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Il Minnesota Starvation Experiment , effettuato nell’Università del Minnesota tra il 19 novembre 1945 ed il 20 dicembre 1946, è tuttora lo studio più importante realizzato allo scopo di indagare gli effetti della restrizione calorica e della perdita di peso nelle persone di peso normale.

Il periodo storico è quello dell’immediato dopoguerra; le forze alleate si trovavano a muoversi in territori devastati dai bombardamenti e dalla miseria.

Deportati del campo di sterminio di Au­sch­wi­tz

Foto e filmati dei corpi straziati dalla denutrizione incontrati dalle truppe che facevano accesso ai lager si diffusero rapidamente in tutto il mondo; uomini e donne sopravvissuti sopportando ogni tipo di frustrazione e con una alimentazione al limite della deprivazione calorica.

Un impatto notevole ebbe anche l’osservazione degli effetti devastanti su quei corpi della ripresa improvvisa di una alimentazione normale; soldati che donavano il proprio cibo ai prigionieri per poi constatarne la incapacità di nutrirsene o gli effetti negativi sul loro organismo ormai disabituato ad assimilare determinati alimenti.

Preso atto della scarsità di conoscenze scientifiche sul tema della malnutrizione tra il novembre 1945 e il dicembre 1946 presso l’Università del Minnesota il professore e consulente del dipartimento di guerra Ancey Keys diede il via allo studio clinico denominato Minnesota Starvation Experiment (M.S.E.).

L’esperimento aveva lo scopo di comprendere come la fisiologia umana reagisse ad una prolungata condizione di deprivazione alimentare con l’obiettivo di definire delle linee guida adottabili in condizioni emergenziali quali i teatri di guerra o le aree geografiche interessate da fenomeni di carestia.




Lo studio di Ancey Keys è tuttora il principale studio realizzato scientificamente per indagare gli effetti della derivazione calorica negli esseri umani. L’attendibilità dei dati raccolti è dovuta al fatto che il campione di soggetti analizzato è stato tenuto strettamente sotto controllo clinico per tutta la durata dell’esperimento essendo di fatto rinchiusi chiuso all’interno del dipartimento di ricerca permettendo di controllare ogni singolo aspetto del loro comportamento e delle loro reazioni fisiologiche.

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Al termine dello studio, Keys e collaboratori pubblicarono un libro in due volumi di 1.385 pagine “The Biology of Human Starvation” (Keys et al. 1950).

Per reclutare i soggetti necessari allo svolgimento dello studio vene proposto a più 100 uomini normopeso e in buone condizioni di salute l’adesione al progetto in alternativa allo svolgimento del servizio militare.

Di questo campione iniziale, furono selezionati i 36 uomini che avevano il migliore stato di salute fisico e psicologico e un’elevata motivazione verso gli obiettivi dell’esperimento. L’obiettivo dichiarato dello studio era infatti quello di individuare le linee guida e le migliori procedure per aiutare le persone vittime di carestia o malnutrizione

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L’obiettivo dichiarato dello studio era quello di individuare le linee guida e le migliori procedure da adottare per aiutare le persone vittime di carestia o malnutrizione.

I partecipanti erano tutti bianchi, obiettori di coscienza, di età compresa tra 22 e 33 anni e 25 erano membri delle Historic Peace Churches.

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Lo studio fu diviso in 4 fasi:

Fase 1. Periodo di controllo.

Durata 12 settimane. Fase dove si è standardizzato l’introito calorico somministrato. I volontari si cibarono normalmente mentre fu studiato dettagliatamente il loro comportamento, la loro personalità e le loro modalità alimentari. Durante questo periodo i partecipanti assunsero in media 3.492 kcal con aggiustamenti in modo da portare ogni soggetto vicino al proprio peso ritenuto “ ideale”. In questo periodo sono stati eseguiti una serie di esami fisiologici e psicologici finalizzati ad inquadrare con precisione la condizione fisica e mentale di ognuno.

Fase 2. Periodo di semi digiuno.

Durata 24 settimane.  I partecipanti furono sottoposti a una restrizione che corrispondeva circa alla metà del loro introito calorico iniziale (in media 1.570 kcal). Il cibo scelto era quello della dieta tipicamente disponibile alle persone europee colpite dalla carestia bellica nel periodo del dopoguerra. L’attività fisica era moderata.

Questo regime determinò nei partecipanti una perdita approssimativa del 25% del peso iniziale.

Fase 3. Periodo di riabilitazione controllato.

Durata 12 settimane, I partecipanti vennero suddivisi in due gruppi principali ed in sottogruppi. Ai vari sottogruppi vennero differenti somministrati integratori vitaminici e proteici allo scopo di determinare quale fosse il modo migliore per ripristinare le condizioni fisiologiche ottimali precedenti al digiuno

Fase 4. Periodo di riabilitazione incontrollato

I partecipanti avevano la possibilità di nutrirsi a piacimento ma la qualità e quantità dei cibi assunti veniva monitorato

Durante questo periodo gli uomini fanno fatica a ricominciare a mangiar normalmente. Fanno pasti enormi, raggiungono le 10,000 kcal al giorno, ma poi continuano ad avere fame; fanno fatica a smettere di mangiare prima di stare fisicamente male. Alcuni non fanno altro che mangiare nel corso di tutta la giornata. Diversi riportano nausea e vomitano spesso. Non prima di 5 mesi dall’inizio della ri-alimentazione la maggior parte dei soggetti normalizzano il proprio regime alimentare. Alcuni poi continuano a mangiare in quantità eccessive.

La maggior parte dei risultati fu riportata solo per 32 uomini, dato che quattro si ritirarono. Nonostante le risposte individuali, rispetto alla perdita di peso, variassero notevolmente, tutti gli uomini sperimentarono drammatici cambiamenti fisici, psicologici e sociali.

Gli uomini riportarono numerose modificazioni fisiologiche come: ridotta tolleranza alle basse temperature, vertigini, stanchezza estrema, indolenzimento muscolare, dolori addominali, scomparsa del desiderio sessuale, perdita di capelli, ridotta coordinazione, ipersensibilità al rumore e alla luce e ronzii nelle orecchie. Oltre a questi sintomi furono rilevati anche importanti cambiamenti psicologici: depressione, irritabilità, apatia, ansia, sbalzi del tono dell’umore.


Tra i vari sintomi fisici e cognitivi rilevati vi furono:

  • Perdita di peso: in media, i volontari perdono circa il 25% del loro peso corporeo
  • Riduzione del metabolismo basale
  • Problemi gastrointestinali
  • Diminuzione della forza, giramenti di testa, svenimenti
  • Disturbi del sonno
  • Dolori muscolari
  • Mal di testa
  • Ipersensitività alla luce e al rumore, disturbi nelle percezioni visive e uditive anormali
  • Riduzione della temperatura corporea, percezione di freddo costante
  • Difficoltà di concentrazione

Tra le alterazioni comportamentali vi furono

  • Preoccupazione generale per il cibo : pensieri ossessivi e fantasie ricorrenti sull’alimentazione, focalizzazione delle conversazioni sul tema del cibo
  • Uso di ritualità legate al cibo e sviluppo di gusti anormali: mangiare lentamente, giocherellare con il cibo, appartarsi per mangiare senza essere osservati, impiegare molto tempo, fino a due ore, per mangiare un quantitativo di cibo che potrebbe essere mangiato in pochi minuti
  • Riduzione del tempo dedicato all’alimentazione
  • Interesse per materiali e situazioni legati al cibo. collezionare ricette, utensili per cucinare, libri di cucina ecc.
  • Abbuffate

Tra gli effetti emotivi, sociali e psichici vi furono:

  • Cambiamenti emotivi: Si sono evidenziati frequentemente cambiamenti nel tono dell’umore, casi di depressione, casi di esaurimento nervoso, di ansia e attacchi di panico. Alcuni volontari mostrarono un senso di apatia verso attività e persone che prima trovavano interessanti; spesso smisero perfino di prendersi cura di sé, dell’igiene personale o del luogo dove vivono. Altri manifestarono irritabilità e scatti d’ira alternando tristezza ad eccessiva euforia
  • Isolamento sociale: si sono evidenziati casi di isolamento sociale legati a vissuti di inadeguatezza sociale
  • Diminuzione della libido e perdita di interesse verso le attività sessuali

Esiti dell’esperimento

Durante il periodo di ri-alimentazione, gli uomini hanno faticato a ricominciare a mangiar normalmente. In alcuni casi si sono avute manifestazioni di bulimia con pasti che raggiungono le 10,000 kcal al giorno, a seguito dei quali il soggetto continua ad avere fame; I soggetti fanno fatica a smettere di mangiare prima di stare fisicamente male. Alcuni non fanno altro che mangiare nel corso di tutta la giornata. Diversi riportano nausea e vomitano spesso. 

Frequentemente soni necessari almeno 5 mesi dall’inizio della ri-alimentazione affinchè i soggetti normalizzano il proprio regime alimentare; in alcuni poi continuano a mangiare in quantità eccessive.

Malgrado questo esperimento sia ormai datato molti anni costituisce tuttora un interessante stimolo di riflessione per quanti si occupino di disturbi del comportamento alimentare (DCA) .

Da un punto di vista clinico e diagnostico le alterazioni psicologiche emotive e comportamentali espresse dai soggetti partecipanti all’esperimento sono suggestive di una analogia con la sintomatologia riscontrabile in pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare (DCA) quale quello dell’anoressia nervosa

Curiosità:

Ancey Keys è diventato famoso prevalentemente come scopritore della cosiddetta “dieta mediterranea”

BIBLIOGRAFIA

Kalm, L.M., & Semba, R.D. (2005). They starved so that others be better fed: Remembering Ancel Keys and the Minnesota Experiment. Journal of Nutrition, 135, 1347–1352

Keys, A., Brozek, J., Henshel, A., Mickelson, O., & Taylor, H.L. (1950). The biology of human starvation, (Vols. 1–2). Minneapolis, MN: University of Minnesota Press.

Tucker, T. (2007). The great starvation experiment: Ancel Keys and the men who starved for science. Minneapolis, MN: University of Minnesota Press.



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