Ibogaina – Gli allucinogeni in terapia. Tratto da InSostanza
L’ibogaina (12-metossi-ibogaina) è una sostanza psicoattiva – alcaloide indolico monoterpenico – presente in numerosi vegetali.
Essa è principalmente estratta dall’iboga (Tabernanthe iboga) un arbusto della foresta pluviale, originario dell’Africa centro-occidentale.
Le radici di questo arbusto contengono 12 alcaloidi tra cui l’ibogaina, la tabernantina, l’ibogamina e la coronaridina.
L’ibogaina ha un’azione allucinogena ma gli effetti sono in dipendenza della dose:
– a dosi basse, un’azione stimolante il sistema nervoso centrale
– a dosi elevate, proprietà allucinogene.
Questa piccola molecola è considerata un interessante prototipo per lo studio neurobiologico e la scoperta di altri farmaci.
Il meccanismo d’azione dell’ibogaina non è stato ben chiarito e la sua azione clinica, nei confronti degli oppiacei, in un certo senso non è spiegabile dalle sole interazioni recettoriali riconosciute.
Infatti, l’ibogaina, la noribogaina (suo principale metabolita) e il 18-MC:
— non agiscono come agonisti del recettore mu degli oppioidi
— hanno una bassa affinità verso tale recettore
— non attivano le proteine G e quindi la cascata di reazioni successive.
Così l’ibogaina o il suo metabolita si ipotizza abbiano la capacità di modificare i circuiti neurali ovvero di modulare l’attività di diverse vie neurali, compresa quella dopaminergica, della serotonina e dell’acetilcolina. In particolare, appaiono ostacolare l’attività della dopamina inibendone direttamente il rilascio dalla VTA; allo stesso tempo modificano la serotonina e l’acetilcolina che, a loro volta, rallentano ed inibiscono l’azione della dopamina.
L’utilizzazione della ibogaina negli stati di dipendenza da oppiacei (casi clinici o rapporti aneddotici) ha avuto sempre giudizi disaccordi e l’uso medico è stato qualificato come sottocultura.
L’ibogaina presenta gravi effetti collaterali principalmente aritmie cardiache (prolungamento tratto Q-T), la degenerazione delle cellule cerebellari del Purkinje (neuroni che controllano la funzione motoria) e complessivamente la neurotossicità .
L’interesse verso tale sostanza è dovuta ai presunti e potenziali effetti in due principali circostanze:
— la dipendenza da oppiacei, alcol e psicostimolanti
— in gravi stati depressivi.
Per il caso dei disordini psichiatrici, pari interesse ed attività di ricerca suscitano altre sostanze con attività allucinogena, in una specie di terapia psichedelica; si tratta della ketamina, l’ecstasy (MDMA), LSD, la psilocibina o della ayahuasca.
Attualmente, sempre nel tentativo di avere ulteriori composti terapeutici, un istituto di ricerca statunitense ha messo a punto un analogo sintetico dell’ibogaina, chiamato TBG o tabernanthalog (come la pianta Tabernanthe iboga, da cui si estrae in natura); tale versione non ha però effetti allucinogeni.
Questo nuovo composto è stato sperimentato in animali per osservarne l’efficacia sia in casi di assunzione alcolica, di oppiacei (eroina e ricaduta) sia in stati depressivi.
In numerose e differenti prove, il nuovo farmaco ha mostrato promettenti effetti positivi anche se non è ancora conosciuto l’esatto meccanismo d’azione (vedi prima).
Pur nella difficoltà di gestire al meglio il composto, è comunque rilevante che il lavoro sia stato accolto in una rivista prestigiosissima come Nature ed il fatto che composti ad attività complessa, spesso associati al solo uso “ludico”, abbiano avuto “dignità” di rigorose ricerche scientifiche.
montefrancesco
FONTI
– Lindsay P. Cameron et al., A non-hallucinogenic psychedelic analogue with therapeutic potential. Nature, 2020.
– www.insostanza.it Ibogaina
– Breeksema JJ,et al., Psychedelic Treatments for Psychiatric Disorders: A Systematic Review and Thematic Synthesis of Patient Experiences in Qualitative Studies. CNS Drugs. 2020 Sep;34(9):925-946.
– Iyer RN et al., The iboga enigma: the chemistry and neuropharmacology of iboga alkaloids and related analogs. Nat Prod Rep. 2020 Aug 14.
– Barber M et al., Ibogaine therapy for addiction: Consumer views from online fora. Int J Drug Policy. 2020 Sep; 83:102857.