Tabacco Nicotina

Nicotina Scheda

Tabacco.

Dronet-In collaborazione con NIDA – National Institute on Drug Abuse – USA

a cura di: dott. Pietro Madera, dott. Oliviero Bosco, dott. Romualdo Mazzi, ed. prof. Fiorenzo Minelli

Scheda Nicotina – NIDA (National Institute on Drug Abuse) / Dronet – Dowload

TABACCO: COS’E’

Ci sono più di 4.000 composti chimici nei prodotti a base di tabacco.

Uno di questi, la nicotina, identificata per la prima volta a inizio Ottocento, è il componente primario di rinforzo che agisce sul cervello. Il fumo di sigaretta è il metodo più popolare di assumere tabacco, sebbene vi siano in commercio anche gomme da masticare e polvere da sniffo a base di tabacco. Anche questi prodotti “senza fumo” contengono nicotina e numerose sostanze tossiche.

La sigaretta è un sistema di autosomministrazione di droga ad elevata ingegnerizzazione ed estremamente efficace. Attraverso l’inalazione del fumo di sigaretta il fumatore assume in media da 1 a 2 mg di nicotina a sigaretta. Quando il tabacco è fumato, la nicotina rapidamente raggiunge livelli di picco nel torrente circolatorio ed entra nel cervello. Considerata una media di 10 “tiri” per ogni sigaretta fumata nell’arco di 5 minuti, se ne deduce che una persona che consuma un pacchetto e mezzo di sigarette al giorno (circa 30 sigarette) manda quotidianamente al cervello 300 stimoli nicotinici. Anche chi non “aspira” il fumo (fumatori di sigari o di pipa ad esempio) assume nicotina: infatti la sostanza viene facilmente assorbita dalle membrane della mucosa e raggiunge livelli di picco nel sangue e arriva al cervello, sebbene con minore velocità rispetto agli inalatori. Immediatamente dopo l’esposizione alla nicotina ha luogo una “botta” causata in parte dalla stimolazione da parte della sostanza delle ghiandole surrenali con conseguente scarica di adrenalina, la quale stimola l’organismo e causa un repentino rilascio di glucosio, così come un aumento della pressione sanguigna, della respirazione e del ritmo cardiaco.

La nicotina inoltre sopprime l’emissione di insulina dal pancreas, fenomeno che porta i fumatori a una leggera iperglicemia (elevati livelli di glucosio nel sangue). L’effetto “calmante” del fumare riportato dai fumatori è generalmente dovuto alla riduzione degli effetti dell’astinenza più che all’effetto diretto della nicotina sull’organismo.

LA NICOTINA DA’ DIPENDENZA?

LA NICOTINA DA’ DIPENDENZA? Certamente. Molti fumatori usano tabacco regolarmente perché sono dipendenti dalla nicotina. La dipendenza è caratterizzata da una ricerca e da un uso compulsivo della sostanza, nonostante la consapevolezza in merito agli effetti negativi sulla salute che l’assunzione della sostanza comporta. E’ ben documentato che la maggior parte dei fumatori giudicano il tabacco dannoso per l’organismo ed esprimono il sincero desiderio di ridurre il consumo o di smettere definitivamente di fumare. Sfortunatamente la statistica ci dice che solo il 6% delle persone che provano a smettere di fumare ce la fanno, mantenendosi astinenti oltre il mese. I ricercatori hanno dimostrato come la nicotina agisce sul cervello. Anche la nicotina, come tutte le altre droghe, attiva nel cervello i cosiddetti “circuiti della gratificazione”, quelli che regolano le sensazioni di piacere. Una molecola chiave implicata nella mediazione del desiderio di assumere droghe è la dopamina (DA). Le stesse proprietà farmacocinetiche della nicotina aumentano il suo potenziale di abuso. Il fumo di sigaretta produce una rapida distribuzione della nicotina nel cervello, con livelli di picco entro i 10 secondi dall’inalazione. Comunque, gli effetti acuti della nicotina scemano in pochi minuti, così come succede per l’associata sensazione di gratificazione, che costringe il fumatore a continuare l’autosomministrazione di “dosi” al fine di mantenere gli effetti piacevoli della sostanza e prevenire l’astinenza. I sintomi di astinenza da nicotina includono irritabilità, craving (forte desiderio di assumere la sostanza), deficit cognitivi e attentivi, disturbi del sonno, accresciuto appetito. Questi sintomi possono iniziare solo poche ore dopo l’ultima assunzione e portano generalmente il soggetto a fumare di nuovo. Il picco sintomatologico dell’astinenza avviene nei primi giorni dalla sospensione dell’uso di tabacco e può diminuire in poche settimane, anche se in alcune persone i sintomi possono protrarsi anche per mesi. La compulsione a fumare, dopo aver provato anche solo una sigaretta, resterebbe latente per tre anni e più. Lo sostiene uno studio comportamentale condotto su 6000 adoloscenti britannici, pubblicato nel 2006 su Tobacco Control. Mentre l’astinenza è collegata agli effetti farmacologici della nicotina, molti fattori comportamentali possono aggravare la severità dei sintomi astinenziali. Per alcuni la sensazione, l’odore, la vista di una sigaretta, nondimeno il rituale del prendere, maneggiare, accendere e fumare una sigaretta sono stimoli fortemente associati alla piacevolezza degli effetti del fumo e possono peggiorare astinenza e craving. E’ per questo che sebbene gomme alla nicotina e cerotti a rilascio prolungato di nicotina possono alleviare gli aspetti farmacologici dell’astinenza, il craving spesso persiste. Altre forme di rimpiazzamento della nicotina tipo gli inalanti cercano di dare risposte a questo problema, mentre le terapie comportamentali possono aiutare i fumatori a identificare gli eventi ambientali scatenanti il craving e le strategie più efficaci di fronteggiamento.

GLI ALTRI COMPOSTI CHIMICI DEL FUMO

La ricerca mostra che la nicotina non è l’unico ingrediente psicoattivo presente nel tabacco. Attraverso le nuove tecniche di neuroimmagine gli scienziati possono osservare direttamente gli effetti del fumo di sigaretta sul cervello e hanno trovato un consistente decremento dei livelli di monoamino ossidasi (MAO), un importante enzima responsabile dell’abbattimento della dopamina: questo cambiamento è causato probabilmente da sostanze contenute nel fumo di tabacco diverse dalla nicotina, in quanto è noto che la nicotina da sola non può alterare significativamente i livelli delle MAO. Pertanto si abbassano le due forme MAO (A e B) e si alzano i livelli di dopamina: è questa un’altra ragione per la quale i fumatori continuano a fumare, per mantenere elevati i livelli di dopamina. Recentemente, ricerce finanziate dal National Insitute on Druge Abuse americano (NIDA) hanno mostrato negli animali che l’acetaldeide, un altro costituente chimico del fumo di tabacco, aumenta drasticamente le proprietà di rinforzo della nicotina e può contribuire allo sviluppo di dipendenza da tabacco; sembra che questo effetto sia legato all’età: animali in fase adolescenziale mostrano maggiore sensibilità a questo effetto di rinforzo, per cui se ne può dedurre che il cervello degli adolescenti può essere maggiormente vulnerabile alla dipendenza da tabacco rispetto al cervello di soggetti adulti.

I PESTICIDI NEL TABACCO

Nel fumo di tabacco sono presenti anche elevate quantità dei seguenti pesticidi: flumetralin, endocrine, pendimethalin, trifluralin. Lo ha rivelato la Colorado School of Mines in uno studio pubblicato nel 2006 su Analytical Chemistry dai ricercatori John Dane, Crystal Havey e Kent Voorhees. I pesticidi in questione, identificati attraverso analisi spettrometrica (electron monochromator-mass spectrometry analysis EM-MS) del fumo di un ampio campione di sigarette commerciali, sono nocivi al sistema riproduttivo, ai processi ormonali, allo sviluppo. Tre di questi pesticidi sono stati riconosciuti come agenti cancerogeni e patogeni del sistema endocrino. I pesticidi, comunemente utilizzati nel processo di produzione del tabacco, sopravvivono alla combustione a un livello pari al 10% di residuo di quanto presente nel tabacco.

LE CONSEGUENZE MEDICHE DELL’USO DI TABACCO

Negli USA il fumo di tabacco uccide 440.000 americani ogni anno. Praticamente più di quanto uccidono insieme alcol, cocaina, eroina, omicidi, suicidi, incidenti d’auto, incendi e AIDS. Dal 1964 più di 12 milioni di americani sono morti prematuramente per problemi legati all’assunzione di tabacco. Il fumo di sigaretta danneggia ogni organo del nostro corpo. E’ stata provata la sua connessione con leucemia, cataratta, malattie polmonari, cancro (1/3 di tutte le morti per cancro). I tassi di mortalità per cancro sono doppi fra i fumatori rispetto ai non fumatori, anche quadrupli fra i fumatori pesanti. Fra le forme tumorali maggiormente sviluppate in un fumatore prevale il cancro ai polmoni (il fumo di sigarettà risulta collegato al 90% di tutti i casi di tumare ai polmoni) Il fumo è anche associato al cancro a bocca, faringe, larigne, esofago, stomaco, pancreas, utero, reni, uretere, vescica. Oltre ai tumori il fumo causa disturbi polmonari quali bronchiti, enfisema, può esacerbare sintomi asmatici, ecc. Il fumo aumenta anche il rischio di disturbi cardiocircolatori, quali ictus, attacco di cuore, disturbi vascolari, aneurisma. L’esposizione ad elevate concentrazioni di nicotina può essere estremamente tossica e produrre vomito, tremori, convulsioni, morte. Infatti una dose di nicotina pura può uccidere una persona in pochi minuti.

FUMO E GRAVIDANZA

Negli USA è staimato che il 18% delle donne in gravidanza continua a fumare. Il monossido di carbonio e la nicotina può interferire con il supporto di ossigeno al feto. La nicotina trapassa la placenta sviluppando concentrazioni nel feto del 15% più elevate di quelle dell’organismo della madre. La nicotina si concetra pricipalmente nel sangue del feto, nel liquido amniotico e nel latte materno. Combinati, questi fattori possono avere conseguenze pericolose sul feto e sull’infante. In USA il fumo durante la gravidanza provoca circa 1.000 casi di mortalità prenatale all’anno. Oltre la mortalità, si contano casi di ritardo di crecscita del feto e scaso peso alla nascita. I neonati di madri fumatrici mostrano precocemente segni di astinenza e stress. In ogni modo, è stato riscontrato che fumare due pacchetti al giorno durante la gravidanza raddoppia le probabilità che il bambino diventi in futuro dipendente da tabacco.

ADOLESCENZA E FUMO

L’uso di tabacco nell’adolescenza è il risultato non soltanto di influenze psicosociali, quali la pressione dei coetanei: recentir icerche indicano ragioni biologiche e genetiche che predispongono il soggetto a una maggiore vulnerabilità. Comunque anche un uso intermittente di tabacco può sviluppare nel giovane dipendenza. Studi sperimentali sull’animale dimostrano che gli adolescenti sono in generale maggiormente vulnerabili agli effetti di rinforzo della nicotina rispetto agli adulti. Per questo non dovrebbero nemmeno “provare” una sigaretta.

Gilberto Gerra, Amir Zaimovic
Centro Studi Farmacotossicodipendenze, Dipartimento Dipendenze Patologiche, AUSL di Parma
DRONET

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