- Accessibile solo al’introspezione (solo il soggetto può valutarla)
- Non è accessibile alla valutazione di osservatore esterno
Valutazione oggettiva:
- si basa sulla sulla valutazionedella propensione ad addormentarsi calcolata in termini di frequenza e/o di tempo di addormentamento
- si basa su attitudine comportamentale
- è accessibile alla valutazione di osservatore esterno
Implicazioni psicologiche nei disturbi del sonno-veglia
Il sonno è fondamentale per la nostra salute e il nostro benessere psicofisico .
Consente non solo di ripristinare le energie fisiche ma, contribuisce significativamente al funzionamento delle nostre prestazioni cognitive, consentendoci di disconnetterci dal mondo esterno per rigenerare capacità fondamentali come: concentrazione, attenzione e memoria.
È molto importante nei disturbi del sonno far prendere coscienza al paziente della natura cronica e invalidante del disturbo, al fine di rendere evidente e repentino l’importanza del trattamento farmacologico/comportamentale.
È fondamentale il supporto psicologico ai pazienti poiché la sintomatologia stessa porta ad una riduzione dell’autostima, ad una chiusura sociale (la paura di addormentarsi in pubblico determina la tendenza all’isolamento), con conseguente possibilità di sviluppare disturbi dell’umore. Pertanto è fondamentale, anche al fine di rendere maggiormente efficace la terapia farmacologica scelta, associare un supporto psicologico/psicoterapeutico.
CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI SECONDO IL DSM V