Cos’è l’ EMDR e a cosa serve

Cos’è l’ EMDR e a cosa serve

Cos’è l’ EMDR e a cosa serve

L’ Eye Movement Desensitization and Reprocessing, meglio noto come EMDR, è una particolare terapia utilizzata per trattare problematiche psicologiche legate a un eventuale trauma o a stress basata sulla desensibilizzazione attraverso il movimento oculare. Introdotto per la prima volta dalla psicologa statunitense Francine Shapiro tra gli anni 1987 e 1990 questo metodo ha saputo, durante, gli anni riscontrare il favore di moltissimi protagonisti e, proprio per tale ragione, rappresenta a oggi una delle terapie più utilizzate in ambito psicoterapico.

EMDR

Alla base degli studi condotti da Shapiro vi era la ferma convinzione che l’uomo è caratterizzato un sistema intrinseco e adattivo che gli consente di elaborare i ricordi. Talvolta, in caso di eventi traumatici è possibile che l’elaborazione di tali ricordi non avvenga in maniera corretta e si sviluppi, quindi, una patologia.

Concentrandosi principalmente sulla rievocazione dell’evento traumatico, L’EMDR, si pone come principale scopo quello di far rivivere tale ricordo favorendo una conseguente diminuzione dei sintomi.

Durante le sedute di terapia EMDR il paziente sarà assistito dal proprio terapista tramite una specifica stimolazione nervosa in grado di coinvolgere, talvolta, entrambi gli emisferi cerebrali.




Come viene svolta una seduta di EMDR

Essendo una terapia che rientra tra gli interventi di psicoterapia, l’EMDR è un metodo terapico volto a favorire la rielaborazione degli eventi tramite la stimolazione sensoriale bilaterale.

Un intervento di questo tipo permette a chi effettua la seduta di percepire il ricordo con più distacco, di provare le emozioni meno vividamente, sensazioni fisiche meno disturbanti e, soprattutto, abbandonare definitivamente le convinzioni negative su se stesso.

Lo psicoterapeuta dovrà, quindi, riuscire a far rielaborare al paziente il ricordo corretto, guidando quest’ultimo mediante un’apposita stimolazione tattile in grado di stimolare il movimento oculare.

La terapia con l’EMDR viene praticata secondo un procedura che prevede otto fasi che descriviamo qui sinteticamente:

  • Prima fase: Anamnesi. Il terapeuta dialoga con il paziente per raccogliere tutti i dati utili alla terapia, con particolare attenzione sui ricordi e sensazioni correlati all’evento traumatico;
  • Seconda fase: Preparazione del paziente. Il paziente viene edotto in merito alle tecniche a cui verrà sottoposto ai fini dell’EMDR. Inoltre, viene aiutato a rilassarsi per allentare il disagio e la tensione iniziale;
  • Terza fase: Assessment. E’ la fase in cui il terapeuta porta la piena attenzione del paziente sul ricordo foriero del trauma da rielaborare.
  • Quarta fase: Desensibilizzazione. Il terapeuta pratica, nel far riaffiorare il ricordo traumatizzante e tutte le sue sgradevoli sensazioni, la cosiddetta stimolazione bilaterale;
  • Quinta fase: Installazione. I terapeuta cerca di imprimere delle convinzioni positive in merito all’evento traumatico nel paziente, in sostituzione di quelle negative;
  • Sesta fase: Scansione corporea. Il terapeuta aiuta il paziente a decifrare le risposte emotive insite nel suo corpo, aiutandolo a individuare i punti di accumulo di tensione;
  • Settima fase: Chiusura della seduta. Attraverso tecniche di rilassamento, il terapeuta aiuta il paziente a concludere la seduta suggellandola con sensazione di serenità e pace con sé stesso.
  • Ottava fase: Rivalutazione. Fase riservata alla seduta successiva, è finalizzata all’osservazione delle risposte emotive riportate dal paziente a seguito della seduta precedente.

La pratica si basa principalmente sulla tecnica della stimolazione bilaterale.

Nel corso della seduta il terapeuta focalizza, con domande mirate, l’attenzione del paziente sul ricordo traumatizzante e sollecita movimenti oculari che sincronizzano l’attività degli emisferi cerebrali, nei seguenti modi:

  • Stimolazione visiva, attraverso particolari movimenti eseguiti con le mani;
  • Stimolazioni uditive, attraverso l’ascolto alternato di suoni;
  • Stimolazioni cinestetiche: attraverso delicati picchiettamenti con le dita sul corpo del paziente.

Tali sistemi, sollecitando la sincronizzazione dell’attività dei due emisferi cerebrali, permettono al terapeuta di aiutare il paziente a rielaborare il trauma.



In quali casi viene utilizzata la terapia EMDR

Questa specifica terapia è particolarmente indicata nei casi di:

Occorre, però, specificare che non tutti i traumi sono classificabili alla stessa maniera. In ambito clinico è, infatti, possibile distinguere due differenti tipologie di traumi: quelli con la T maiuscola (big t) e quelli con la t minuscola (small t). I primi riguardano i soggetti che presentano un disturbo tale da fargli credere di rischiare la propria integrità fisica, mentre i traumi con la t minuscola sono, nella maggior parte dei casi, di tipo relazionale e derivano da contesti in cui le figure di attaccamento non riuscivano a soddisfare i bisogni emotivi.

EDMR: reazioni a livello cerebrale

Nonostante gli ormai svariati anni di studi e utilizzo, la medicina non è ancora riuscita a comprendere gli effetti causati dalla terapia EMDR sul cervello. Tra le ipotesi maggiormente accreditate vi è quella che afferma come i movimenti oculari stimolerebbero un processo simile al sonno della fase REM.

Le stimolazioni bilaterali avrebbero come obiettivo quello di favorire la connessione tra i due emisferi cerebrali, aiutando la rielaborazione degli eventi passati. Un’altra ipotesi plausibile dichiara che le stimolazione effettuate dal medico consentono il distanziamento dall’esperienza traumatica, in quanto i soggetti in terapia si distraggono dal compito di seguire le dita.

Effetti collaterali

La grande intensità che caratterizza le sedute di EMDR può, talvolta, causare nel paziente qualche lieve effetto collaterale. Qualora, infatti, non si riuscisse a completare l’elaborazione del ricordo, vi è la possibilità che il paziente finisca il processo di rielaborazione nelle ore successive alla seduta.

EMDR: una terapia di conclamata utilità

Nonostante la possibile verifica di effetti collaterali, la terapia EMDR è riconosciuta dalla comunità scientifica come una delle principali metodologie utili alla risoluzione di problemi relativi alla psicologia. A partire dal lontano 1987, anno in cui la dottoressa Shapiro ha per la prima volta introdotto il concetto di EMDR, sono stati effettuati numerosi studi che hanno confermato l’assoluta efficacia del trattamento. Le ricerche svolte nel corso dei passati 35 anni hanno, inoltre, evidenziato come lo svolgimento di tale terapia comporti, in alcuni soggetti, alcune variazioni fisiologiche e strutturali. È, infatti, ormai ampiamente dimostrato come il sottoporsi a una terapia EMDR favorisca una normalizzazione dei livelli di cortisolo e cambiamenti a livello cerebrale, soprattutto nelle zone dell’ippocampo e del lobo temporale mediale.

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