Erik Erikson: le 8 fasi dello sviluppo psicosociale.
Erik Erikson ha sviluppato un modello dello sviluppo psicosociale dell’essere umano, che va dalla nascita fino alla morte, costituito da 8 stadi. Ogni tappa evolutiva è caratterizzata da un obiettivo primario, un conflitto psicosociale, che ogni individuo deve superare per proseguire alla tappa successiva del suo sviluppo.
Erikson, derivando da una matrice di formazione psicoanalitica, risente notevolmente dell’influenza delle teorie di Sigmund Freud. A questa influenza però si aggiunge il suo interesse sociologico, infatti, egli focalizza la sua attenzione soprattutto sulle relazioni interpersonali e sull’influenza della società, che modella la personalità dell’individuo durante tutto il ciclo di vita.
Le 8 fasi dello sviluppo psicosociale nel dettaglio
- 0-1 anni – FASE ORALE-SENSORIALE: l’obiettivo primario per il bambino è quello di sviluppare una fiducia (o viceversa sfiducia, diffidenza) di base nei confronti del caregiver (il quale ha il compito di fornire al bambino nutrimento, calore, contatto fisico, amore e sicurezza), con l’aspettativa che non verrà ferito o abbandonato. Uno sviluppo funzionale di questa abilità primaria comporta che l’individuo sia in grado nella sua vita adulta di legarsi in modo sano ad un altro individuo. Viceversa, uno sviluppo non adeguato comporterà sentimenti di fragilità, sfiducia, sospettosità e allontanamento nei confronti delle relazioni con gli altri. Quindi questa tappa riguarda principalmente il sentimento di sicurezza e di interdipendenza nelle relazioni interpersonali, derivante da un sano sviluppo della relazione primaria con il caregiver.
- 1-3 anni – FASE MUSCOLARE-ANALE: secondo Erikson l’obiettivo di questa tappa è quello di sviluppare la propria autonomia di comportamento, ed in cui si inizia a sviluppare anche il senso di dubbio o vergogna. In questa fase il bambino scopre il proprio senso di agentività, impara a essere autosufficiente in molte attività (camminare, parlare, …) e può anche essere che inizi a dubitare delle proprie capacità o provare vergogna. Per fare un paragone con un altro modello di sviluppo: questa fase corrisponde alla fase di “innamoramento verso il mondo” della Mahler, in cui il bambino inizia a esplorare l’ambiente che lo circonda.
- 3-5 anni – FASE LOCOMOTORIA-GENITALE: questo stadio è caratterizzato dallo sviluppo dei sentimenti di iniziativa e di colpa. Solitamente i bambini a questa età sono pieni di energia, desiderosi di giocare, di svolgere attività, per cui intraprendono iniziative che in alcuni casi prevaricano i limiti imposti dai genitori, per cui iniziano a sviluppare anche il senso di colpa.
- 6-11 anni – FASE DI LATENZA: in questa fase il bambino esce dal contesto famigliare ed entra nel contesto scolastico, dove inizia a confrontarsi con i pari, rispetto ai quali può sviluppare un senso di laboriosità e uguaglianza o viceversa di inferiorità e di incapacità nel riuscire a fare le cose.
- 12-19 anni – FASE DI PUBERTÀ E ADOLESCENZA: l’obiettivo dell’individuo in questo stadio è quello di costruirsi una propria identità. Inizia a rispondere a domande quali: “Chi sono io?” “Cosa sento, penso e credo?” “Chi voglio essere?”. Laddove non si verifica una costruzione dell’identità integrata e stabile, l’individuo può sviluppare un’identità diffusa e instabile, la quale porta a sviluppare disturbi della personalità.
- 20-35 anni – FASE DELLA PRIMA ETÀ ADULTA: l’individuo in questo periodo ha lo scopo primario di entrare in intimità con un’altra persona e quando questo non avviene entra in uno stato di isolamento. Il raggiungimento di questo obiettivo ha a che fare con l’abilità di creare relazioni emotivamente mature nella vita della persona, sia con un partner che con gli amici.
- 35-65 anni – FASE DELL’ETÀ ADULTA: l’obiettivo primario di questa fase è la generatività, cioè l’individuo inizia a concepire l’esistenza di generazioni successive e comincia ad agire per loro (non solo inteso come procreazione, ma anche nel senso della laboriosità, di prendersi cura degli altri). In assenza di questo passaggio, l’individuo resta in una fase di stagnazione.
- Dai 65 anni in poi – FASE DELL’ETÀ ANZIANA: a questo punto della vita, la persona inizia a domandarsi “La mia vita è stata una buona vita?” “Sono soddisfatto/a?” “Ho rimpianti?”. Lo scopo è quello di affrontare serenamente i concetti di vita e di morte, e di raggiungere un’integrità dell’Io. Se ciò non accade l’individuo può finire per sperimentare sentimenti di tristezza, delusione e malinconia nel “tirare le somme della propria vita”. I soggetti che raggiungono una visione integrata di sé e della propria vita riescono ad affrontare tranquillamente e con serenità anche i brutti ricordi e i successi mancati, per coloro che non hanno questa integrità invece soggiunge la disperazione.
È importante specificare che, pur essendo un modello di sviluppo a tappe, Erikson intende il ciclo di vita come un continuum. Inoltre, gli ostacoli o crisi evolutive che l’individuo deve superare (gli obiettivi da raggiungere) non sono visti negativamente, al contrario sono intesi con un’accezione positiva. Queste crisi evolutive sono concepite come delle problematiche evolutive da risolvere per riemergere con un accresciuto senso di unità interiore. Le caratteristiche della fase precedente e gli elementi negativi individuali non vengono cancellati, bensì superati.
PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO E DELL’EDUCAZIONE