Il senso di fallimento rispetto al suicidio nel carcere di Verona di Donatella Hodo. I professionisti di FeDerSerD si interrogano

Il senso di fallimento rispetto al suicidio nel carcere di Verona di Donatella Hodo. Una storia di dipendenza, droga e carcere in una Società silente. I professionisti di FeDerSerD si interrogano

La FeDerSerD Federazione Italiana Operatori Dipartimenti e Servizi Dipendenze si interroga, a partire dalla notizia della disgrazia avvenuta nel carcere di Verona dove la povera detenuta Donatella Hod si è tolta la vita, sul significato delle parole “cura”, “guarigione” e “cambiamento” , richiamando alla necessità di ricordare che il carcere è un luogo inadeguato alla cura di un soggetto con dipendenza patologica, un luogo in cui la persona dipendente può solo peggiorare le sue condizioni correlate alla sua fragilità complessiva, determinata molto spesso non solo dalla dipendenza, ma anche dalle patologie psichiche e infettivologiche associate.

Il suicidio di Donatella, l’impotenza del padre e la disperazione del giudice mettono in pesante discussione il sistema d’intervento complessivo; denunciano il fatto che i Servizi, per il grave e progressivo impoverimento delle risorse, e lo spreco di energie in attività burocratiche, non riescono a fare più il lavoro che potrebbero fare; sottolineano che le posizioni ideologiche nello scegliere strumenti e servizi è dannoso per la salute e vedono il Carcere come un luogo dove una disperata storia di dipendenza può trovare anche tragici epiloghi.

E’ più che mai evidente l’assoluta necessità di una revisione organica della legislazione nazionale in materia di dipendenze (DPR 309/90 e successive modificazioni), e di una revisione del sistema di cura adattato alle esigenze correnti.

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