disturbi della condotta

Il Disturbo della Condotta (DC) è una delle diagnosi psichiatriche più rilevanti in età evolutiva, in particolare in ambito infantile e adolescenziale. Caratterizzato da comportamenti ripetitivi e persistenti che violano i diritti fondamentali degli altri o le principali norme sociali adeguate all’età, il DC rappresenta una sfida significativa per genitori, educatori e clinici.




Definizione di disturbo della condotta

Il Disturbo della Condotta è classificato tra i disturbi del comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta. Si manifesta attraverso un pattern comportamentale stabile e reiterato, in cui il minore mette in atto condotte aggressive, ingannevoli, distruttive o trasgressive rispetto alle norme sociali condivise. Tali condotte non sono occasionali, ma costanti nel tempo e significativamente inadeguate rispetto al livello evolutivo dell’individuo.

Il termine “disturbo della condotta” non fa riferimento a un semplice problema disciplinare o a comportamenti oppositivi isolati, ma indica una condizione clinica ben definita, in cui l’intenzionalità, la ripetitività e la sistematicità dei comportamenti antisociali rappresentano un elemento centrale. Il comportamento del minore appare spesso insensibile ai sentimenti altrui, privo di rimorso o empatia, con una tendenza alla manipolazione e all’uso della forza per ottenere vantaggi personali.

Definizione di buona condotta

La buona condotta è comunemente intesa come un insieme di comportamenti socialmente accettabili che rispettano le norme e i valori condivisi all’interno di una comunità.

Essa include il rispetto per le regole, l’empatia verso gli altri e la capacità di risolvere i conflitti in modo costruttivo.

Hoffmann (2005) ha definito la buona condotta non solo in termini di conformità alle norme sociali, ma anche come un indicatore di capacità relazionali. Secondo la sua ricerca, i bambini che mostrano comportamenti prosociali tendono a sviluppare migliori relazioni interpersonali nel lungo termine.

La teoria dell’apprendimento sociale di Albert Bandura (1977) sottolinea come i bambini apprendano comportamenti osservando le azioni degli adulti e le conseguenze che ne derivano. Bandura ha dimostrato che i bambini imitano i comportamenti osservati, siano essi positivi o negativi, il che implica che modelli di comportamento proattivo nella famiglia e nella comunità possono influenzare la buona condotta.

Il Disturbo della Condotta: Criteri diagnostici secondo il DSM-5

Una modalità ripetitiva e persistente di comportamento in cui vengono violati i diritti fondamentali degli altri o le principali norme o regole sociali, manifestata da almeno tre dei seguenti 15 criteri negli ultimi 12 mesi, con almeno uno presente negli ultimi 6 mesi:

A. Comportamenti suddivisi in quattro categorie principali:

  1. Aggressione verso persone o animali
    • 1.1. Spesso fa il bullo, minaccia o intimidisce gli altri.
    • 1.2. Spesso inizia colluttazioni fisiche.
    • 1.3. Ha usato un’arma che può causare seri danni fisici (es. bastone, mattone, bottiglia rotta, coltello, pistola).
    • 1.4. Ha mostrato crudeltà fisica verso persone.
    • 1.5. Ha mostrato crudeltà fisica verso animali.
    • 1.6. Ha rubato mentre affrontava direttamente la vittima (es. scippo, estorsione, rapina con arma).
    • 1.7. Ha forzato qualcuno ad avere un’attività sessuale.
  2. Danneggiamento della proprietà
    • 2.1. Ha deliberatamente dato fuoco con l’intento di causare danni gravi.
    • 2.2. Ha deliberatamente distrutto proprietà altrui (diversa dal fuoco).
  3. Frode o furto
    • 3.1. Ha violato l’abitazione, l’edificio o l’auto di qualcuno.
    • 3.2. Spesso mente per ottenere beni o favori o per evitare obblighi (“imbroglia”).
    • 3.3. Ha rubato oggetti di valore senza affrontare la vittima (es. furti nei negozi, falsificazione).
  4. Gravi violazioni di regole
    • 4.1. Spesso rimane fuori casa di notte, nonostante i divieti dei genitori, iniziando prima dei 13 anni.
    • 4.2. È scappato da casa almeno due volte (o una volta, ma per lungo tempo) mentre viveva con i genitori o i tutori.
    • 4.3. Spesso salta la scuola, iniziando prima dei 13 anni.

B. Il disturbo della condotta causa compromissione clinicamente significativa nel funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.


C. Se il soggetto ha 18 anni o più, non soddisfa i criteri per il Disturbo Antisociale di Personalità.


Specificatori del DSM-5

Con esordio:

  • Infantile: almeno un sintomo prima dei 10 anni.
  • Adolescenziale: nessun sintomo prima dei 10 anni.
  • Non specificato: età di esordio non determinabile.

Con emozioni prosociali limitate (specificatore aggiuntivo):

Il soggetto mostra almeno due delle seguenti caratteristiche in più situazioni e relazioni negli ultimi 12 mesi:

  • Mancanza di rimorso o senso di colpa.
  • Insensibilità/labilità affettiva.
  • Indifferenza rispetto alla performance scolastica o sociale.
  • Affettività superficiale o carente.

Gravità:

Grave: molti problemi comportamentali o danni significativi a terzi.

Lieve: pochi problemi oltre i criteri richiesti, danni lievi.

Moderata: numero e gravità intermedi.


Il Disturbo della Condotta: Criteri diagnostici secondo l’ ICD-11

Il Disturbo della Condotta secondo l’ICD-11 (Classificazione Internazionale delle Malattie, undicesima revisione) è stato aggiornato rispetto all’ICD-10, introducendo criteri più in linea con i progressi della ricerca psicopatologica e con quanto definito nel DSM-5.

L’ICD-11 definisce il disturbo della condotta in modo simile al DSM 5, ponendo un forte accento sulla necessità di considerare il contesto culturale e sociale.

Definizione ICD-11Codice ICD-11: 6C90 – Conduct-dissocial disorder

Il Disturbo della Condotta è caratterizzato da modalità ripetitive e persistenti di comportamento antisociale, aggressivo o provocatorio che violano i diritti fondamentali degli altri o le principali norme e regole sociali proprie dell’età del soggetto.

Criteri Diagnostici Principali

Per porre diagnosi sono necessari:

  1. Comportamenti persistenti e ripetitivi che violano norme sociali o diritti altrui, come:
    • Aggressione a persone o animali
    • Distruzione di proprietà
    • Frode o furto
    • Gravi violazioni di regole
  2. I comportamenti sono intenzionali e non risultano da impulsi momentanei o da situazioni acute.
  3. I sintomi causano compromissione significativa nel funzionamento personale, scolastico, familiare o sociale.
  4. La diagnosi non è meglio spiegata da altri disturbi mentali (es. schizofrenia, disturbi dell’umore, disturbi dello spettro autistico).
  5. Durata: i comportamenti devono essere presenti da almeno 12 mesi.

Sottotipi Diagnostici ICD-11 (6C90.x)

CodiceDescrizione
6C90.0Disturbo della condotta a insorgenza infantile (<10 anni)
6C90.1Disturbo della condotta a insorgenza adolescenziale (≥10 anni)
6C90.2Disturbo oppositivo-provocatorio (ODD) (forma meno grave, sfidante ma senza gravi violazioni)
6C90.3Disturbo della condotta non specificato

Specificatore Clinico (ICD-11)

Con tratti prosociali limitati

  • Il soggetto mostra emozioni prosociali carenti: indifferenza, freddezza affettiva, mancanza di empatia, assenza di senso di colpa.
  • Simile al “with limited prosocial emotions” del DSM-5.
  • Associazione con prognosi più severa e maggiore rischio evolutivo verso disturbi della personalità.

Tabella Comparativa ICD-10 vs ICD-11

CaratteristicaICD-10ICD-11
ClassificazioneDiversi codici per sottotipi (F91.x)Un unico codice principale (6C90) con sottotipi clinici
Durata richiesta≥6 mesi≥12 mesi
Focus diagnosticoContesto (es. familiare, socializzato, ecc.)Comportamenti osservabili e loro impatto funzionale
Specificatore prosocialitàNon previstoPresente: “con tratti prosociali limitati”
Allineamento col DSM-5ParzialeMaggiore, soprattutto nel dominio concettuale e nei criteri



Studi clinici

Loeber et al. (1998) hanno condotto uno studio longitudinale che ha mostrato come i bambini con disturbo della condotta spesso mostrino segni di comportamento antisociale già in età prescolare. Hanno esaminato un campione di oltre 1.000 ragazzi e hanno identificato diversi percorsi di sviluppo per i comportamenti antisociali, suggerendo che la diagnosi precoce e l’intervento possono migliorare significativamente gli esiti a lungo termine.

Fergusson et al. (2005) hanno dimostrato che le esperienze avverse nella prima infanzia, come la violenza domestica o la negligenza, sono fortemente correlate all’emergere di comportamenti di disturbo della condotta.

Interventi Psicologici Efficaci

Gli interventi psicologici per i disturbi della condotta si concentrano su vari aspetti:

1. Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT): La CBT è tra gli approcci più studiati per il trattamento dei disturbi della condotta.

Un’analisi di Weisz et al. (2017) ha dimostrato che la CBT è uno degli approcci più efficaci per ridurre i comportamenti problematici nei giovani, evidenziando l’importanza dell’adattamento del trattamento alle esigenze specifiche del bambino.

Kazdin (2000) ha esaminato come la CBT aiuti i bambini a riconoscere e modificare i pensieri disfunzionali attraverso tecniche di ristrutturazione cognitiva. In uno studio meta-analitico, Henggeler et al. (2009) hanno dimostrato che la CBT è efficace nel ridurre i comportamenti problematici nei giovani, con una riduzione significativa dei comportamenti aggressivi e dell’antisocialità.

In uno studio condotto da Hawkins et al. (2008), i ricercatori hanno scoperto che i partecipanti alla CBT mostrano miglioramenti significativi non solo nel controllo degli impulsi, ma anche nelle abilità di risoluzione dei problemi e nella regolazione delle emozioni.

2. Interventi Basati sulla Famiglia: L’intervento familiare è cruciale. Gonzalez et al. (2015) hanno condotto uno studio che ha dimostrato che i programmi che coinvolgono i genitori migliorano significativamente la comunicazione e riducono i comportamenti problematici. L’approccio di Patterson (1982), noto come “modello del ciclo di rinforzo”, evidenzia come le interazioni familiari possano perpetuare o interrompere i comportamenti disadattivi. Il programma Parent Management Training (PMT) è stato dimostrato efficace nel migliorare le dinamiche familiari e nel ridurre i comportamenti problematici nei bambini.

3. Programmi di Educazione e Abilità Sociali: I programmi come il Positive Action Program, sviluppato da Flay et al. (2005), si concentrano sull’insegnamento di abilità sociali e di problem-solving. In uno studio controllato, Flay ha dimostrato che i partecipanti che hanno seguito il programma hanno mostrato miglioramenti significativi nelle loro abilità sociali e una diminuzione dei comportamenti antisociali. Schultz et al. (2012) hanno evidenziato che tali programmi possono portare a cambiamenti significativi nel comportamento dei bambini e degli adolescenti, contribuendo a migliorare le loro relazioni e il benessere generale.

Differenze di Genere nei Disturbi della Condotta

Le ricerche mostrano che i disturbi della condotta si manifestano in modi diversi tra i generi.

Moffitt (1993) ha identificato due percorsi di sviluppo per i comportamenti antisociali: il percorso “adolescenziale-limite” (caratteristico dei maschi) e il percorso “persistente” (più comune nelle femmine). I maschi tendono a manifestare comportamenti più aggressivi, mentre le femmine possono esprimere il disturbo attraverso comportamenti relazionali, come l’isolamento sociale. Un ampio studio di Broidy et al. (2003) ha confermato che le femmine mostrano più frequentemente comportamenti di opposizione e meno comportamenti violenti rispetto ai maschi.

Inoltre, Gartner et al. (2018) hanno osservato che le femmine con disturbi della condotta possono sperimentare maggiori difficoltà relazionali, portando a problemi di autostima e depressione. Questo suggerisce che le strategie terapeutiche dovrebbero essere adattate per tenere conto delle differenze di genere, come proposto da Crick e Zahn-Waxler (2003), che hanno sottolineato la necessità di approcci differenziati per i maschi e le femmine.


Neuroscienze e Disturbi della Condotta


Le neuroscienze hanno identificato anomalie in aree del cervello associate al controllo degli impulsi, alla regolazione delle emozioni e alla comprensione delle norme sociali nei soggetti con disturbi della condotta.

Fairchild et al. (2011) hanno scoperto che i ragazzi con disturbo della condotta presentano una ridotta attivazione dell’amigdala, un’area del cervello cruciale per l’elaborazione delle emozioni. Questo suggerisce che le anomalie neurologiche possono contribuire ai comportamenti disadattivi.

Un’altra ricerca condotta da Krebs et al. (2014) ha esaminato il ruolo del sistema limbico e della corteccia prefrontale, evidenziando che i soggetti con disturbi della condotta mostrano una disregolazione emotiva e una maggiore reattività a stimoli di ricompensa.

Queste scoperte sono supportate da ricerche di neuroimaging che mostrano differenze strutturali nel cervello dei giovani con disturbi della condotta, suggerendo che le anomalie neurologiche possono influenzare il comportamento antisociale.

Neurodivergenza e Disturbi della Condotta

La neurodivergenza, che include condizioni come l’ADHD e l’autismo, può interagire con i disturbi della condotta.

Murray et al. (2010) hanno dimostrato che i bambini con ADHD hanno un rischio maggiore di sviluppare comportamenti antisociali. In uno studio longitudinale, Biederman et al. (1996) hanno scoperto che circa il 30-50% dei bambini con ADHD può sviluppare un disturbo della condotta nel corso della loro vita. Le difficoltà nella regolazione delle emozioni e nella comprensione delle norme sociali possono aumentare il rischio di sviluppare un disturbo della condotta.

Inoltre, la ricerca di Keenan et al. (2007) ha evidenziato che i bambini autistici possono manifestare comportamenti di disturbo della condotta a causa delle loro difficoltà nel comprendere le norme sociali e le interazioni emotive. Questo suggerisce che i professionisti devono considerare le comorbidità quando si affrontano i disturbi della condotta in popolazioni neurodivergenti.



Segnali Precoci

I bambini con un disturbo della condotta presentano le seguenti caratteristiche:

  • Sono egoisti.
  • Non si relazionano bene con gli altri.
  • Non hanno sensi di colpa.
  • Sono insensibili ai sentimenti e al benessere altrui.
  • Travisano il comportamento altrui sentendosi minacciati e reagiscono in modo aggressivo.
  • Possono comportarsi da bulli, essere minacciosi e spesso rissosi.
  • Possono essere crudeli verso gli animali.
  • Alcuni bambini danneggiano la proprietà, soprattutto appiccando incendi.
  • Possono mentire o rubare.


Alcuni segnali precoci che possono indicare un disturbo della condotta includono:

– Comportamenti aggressivi o distruttivi, come evidenziato da Shaw et al. (2003), che hanno mostrato che questi comportamenti possono manifestarsi già in tenera età. La loro ricerca ha monitorato lo sviluppo di oltre 1.000 bambini, concludendo che i segnali precoci possono essere predittivi di un comportamento problematico futuro.

– Difficoltà nelle relazioni con coetanei e adulti, misurabili attraverso scale di valutazione come il Child Behavior Checklist (CBCL), che fornisce un quadro comprensivo del comportamento del bambino in contesti sociali.

– Violazione delle regole familiari o scolastiche, spesso evidenziata da un cambiamento nel comportamento rispetto alle norme sociali precedentemente rispettate.

– Mancanza di empatia, misurata attraverso scale standardizzate come la Interpersonal Reactivity Index (IRI), utilizzata per valutare la capacità di comprendere i sentimenti altrui. Davis (1980) ha sviluppato l’IRI come strumento per misurare l’empatia e ha dimostrato che i bambini con disturbi della condotta tendono a ottenere punteggi più bassi in questa scala.

Farmacologia e Disturbi della Condotta

Sebbene non esista un farmaco specifico per il disturbo della condotta, alcuni farmaci possono essere utilizzati per trattare sintomi associati.

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e gli stabilizzatori dell’umore possono essere prescritti per gestire l’irritabilità e l’aggressività.

Uno studio di Kollins et al. (2008) ha mostrato che il trattamento farmacologico può essere utile in combinazione con la terapia psicologica, suggerendo che l’approccio integrato è essenziale per ottenere risultati ottimali.

Zeanah et al. (2009), in una revisione della letteratura, hanno sottolineato l’importanza di un monitoraggio attento quando si prescrivono farmaci per i bambini con disturbi della condotta, poiché gli effetti collaterali possono influenzare negativamente il comportamento e il benessere generale.

Suggerimenti per Genitori

Per i genitori, è fondamentale:

1. Stabilire Regole Chiare: Impostare aspettative e conseguenze chiare per i comportamenti. Patterson (1982) ha evidenziato che la coerenza nelle regole è cruciale per il successo del trattamento. La teoria della disciplina positiva di Nelsen (2006) incoraggia l’uso di strategie basate sul rispetto reciproco, creando un ambiente in cui i bambini possono apprendere la responsabilità.

2. Promuovere la Comunicazione: Creare un ambiente aperto in cui i bambini si sentano liberi di esprimere i loro sentimenti. Gonzalez et al. (2015) suggeriscono che una comunicazione efficace può ridurre i conflitti familiari e migliorare il benessere generale.

3. Essere Coerenti: Applicare regole e conseguenze in modo coerente. Dishion et al. (2004) hanno dimostrato che la coerenza nella disciplina migliora i risultati comportamentali. Le famiglie che praticano una disciplina coerente tendono a vedere un miglioramento nelle dinamiche familiari e nel comportamento del bambino.

4. Incoraggiare Attività Positive: Coinvolgere i bambini in attività che promuovano abilità sociali e relazionali. Eccles et al. (2003) hanno dimostrato che l’attività extracurricolare può migliorare le competenze sociali e ridurre il rischio di comportamenti problematici.

5. Cercare Supporto: Non esitare a cercare aiuto professionale se i comportamenti preoccupanti persistono. La consulenza familiare può fornire supporto e strategie utili. Cohen et al. (2010) hanno evidenziato l’importanza del supporto professionale nell’affrontare i comportamenti problematici e nel migliorare le dinamiche familiari.

Conclusione

I disturbi della condotta rappresentano una sfida significativa per individui e famiglie. Comprendere la natura di questi disturbi, le loro manifestazioni e le strategie di intervento efficaci è fondamentale per supportare i bambini e gli adolescenti nel loro sviluppo e nella loro integrazione sociale.

La ricerca continua a fornire nuove intuizioni, contribuendo a migliorare gli approcci terapeutici e a prevenire l’insorgenza di comportamenti disadattivi. Investire nella ricerca e nell’educazione è cruciale per affrontare questa problematica complessa e in continua evoluzione.



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