I disturbi della coscienza dell’Io

I disturbi della coscienza dell’Io

Le alterazioni della coscienza dell’Io vanno sotto il nome di depersonalizzazione.

Secondo Jaspers la depersonalizzazione è l’angosciante vissuto che gli eventi psichici non appartengano più all’Io ma gli siano estranei ed indotti dall’esterno.




Nella depersonalizzazione vi è come una perdita, un’insufficienza, un’estraneità di quel contatto vivo e sostanziale che ognuno di noi esperimenta nei confronti del proprio mondo psichico interiore, del proprio corpo, della realtà esterna; è come se si incrinasse la naturale articolazione dell’Io verso questi tre poli.

  • Depersonalizzazione autopsichica

Il soggetto si sente cambiato, impersonale e vago; il sentimento dell’esistenza si affievolisce e giunge a gradi estremi di alterazione senza mai annullarsi completamente.

La propria vita psichica o parti di essa fanno emergere un sentimento di estraneità e di non appartenenza all’Io; il soggetto non si riconosce più nelle proprie idee azioni ed emozioni. A ciò si associa un sottofondo affettivo spiacevole, per lo più ansioso, e frequentemente il soggetto manifesta il timore di impazzire.

Una particolare forma di depersonalizzazione autopsichica è la sensazione di perdita di sentimenti, tipico della depressione.

  • Depersonalizzazione somatopsichica

Indica il sentimento di estraneità del proprio corpo o di parti di esso, per cui il corpo o le sue parti sono esperite e vissute come distaccate, estraniate dal resto del Se, non più appartenenti all’Io. (Sindrome di Kotard , dismorfofobia).

Questa esperienza può accompagnarsi a sensazione di cambiamento o di trasformazione di organi.

  • Depersonalizzazione allopsichica o derealizzazione.

Il soggetto non riconosce la realtà circostante come la realtà famigliare con cui ha convissuto fino ad allora. Questa assume un colorito, un’atmosfera strana, differente da quella abituale per cui le cose circostanti sembrano lontane, distaccate, l’ambiente è divenuto irreale, estraneo. Si tratta di un sintomi frequentemente presente nelle psicosi e negli stati di ansia.

  • Alterazione del sentimento di delimitazione dell’Io

In questo stato vi è, a seguito della perdita dei normali confini dell’Io, quasi una fusione dell’Io del paziente con quello di un altro oppure del mondo intero.

Fa parte di questo disturbo l’estasi, nella quale i limiti tra la propria individualità ed il mondo esteriore vengono annullati ed il soggetto si espande all’infuori di sé fino al congiungimento con Dio.

Disturbi dei confini dell’Io, tipicamente schizofrenici, sono il transitivismo, e cioè l’attribuire le proprie idee, stati d’animo, pensieri ad altri, ed il furto del pensiero, per cui il pensiero è divenuto noto agli altri o rappresentato nei messaggi televisivi e nei giornali.

  • Alterazione della coscienza di identità

È esperito come rottura del rapporto di continuità con la personalità precedente, e si manifesta con un sentimento di distanza, lontananza, estraneazione e diffidenza rispetto a sé stessi; tele disturbo può comparire in soggetti normali in particolari fasi evolutive (ad es. età puberale, adolescenza), divengono patologici quando non si riconosce un continuum della identità nelle varie fasi (ad es. disturbi schizofrenici e depressivi).

  • Alterazione dell’unità dell’Io

È caratterizzato dall’esperienza della coesistenza di due personalità nello stesso soggetto, aventi però caratteri di identità ben definiti ed indipendenti, detto anche sdoppiamento della personalità; è tipico della schizofrenia. Questo disturbo non deve essere confuso con le personalità multiple dell’isteria, dove più personalità coesistono ma alternandosi tra loro e di cui la personalità originaria non è a conoscenza.

In questo stesso ambito rientra l’esperienza di sdoppiamento somatico che si manifesta sotto forma di autoscopia: questa esperienza consiste nella visione dell’immagine di sé stesso o di proprie parti poste a breve distanza e a grandezza naturale; l’immagine è trasparente come se fosse proiettata su un vetro, priva di colore e con particolari ben nitidi. Questo fenomeno si manifesta maggiormente al tramonto e di notte e dura pochi secondi. Tale stato, oltre che in soggetti normali con un eccessivo stato di affaticamento, è stato osservato in epilettici, soggetti con patologia organica cerebrale, nelle psicosi esogene e nella schizofrenia. L’autoscopia non può essere considerato un sintomo patognomonico.



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