Morbo di Parkinson

La stimolazione musicale come trattamento per il Morbo di Parkinson




COS’È IL MORBO DI PARKINSON

Il morbo di Parkinson è una patologia neurodegenerativa a decorso progressivo cronico, caratterizzata dalla compromissione dell’attività motoria. In particolare, questa malattia provoca una rigidità muscolare che si manifesta con resistenza ai movimenti passivi, tremore a riposo e instabilità posturale.

Il morbo di Parkinson è una delle principali sindromi extrapiramidali. Questo gruppo di patologie è così chiamato perché interessa principalmente la via extrapiramidale, ovvero un complesso di centri nervosi e vie di trasmissione che regola il tono posturale e i movimenti volontari e involontari. Di questo gruppo fanno parte ad esempio: la Corea di Hunghtinton, la Corea di Sydenham, la paralisi sopranucleare progressiva, l’atrofia sistemica multipla, il morbo di Parkinson, eccetera.

Per quanto riguarda l’eziologia della malattia, da alcuni studi post mortem risulta che la patologia sia in particolar modo connessa alla degenerazione dei gangli della base. I gangli della base sono un agglomerato di nuclei cerebrali subcorticali strettamente connessi con la corteccia prefrontale, con la corteccia motoria, con il talamo e con il tronco encefalico, e le principali funzioni di queste strutture sono il controllo del movimento finalizzato ed il controllo del movimento automatico-involontario. Inoltre, data la loro connessione con la corteccia prefrontale, queste strutture sono implicate anche nella regolazione di alcune funzioni cognitive e proprio per questo le patologie extrapiramidali presentano anche una sintomatologia di degenerazione cognitiva (es. la programmazione procedurale del movimento).

Il morbo di Parkinson è tra le patologie neurologiche degenerative più comuni negli anziani. È raro tra gli individui di età inferiore a 50 anni e la sua prevalenza aumenta con il progredire dell’età.

Una ricerca condotta dall’OMS nel 2022 ha dimostrato che la diffusione del morbo di Parkinson è raddoppiata negli ultimi 25 anni, inoltre nel 2019 questa patologia ha causato 329.000 morti (un aumento di oltre il 100% rispetto all’anno 2000).

La sintomatologia esordisce progressivamente e comprende sintomi quali: tremore alle estremità distali degli arti (è il sintomo più diffuso, solitamente il tremore diminuisce o scompare durante l’esecuzione di movimenti volontari), rigidità muscolare, ipertonia (cioè un aumento eccessivo del tono muscolare), acinesia (ovvero riduzione globale della motilità spontanea) o bradicinesia (cioè un affaticamento nell’esecuzione di movimenti volontari), instabilità posturale e captocormia (ovvero un’incurvatura della postura caratterizzata da una flessione del tronco e del capo, che causa dolore lombare, limita la deambulazione e predispone il paziente a cadute).

DIAGNOSI E TRATTAMENTO DEL MORBO DI PARKINSON

La diagnosi viene eseguita tramite una visita neurologica. Questa richiede prima di tutto un’anamnesi dei sintomi anticipatori della malattia e un’anamnesi della storia familiare, dopodiché viene eseguito un esame obiettivo per valutare se il paziente mostra la sintomatologia principale della malattia (almeno 2 dei 3 sintomi cardinali della patologia) e come reagisce al trattamento farmacologico Levodopa (o ad altri farmaci dopaminergici, a seconda del caso).

Il trattamento per il paziente affetto da morbo di Parkinson varia a seconda delle fasi di progressione della malattia, dell’età e delle esigenze del paziente. Ad oggi non esiste ancora una cura definitiva, ma esiste un trattamento per mantenere sotto controllo la sintomatologia. L’obiettivo è quello di fornire il miglior controllo possibile dei sintomi, con il minor numero di effetti collaterali, in modo da permettere la condizione di vita ottimale per il paziente.

Oltre al trattamento farmacologico, esistono svariate terapie di supporto per i pazienti parkinsoniani. Prima tra tutte, la riabilitazione motoria tramite fisioterapia, per cercare di attenuare la rigidità muscolare e migliorare la mobilità. Oltre a questa, si stanno cercando nuove tipologie di attività sportive, o comunque motorie, per aiutare i pazienti a svolgere attività fisica in maniera anche piacevole, ad esempio tutte quelle attività che implicano l’utilizzo della musica. E per concludere può essere di grande aiuto un percorso psicoterapeutico per affrontare tutte le difficoltà psicologiche ed emotive legate alla malattia.



MUSICA COME TERAPIA

La musicoterapia è l’utilizzo di suoni organizzati o della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con una singola persona o un gruppo, in un processo atto a favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri obiettivi terapeutici, al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.

I principi base della Musicoterapia sono:

  1. Il paziente è parte attiva della terapia;
  2. Il rapporto di fiducia e l’accettazione incondizionata rispetto al paziente;
  3. L’adattamento e la personalizzazione della tecnica volta per volta;
  4. Lo scambio reciproco di proposte tra paziente e terapeuta;
  5. La formazione di un legame tra il terapeuta e il paziente grazie alla musica.

La musica dà al paziente la possibilità di esprimere e percepire le proprie emozioni, di mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati d’animo attraverso il linguaggio non-verbale. Tipico è il caso degli individui affetti da autismo, che sono in una condizione patologica per cui tendono a chiudersi in sé stessi, rifiutando ogni comunicazione con l’esterno. La musica in questo caso caso permette al mondo esterno di entrare in comunicazione con il paziente, favorendo l’inizio di un processo di apertura.

La musica è in grado di causare un’attivazione multisensoriale e cognitiva elevata, per questo viene utilizzata in numerosi contesti terapeutici, ad esempio per alleviare i sintomi legati a disturbi dell’umore (es. depressione), a difficoltà nella regolazione delle emozioni (es. autismo) e anche a difficoltà motorie, come nel caso del morbo di Parkinson.

La Musicoterapia è stata numerose volte applicata a patologie neurologiche importanti come il morbo di Parkinson e il morbo di Alzheimer.

Nel morbo di Parkinson la Musicoterapia sembra riuscire a indurre uno stimolo emotivo positivo, ridurre la tensione, migliora le capacità deambulatorie, compensa il deficit di ritmo e modula anche l’intensità e la durata delle attività motorie.

Numerose ricerche hanno confermato come intraprendere delle attività motorie a ritmo di musica possa comportare dei benefici nell’alleviare alcuni dei sintomi motori causati dalla patologia, garantendo così un controllo motorio maggiore e una maggiore velocità o durata di movimento (risultati diversi a seconda degli studi).

In aggiunta al più evidente supporto terapeutico della musica per i pazienti parkinsoniani, ovvero il fatto che il movimento stimolato dalla musica migliora qualitativamente, la musica crea una vera e propria sintonia emotiva e richiama l’empatia in chi la ascolta, aumentando anche il benessere psicologico della persona.



LA STIMOLAZIONE DELLA MUSICA PER MIGLIORARE LA COORDINAZIONE MOTORIA NEI PAZIENTI AFFETTI DA MORBO DI PARKINSON – EVIDENZE SPERIMENTALI:

Per approfondire la tematica di come la musica possa essere utilizzata come terapia in pazienti affetti da Parkinson, prendiamo in esempio lo studio “Stimulating music increases motor coordination in patients afflicted with Morbus Parkinson” di Günter Bernatzkya, Patrick Bernatzkya, Horst-Peter Hesseb, Wolfgang Staffenc e Gunther Ladurner.

In questo studio gli autori vogliono valutare quali siano gli effetti a breve termine di una stimolazione musicale sulla coordinazione motoria di pazienti affetti da Parkinson.

I partecipanti allo studio erano 11 pazienti con una sindrome di Parkinson dominante e 10 persone sane (di pari età). Per mostrare gli effetti della musica sulla coordinazione motoria sono stati usati due test: il primo è il “Vienna Test Systems” per misurare la coordinazione motoria fine, l’altro è il “power-force-working-plate”, usato per misurare la coordinazione motoria nelle gambe. La musica utilizzata invece, è stata scelta dai participanti tra 2 opzioni di CD (1. improvvisazione di Ron Tutt e Jim Keltner; 2. The Sheffield drum record), entrambi con suoni di batteria. I ritmi della musica non seguivamo uno schema metrico regolare, e ciò ha permesso di escludere che l’effetto sui partecipanti fosse dovuto a un effetto di adattamento ad uno stimolo acustico esterno ritmico e coerente (come un metronomo), bensì gli effetti erano dovuti esclusivamente all’influenza fisiologica della musica sulla persona. In entrambi i test eseguiti non veniva riprodotta la musica durante la misurazione. Essenzialmente, i partecipanti dovevano eseguire una prima prova per ogni compito, dopodiché ascoltavano per 20 minuti la musica selezionata e infine veniva eseguita una seconda sequenza di test. I fattori misurati durante i test sono 4: stabilità, tracciamento di linee, puntare/dirigere, “tapping”.

I risultati dello studio sono i seguenti:

– la misurazione della coordinazione motoria fine con il ‘Vienna Test System’ ha mostrato un miglioramento in due (puntamento e tracciamento di linee) dei quattro subtest dopo l’ascolto della musica.

– I pazienti hanno migliorato significativamente le loro prestazioni con il braccio destro nel subtest errore-tempo di puntamento.

– Non sono state trovate differenze statistiche negli altri due subtest (stabilità, “tapping”) in entrambi i gruppi.

– Non c’è stato alcun miglioramento nella frequenza dei movimenti di “tapping” sulla piastra di lavoro di potenza-forza. Di conseguenza, la musica influenza più la precisione di un movimento che la rapidità.

Quindi, ciò che ci dimostra questo studio è che una specifica musica può migliorare la precisione dei movimenti del braccio e delle dita per i pazienti affetti da morbo di Parkinson, oltre al fatto che la musica influenza più la precisione che la rapidità del movimento.

Questo è solo uno dei tanti studi eseguiti negli ultimi anni che hanno portato evidenze positive riguardo all’utilità della musica nel trattamento di patologie neurologiche quale il morbo di Parkinson, ma anche molte altre.

BIBLIOGRAFIA

Bernatzkya, G., Bernatzkya, P., Hesseb, H. P., Staffenc, W., & Ladurner, G. (2004) Stimulating music increases motor coordination in patients afflicted with Morbus Parkinson

Trevisan, A. La Danza Terapia Come Approccio Fisico Nella Prevenzione E Riabilitazione Del Morbo Di Parkinson [Tesi di laurea triennale]. Università degli studi di padova.



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