Margaret Mahler e lo sviluppo del bambino

Margaret Mahler (10 maggio 1897-2 ottobre 1985) è una psichiatra, psicoanalista e pediatra autro-ungherese, nota soprattutto per le sue teorie sullo sviluppo infantile, tra cui la famosa teoria dei processi di separazione e individuazione del bambino.

Ha eseguito numerose ricerche nel campo dell’infanzia che le hanno permesso di elaborare un nuovo modello di sviluppo divenuto particolarmente influente nel mondo della psicoanalisi e nella teoria delle relazioni oggettuali.

Nacque in una cittadina vicino a Vienna, in una famiglia ebrea. Si è formata in medicina a Budapest, Vienna e Monaco di Baviera. Negli anni ‘30 andò a vivere con suo marito Paul Mahler negli Stati Uniti, per sfuggire alle persecuzioni naziste. Completò il suo addestramento presso l’Istituto Psicoanalitico di New York, dove aprì un suo studio e continuò le sue ricerche.

Margaret Mahler avviò un’esplorazione approfondita sui gravi disturbi dell’infanzia e sottolineò l’importanza dell’ambiente sul bambino. Era particolarmente interessata alla dualità madre-bambino e documentò attentamente l’impatto delle separazioni precoci dei bambini dalle loro madri. Le sue teorie hanno aiutato a comprendere meglio i problemi di attaccamento infantile.




La teoria dello sviluppo del bambino secondo Margaret Mahler

Secondo la psicoanalista, lo sviluppo del bambino procede attraverso le seguenti fasi:

  • FASE AUTISTICA NORMALE (1-2 mesi):

In questo periodo il bambino vive una fase di cosiddetto “autismo normale” (termine del tempo), caratterizzata da un mancanza di investimento degli stimoli esterni. Il bambino dorme per la maggior parte del tempo e non ha consapevolezza del suo agente di cure, il caregiver. Il suo ritmo sonno/veglia è regolato dalla fame e dalla necessità di soddisfare i suoi bisogni primari. L’autrice definisce il bambino come “una realtà fisiologica, ma non è ancora nato”.

  • FASE SIMBIOTICA (2-4 mesi):

A questo punto il bambino comincia ad avere una vaga consapevolezza del suo agente di cure, ovvero “l’oggetto che soddisfa i suoi bisogni”. Questa fase è così chiamata perché il bambino crede e si comporta come se lui e la madre fossero un’unica unità simbiotica onnipotente (onnipotente perché tutti i suoi bisogni e desideri vengono automaticamente realizzati, per cui crede di essere lui a generare il mondo). Questa è la più primitiva forma di relazione umana ed è ciò che permetterà al bambino di entrare gradualmente in contatto con la realtà e costruirsi una propria identità.

  • FASE DELLA SEPRAZIONE-INDIVIDUAZIONE (4-36 mesi):

In questa fase la relazione simbiotica madre-bambino evolve progressivamente in una relazione oggettuale. Il processo di separazione-individuazione è costituito da 4 sottofasi:

  1. Differenziazione (dal 4°/5° mese all’ 8° mese): il bambino inizia a prendere coscienza del proprio corpo e comincia a esplorare con lo sguardo l’ambiente circostante. All’età di 7/8 mesi il bambino inizia a distinguere la madre dalle altre persone e di conseguenza incombe anche la paura dell’estraneo. Anche lui inizia gradualmente a distinguersi da lei.
  2. Sperimentazione (dall’8° mese al 14° mese): evolve l’attività motoria del bambino, che comincia a gattonare ed esplorare attivamente l’ambiente circostante, mantenendo sempre una distanza ottimale con la madre, che ricerca costantemente. La fase della sperimentazione e l’allontanamento dalla madre sono resi più sopportabili con l’aiuto di un oggetto, cosiddetto “oggetto transizionale”. Questo può essere un orsetto di pezza, un lembo di tessuto, un giocattolo, o qualsiasi altro oggetto che rappresenti la madre e che al bambinon ricordi la madre (o il caregiver) quando lei non è presente.
  3. Riavvicinamento (dal 14° mese al 24° mese): è un momento di ambivalenza per il bambino, tra il desiderio di autonomia e di esplorare il mondo che lo circonda e la paura dell’abbandono. Il bambino alterna momenti di allontanamento dalla madre per l’esplorazione e momento di avvicinamento per ricevere i rifornimenti affettivi. La madre diventa la “base sicura” che permette al figlio di esplorare in tranquillità l’ambiente circostante. La Mahler si rende conto che la comprensione emotiva, l’accettazione, il conforto e l’affetto della madre durante tutto il percorso evolutivo, ma soprattutto in questa fase, sono fondamentali per l’equilibrio psichico del bambino e per uno sviluppo funzionale.
  4. Costanza dell’oggetto libidico (dal 3° anno): il bambino ha finalmente costruito una rappresentazione stabile e distinta di sé e della madre. Ha interiorizzato la figura materna, una figura che integra in sè sia caratteristiche positive che negative. Ciò significa che il bambino possiede finalmente la costanza d’oggetto, per cui sa che anche quando non è con la madre lei non sparisce e non lo abbandona. Si percepisce come un individuo separato da lei e ha costruito una propria identità (riconosce il suo genere sessuale, conosce il suo nome, ha la propria vita e i suoi amici all’asilo, ecc…).

Influenza del lavoro di Margaret Mahler sulle successive teorie

La teoria di Margaret Mahler ha avuto un impatto significativo sulla comprensione dello sviluppo del bambino, della relazione tra madre e bambino e del processo attraverso il quale il bambino acquisisce un senso di identità autonoma. La Mahler ha così creato una base per le successive teorie in ambito psicodinamico e relazionale, oltre ad aver influenzato sia la ricerca che la pratica clinica nel campo della psicoterapia e della psicologia evolutiva.

In particolare, ha avuto impatto su:

1. Teorie dell’attaccamento (Bowlby e Ainsworth): Mahler ha influenzato le teorie di John Bowlby e Mary Ainsworth, che si concentrano sul legame tra bambino e caregiver. La fase simbiotica e il processo di separazione sono paralleli agli studi di Bowlby sull’attaccamento sicuro e insicuro. Ainsworth, con la sua strange situation, ha ampliato l’idea di Mahler su come i bambini sviluppino un senso di sicurezza o ansia in relazione alla disponibilità emotiva della madre.

2. Psicologia del Sé (Kohut): Heinz Kohut ha preso spunto dal concetto di Mahler sull’importanza delle prime esperienze interpersonali per la formazione del Sé. Kohut parla di “mirrorizzazione della madre”, la quale può essere intesa come una continuazione della fase simbiotica di Mahler, dove l’interazione tra madre e bambino facilita la crescita del Sé.

3. Teorie intersoggettive: Successivamente molti teorici, come Daniel Stern e Jessica Benjamin, hanno ampliato il lavoro di Mahler introducendo il concetto di intersoggettività, focalizzandosi sul modo in cui il Sé del bambino si sviluppa in un contesto di interazioni reciproche. Inoltre, Stern ha criticato la fusione simbiotica proposta da Mahler, sostenendo che fin dalla nascita il bambino sia (implicitamente) in grado di percepire sé stesso e gli altri come entità separate.

4. Modelli di psicoterapia psicodinamica: La comprensione del processo di separazione-individuazione ha influenzato l’approccio di molte scuole terapeutiche, inclusa la psicoterapia psicodinamica. Il concetto di “oggetti interni” e la centralità della relazione madre-bambino sono diventati pilastri nel trattamento dei disturbi della personalità e nello studio dell’attaccamento patologico.

5. Psicoterapia infantile e familiare: Le idee di Mahler sono state utilizzate per comprendere e trattare problemi legati allo sviluppo psicologico nei bambini, specialmente quando vi è un’interruzione nel processo di separazione-individuazione, come nei casi di ansia di separazione o difficoltà a sviluppare un senso di autonomia.

PSICOLOGIA

Image by Freepik

Autore

error: Content is protected !!