PSICOLOGIA DELLA CREATIVITÀ

PSICOLOGIA DELLA CREATIVITÀ

creatività

La definizione classica di creatività afferma che la creatività richiede

  • ORIGINALITÀ: un’idea per poter essere originale deve essereNUOVA, AUTENTICA e SORPRENDENTE/NON OVVIA —> l’originalità è dominio generale
  • EFFICACIA: un’idea per essere efficace invece deve avere VALORE ed il valore dipende dal dominio di appartenenza —> l’efficacia è dominio specifica

MODELLI COGNITIVI DELLA CREATIVITÀ:

Modello di Graham Wallas

Wallas fu il primo ad individuare un processo di pensiero creativo. Il suo processo è un processo a 4 stadi per la generazione di una nuova idea. I 4 stadi sono:

  1. PREPARAZIONE: l’individuo viene a conoscenza di un problema che deve essere risolto
  2. INCUBAZIONE: il problema, che non ha ancora una soluzione, resta in stand-by e rimane nell’inconscio dell’individuo
  3. INSIGHT O ILLUMINAZIONE: ad un certo punto mentre l’individuo sta svolgendo la sua vita quotidiana ha un’illuminazione, un’idea. La soluzione che era in elaborazione nel suo inconscio in questa fase raggiunge la consapevolezza.
  4. VERIFICA: una volta generato qualcosa di nuovo, l’individuo deve verificare se la sua idea è effettivamente la soluzione al problema

Geneplore Model

Secondoil Modello Geneplore (di Finke et al., 1992) la creatività è costituita di 2 grossi elementi:

  1. la generazione di strutture pre-inventive
  2. l’esplorazione e l’interpretazione di queste strutture

Ovvero l’individuo genera una bozza dell’idea, che viene poi esplorata e reinterpretata fino ad arrivare all’idea finale. La generazione e l’esplorazione sono guidate e limitate da vincoli.

Geneplore Model

Modello di Mumford

Il processo creativo secondo Mumford inizia con la definizione del problema, una volta definito il problema sarà possibile raccogliere tutte le informazioni rilevanti per il problema e ricombinarle tra loro. Dalla combinazione concettuale delle informazioni genererò qualcosa di nuovo, dopodiché la mia idea deve essere valutata.

Se l’idea viene ritenuta valida (ovvero sufficientemente originale ed efficace), bisognerà poi pianificare l’implementazione dell’idea nella realtà.

La fase della presentazione dell’idea all’audience è molto importante infatti, per questo l’ultima fase prima di esporre l’idea al pubblico e quella della valutazione della soluzione adottata.

Modello DA VINCI

Il modello DA VINCI non è costituito da stadi, ma da veri e propri stati mentali. Il primo stato mentale del modello è quello della spinta creativa, il drive, ovvero la spinta motivazionale a generare qualcosa di nuovo. Il secondo stato è il focus attentivo, che viene generato dalle nostre capacità attentive e motivazionali.

Ad un certo punto arriva un elemento di ispirazione, che non c’entra apparentemente nulla, ma che porta disequilibrio nel mio sistema di conoscenze. Di conseguenza io sono spinto a cercare un nuovo equilibrio, a dare un senso al mio sistema di conoscenze che ora è sconvolto.

Per fare ciò dovrò ricombinare l’informazione a mia disposizione e nel farlo genererò qualcosa di nuovo. Secondo il modello esistono due modi di combinare gli elementi del sistema: convergente e divergente. Una volta generata una nuova idea dovrò valutarla per capire se effettivamente risolve il problema e sia sufficientemente originale ed efficace.

Anche la valutazione, secondo il modello DA VINCI, può essere svolta in maniera divergente o convergente. L’ultima fase è quella dell’implementazione, infatti fino a questo punto l’idea è ancora astratta e deve essere portata nella realtà. L’implementazione è la presentazione dell’idea all’ audience tramite un sistema di conoscenza condiviso.

GENERAZIONE DI IDEE

Guilford individua due modalità di pensiero differenti nella generazione di idee:

DIVERGENTE

Si parte da un problema poco definito e si cerca di generare idee in molteplici direzioni. Il problema preso in considerazione non ha una soluzione univoca, non esiste la soluzione corretta, le risposte possibili sono diverse. La strategia per trovare una soluzione è l’esplorazione. L’esplorazione viene guidata dal nostro controllo cognitivo e dal sistema motivazionale.

Esiste uno strumento utilizzato per misurare il pensiero divergente, ovvero il TORRANCE TEST OF CREATIVE THINKING (TTCT). Il TTCT è uno strumento utilizzato per misurare il pensiero divergente soprattutto nei bambini, con due tipi di test: test verbali e test figurativi. Per misurare il pensiero utilizza degli indici, che sono: la FLUENZA, l’ ORIGINALITÀ, l’ ELABORAZIONE e la FLESSIBILITÀ.

  • FLUENZA: è il numero di idee prodotte, è la capacità di generare il maggior numero di soluzioni possibili ad un problema aperto
  • ORIGINALITÀ: è il numero di idee statisticamente poco frequenti, è la capacità di generare idee non comuni
  • ELABORAZIONE: è il numero di dettagli inseriti, è la capacità di usare l’immaginazione per generare idee nel dettaglio
  • FLESSIBILITÀ: è il numero di categorie concettuali utilizzate nelle idee prodotte —> più alta è la flessibilità, maggiore è il numero di categorie utilizzate e maggiore sarà la probabilità di ottenere qualcosa di originale e potenzialmente creativo

CONVERGENTE

Si parte da un problema ben definito, con una precisa e univoca soluzione. Di fronte a quel problema, si raccolgono tutte le informazioni disponibili e le si integrano per generare la soluzione al problema. Il pensiero convergente è stato spiegato con il fenomeno dell’ INSIGHT.

L’insight è un fenomeno che si manifesta quando avviene un’identificazione improvvisa della soluzione a un determinato problema, si ha un’ illuminazione. Quando avviene l’insight si ha la certezza quasi al 100% di aver trovato la risposta corretta.

È importante differenziare il PENSIERO DIVERGENTE dal MIND WONDERING.

Il MIND WONDERING è un’attività di pensiero che lascia andare liberamente il pensiero dove vuole, senza controllo.

La differenza tra pensiero divergente e mind wondering è che il primo vaga ma è sempre finalizzato a uno scopo, è finalizzato alla risoluzione del problema, quindi è un’esplorazione guidata. Il secondo invece è sempre un’esplorazione ma senza controllo cognitivo, è involontario e spesso non si sa neanche come si sia arrivati a quel punto del pensiero.

È stato osservato che se l’attività di mind wondering viene svolta durante il pensiero divergente produrrà meno idee originali, questo perché il processo ideativo richiede molta energia e il mind wondering ruba risorse attentive ed energetiche, peggiorando la performance creativa. Se invece una persona ha propensione a fare mind wondering, non durante il compito ma il resto del tempo, aiuterà e allenerà il pensiero divergente, migliorando la performance creativa.

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