Psicologia dello sviluppo e dell’educazione
La psicologia dello sviluppo è una disciplina scientifica che studia il comportamento ed i suoi determinanti, interni ed esterni, e lo sviluppo degli individui nel corso delle varie fasi di vita e più in particolare si occupa di analizzarne i cambiamenti e le relative cause.
Prende in considerazione tutte le tappe che caratterizzano la vita di un individuo: infanzia, preadolescenza, adolescenza, età adulta, età anziana e può quindi essere anche definita ‘psicologia del ciclo di vita’ .
Si differenzia dalla psicologia dell’età evolutiva che limita il proprio campo di studi ai processi di sviluppo ed organizzazione dell’individuo dalla nascita fino a circa venticinqueanni.
La psicologia dello sviluppo si fonda, dal punto di vista metodologico, sulla osservazione sistematica, estesa all’ambiente familiare e sociale, sull’applicazione di test e sull’esperimento vero e proprio.
Per sviluppo si intende il processo attraverso il quale un organismo acquista la capacità di affrontare con sempre maggiore successo il proprio ambiente, modificando e differenziandosi nelle strutture, nelle funzioni e nei comportamenti, grazie alla maturazione biologica ed all’influenza che gli stimoli esterni hanno su di esso.
Allo sviluppo si contrappongono cambiamenti decrementali come il deterioramento, la perdita, il declino e la regressione.
Lo sviluppo dipende, sia da fattori biologici , quali il patrimonio genetico, che da fattori ambientali e viene analizzato a vari livelli:
- Sviluppo fisico e motorio: cambiamenti sia interni che esterni legati al corpo.
- Sviluppo percettivo: elaborazione degli stimoli sensoriali.
- Sviluppo cognitivo: evoluzione del linguaggio, del pensiero, dell’intelligenza, della memoria.
- Sviluppo del linguaggio e della comunicazione.
- Sviluppo sociale: capacità di instaurare rapporti interpersonali e di creare rapporti di amicizia.
- Sviluppo emotivo e relazioni affettive: capacità di instaurare legami affettivi.
1. Fase prenatale (concepimento – nascita) caratterizzata dalla vita in simbiosi con la madre;
2. Fase della infanzia: (nascita – due anni) – prima autonomia, controllo sfinterico, capacità percettive e motorie, deambulazione, sviluppo del linguaggio, prima attività interattiva;
3. Fase della prima fanciullezza: (due – sette anni) Periodo preoperatorio -conquiste dal punto di vista psicomotorio, verbale rappresentativo, sviluppo del ragionamento, della fantasia e del senso di realtà;
4. Fase della seconda fanciullezza: (sette – undici anni) Periodo operatorio consolidamento delle abilità motorie, ragionamento logico, socializzazione, sentimento morale, solidarietà e collaborazione;
5. Fase della preadolescenza: (undici – quattordici anni) Periodo operatorio formale – accelerazione della crescita fisica, maturazione puberale, ricerca di identità, relazioni con i pari, difficoltà nell’impegno nello studio;
6. Fase dell’adolescenza: (quattordici – diciotto anni) caratterizzata da pensiero ipotetico – deduttivo e da una visione del mondo adulto portatore di emozioni anche negative;
7. Fase della gioventù e della maturità (diciotto – trenta anni; dai trenta anni in poi) strutturazione definitiva della personalità, inserimento nel mondo sociale e professionale
8. Fase della vecchiaia (o terza età): decremento delle funzioni psichiche e motorie, problemi di isolamento socio – affettivo, decadimento senile.
Lo sviluppo interessa l’individuo a vari livelli:
- Sviluppo fisico e motorio: cambiamenti sia interni che esterni legati al corpo.
- Sviluppo percettivo: elaborazione degli stimoli sensoriali.
- Sviluppo cognitivo: evoluzione del linguaggio, del pensiero, dell’intelligenza, della memoria.
- Sviluppo del linguaggio e della comunicazione.
- Sviluppo sociale: capacità di instaurare rapporti interpersonali e di creare rapporti di amicizia.
- Sviluppo emotivo e relazioni affettive: capacità di instaurare legami affettivi.
La psicologia dello sviluppo mira a rispondere a tre domande fondamentali: quando, come e perché i fattori biologici e ambientali influiscono sullo sviluppo dell’essere umano?
Quando? Ogni individuo, dalla nascita al periodo adolescenziale, attraversa tappe di sviluppo ben precise; alcuni passaggi seguono un percorso comune, uguale per tutti. L’obiettivo della psicologia dello sviluppo è individuare per ogni competenza l’arco temporale entro il quale si sviluppa.
Come? Il processo che accompagna ogni singola competenza scaturisce da una serie di dinamiche e meccanismi che differiscono da individuo a individuo per ritmo e stile. La differenza per ritmo è legata ai diversi periodi di apprendimento per una medesima abilità. La differenza per stile riguarda la tipologia di ‘informazione appresa; ad esempio qualcuno apprenderà prima la sintassi mentre qualcun altro svilupperà più velocemente la capacità di utilizzare i vocaboli. Compito della psicologia dello sviluppo è comprendere in quale misura le differenze siano causate dall’ambiente esterno e in quale misura siano invece provocate da una predisposizione naturale.
Perché? I processi che innescano lo sviluppo delle competenze dipendono dalla combinazione di fattori genetici e fattori ambientali. In tal senso la disciplina approfondisce le differenze tra le cause ambientali da quelle genetiche.
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La Psicologia dell’Educazione, nata agli inizi del XX secolo, ha come oggetto di indagine i processi dell’apprendimento, della motivazione, dell’insegnamento, della valutazione nei contesti educativi e della progettazione di interventi in quest’ambito.
Si occupa di individuare quei fattori legati all’ambiente di apprendimento che rendono più o meno facile l’apprendimento, la motivazione, il benessere dell’individuo o del gruppo impegnato nel processo educativo e dei quali le istituzioni educative devono tener conto nella stesura del progetto educativo.
La psicologia dell’educazione è interessata quindi a come l’istruzione , anche non strettamente scolastica, può migliorare il comportamento, le conoscenze e abilità, il modo di pensare e gli atteggiamenti dell’individuo.
Storicamente il ruolo dello psicologo dell’educazione è stato limitato ai soli interventi di inclusione per soggetti con bisogni educativi speciali; oggi però è possibile elencare anche attività di consulenza, valutazione, intervento, ricerca e formazione per singoli individui o gruppi attinenti a un contesto educativo.
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