SEMIOLOGIA DELLA AFFETTIVITA’ DI BASE

Psichiatria

SEMIOLOGIA DELLA AFFETTIVITA’ DI BASE

L’affettività è costituita da stati d’animo che si originano sia spontaneamente, sia in via secondaria per effetto di circostanze esteriori e che sono vissuti dall’Io con viva aderenza, nell’arco di una polarità che dal piacere al dispiacere, dal gradevole allo sgradevole. Gli affetti sono dunque fatti psicologici, modificazioni interiori della psiche che appartengono fondamentalmente ed esclusivamente al soggetto che le vive.

L’affettività riguarda dunque l’insieme dei sentimenti vitali ,umori ed emozioni dell’individuo.

  • Emozioni

Sono un sommovimento psichico interiore sconvolgente per la sua intensità, ad insorgenza acuta ed a rapido esaurimento (furore, giubilio, spavento).

Sono determinate sempre da una situazione ambientale e quindi reattive.

Oltre ad influenzare profondamente i processi psichici ed il comportamento, si esprimono sul versante neurovegetativo con tachicardia, rossore, pallore etc.

  • Sentimenti

Sono componenti dell’affettività attenuate nella loro intensità rispetto alle emozioni, piuttosto persistenti ed esprimono la particolare risonanza affettiva con la quale l’individuo vive la realtà corporea, i suoi processi psicologici, la sua socialità caratterizzati dalla proprietà del piacevole o spiacevole.

I sentimenti possono distinguersi in

somaticiche possono essere sensoriali di cui il più tipico è il dolore che lascia di sé solo un vago ricordo, e diffusi o vitali, collegati con la cenestesi e cioè la percezione immediata della totalità dell’organismo in cui vengono compresi benessere, sazietà e stanchezza.

Psichici che possono essere direzionali in quanto presuppongono un oggetto o reattivi, possono essere soggettivi quali gioia, tristezza, di valore quali quelli di valutazione di sé come forza, vigorosità etc., o di valutazione degli altri come amore, odio etc.




  • Umore

Secondo Lersh è “la tonalità, il colorito affettivo vitale che condiziona permanentemente in un modo o in un altro la nostra esistenza””

È quindi lo stato basale dell’affettività ed esprime sia il temperamento sia la disposizione abituale sia un temporaneo stato affettivo.

Schneider divide il fondo dallo sfondo in cui il primo è il colorito costante dell’affettività mentre il secondo è uno stato affettivo motivato da una circostanza e che si esprime a distanza di tempo o su un altro evento. Inoltre evidenzia “reazioni abnormi all’evento”, che possono essere eventi esterni la cui patologicità o meno dipende “largamente dall’osservatore e dalla sua valutazione personale e soggettiva delle cause” e reazioni ad avvenimenti interni innescate spesso da avvenimenti caratteristici che vanno ad incidere in punti deboli, rafforzando, rivivificando conflitti interiori.

  • Umore depressivo

Consiste in un abbassamento del tono dell’umore che si manifesta con sentimenti di tristezza, di abbattimento, di rammarico, di pessimismo, di dolore.

Nelle forme più gravi tutta la corporeità è investita, i movimenti si fanno rallentati fino all’estremo (stupor). L’eloquio è lento e penoso, l’ideazione si fa lenta e povera di contenuti. Può essere associata angoscia.

È l’incapacità di provare piacere dalle cose piacevoli, e comunque, tutto ciò che prima provocava piacere ed era ricercato dal soggetto adesso lo lascia completamente indifferente.

  • Sentimento della mancanza di sentimenti

Si ha un’assenza di interesse anche negli affetti: il paziente non riesce ad essere più partecipe dei sentimenti dei famigliari; ciò che accade ai famigliari lo lascia indifferente (indifferenza di cui il paziente è consapevole).Questa autoconsapevolezza provoca una grande pena nel paziente ed è percepito dal paziente come grave colpa.

  • Umore espansivo

Consiste in un innalzamento del tono dell’umore che può andare da un grado semplice di euforia ad uno di intensa esaltazione.

Nell’euforia l’umore è gaio, i sentimenti ed i pensieri hanno una tonalità gradevole. Nell’esaltazione invece si ha una accelerazione ideica, logorrea, eccitamento psicomotorio.

  • Umore irritabile

È una condizione di abnorme risonanza affettiva a stimoli e situazioni di scarsa entità (abbassamento della soglia emotiva) esprimentesi con reazioni di rabbia, stizza, ira.

  • Labilità affettiva

È caratterizzata da una marcata instabilità dell’umore che trapassa in modo improvviso dalla gioia alla tristezza o allo stato basale per stimoli inadeguati. C’è un’intensa partecipazione mimica che si estrinseca con effusioni esteriori marcate di pianto e riso.

  • Apatia

Vi è una indifferenza affettiva nonostante che la mente sia in grado di rendersi esattamente conto della realtà. Vi è una mancanza di sentimenti di fronte a qualsiasi stimolo. Gli eventi che si svolgono nell’ambiente vengono colti in modo puramente oggettivo senza che evochino alcun sentimento

  • Stupore emozionale

Avviene di solito dopo traumi psichici molto intensi e si perde momentaneamente la capacità di far fronte adeguatamente a questi fenomeni. Si ha inerzia motoria, mutismo, fisionomia rigida.

Condizione di timore o paura immotivata per situazioni od oggetti associata ad una forte componente ansiosa. Il soggetto pur criticando tali esperienze come abnormi od assurde non riesce a superarle ed attua tutta una serie di condotte tendenti all’evitamento della situazione scatenante.

  • Sentimento di anaffettività

Il soggetto lamenta una carenza di vibrazione emotiva interiore, si sente come svuotato dei sentimenti più familiari che lo vincolano alle persone care. (schizofrenia)

  • Ambivalenza affettiva

È la coesistenza simultanea di sentimenti opposti e contraddittori nei confronti di una stessa persona o situazione. Esprime una discordanza interiore. (schizofrenia)

  • Penetranza affettiva abnorme

È uno stato d’animo particolare che coglie anche persone normali davanti a certi spettacoli della natura che commuovono od esaltano così che sembra di immedesimarsi in essa.

Si ritrova nella schizofrenia dove avvenimenti comuni assumono per la coscienza del soggetto delle tonalità o dei significati eccezionali.



L’ansia ha una componente normale ed una patologica.

L’ansia è infatti quello stato che ha avuto un importante significato adattivo per l’uomo primitivo in quanto gli ha permesso di sopravvivere in un ambiente pericoloso ed ostile mediante la previsione di potenziali pericoli innestata dall’ansia.

Una delle conseguenze positive dell’ansia è l’aumento della vigilanza nei confronti di futuri pericoli ed è così che l’ansia riesce ed influenzare una capacità primariamente adattiva dell’uomo.

Secondo Liddel gli uomini costruiscono la cultura con due mezzi che sono la capacità di pianificare il futuro e la soddisfazione per gli obiettivi raggiunti nel passato; è quindi lecito affermare che qualsiasi attività intellettuale è accompagnata dall’ansia. Inoltre l’ansia è una situazione normale per l’uomo e legata a particolari stadi della sua evoluzione o sviluppo, quali la separazione o quando l’uomo si trova davanti ad una svolta nella sua esistenza.

Si può presentare, inoltre, normalmente davanti a situazioni che mettono in pericolo l’integrità fisica, sociale od economica di un soggetto.

Fino a che il soggetto è in grado di dominare questa emozione, con un’aderenza alla realtà e creando o prospettando soluzioni per fronteggiare le minacce, l’ansia può essere definita normale, ed anzi grazie ad essa aumentano capacità attentive e prestazioni. Quando invece il soggetto non riesce ad adeguarsi realisticamente a situazioni nuove perdendo il controllo sulle proprie emozioni e prova sentimenti d’impotenza e di sofferenza siamo di fronte ad un’ansia patologica. Il pericolo, a questo punto, diventa fantasmatico, immaginario, non presente e coscientemente sconosciuto. A questo punto l’ansia diventa patologica ed è definita come una paura senza oggetto.

È uno stato di inquietudine, di attesa affannosa, di pericolo imminente ed indefinibile vissuto come un fenomeno primario, globale ed irriflessivo.

Si associa inoltre ad un sentimento di incertezza e di impotenza.

Si accompagnano un corteo di sintomi neurovegetativi che vengono considerati elementi secondari ma in realtà si ripercuotono sul vissuto emozionale esacerbandolo.

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