CORSO CON 8 CREDITI ECM GRATIS: ALTERNATIVE ALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE NELLA RICERCA SCIENTIFICA: ASPETTI EPISTEMOLOGICI, BIOMEDICI, EPIDEMIOLOGICI, ETICI E PSICOLOGICI

CORSO CON 8 CREDITI ECM GRATIS: ALTERNATIVE ALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE NELLA RICERCA SCIENTIFICA: ASPETTI EPISTEMOLOGICI, BIOMEDICI, EPIDEMIOLOGICI, ETICI E PSICOLOGICI. Dal 6 marzo al 31 dicembre 2023. Accreditato per Psicologi, Medici Chirurghi, Medici Veterinari, Biologi, Biotecnologi, Chimici, Farmacisti

L’impiego di varie specie animali nella ricerca biomedica risale a una lunga tradizione storica, ma è molto più recente la sua obbligatorietà in ambito tossicologico e farmacologico da parte degli Enti regolatori. L’idea che testare sostanze chimiche sugli animali possa prevedere le risposte umane e che, di conseguenza, i test sugli animali debbano essere prescritti per legge, risale agli anni ’30 quando furono introdotti i sulfamidici nella pratica clinica. I sulfamidici furono tra i primi farmaci che si dimostrarono efficaci contro alcune infezioni batteriche, ma sono molecole scarsamente solubili.

Ciò era un problema per i bambini, perchè hanno difficoltà a deglutire le pillole, quindi, una forma liquida dei farmaci è tipicamente richiesta per questo sottogruppo di popolazione. Nel 1937 una sulfonamide fu disciolta in glicole etilenico (ingrediente dei prodotti antigelo) ed il farmaco fu commercializzato. In quel tempo il potenziale tossico del glicole etilenico era completamente ignoto e tale sostanza si è resa responsabile della morte di ben 107 persone.

L’incidente portò presto all’emanazione di una legge (US Federal Food, Drug and Cosmetic Act, nel 1938) che richiedeva di testare i farmaci sugli animali prima della loro commercializzazione (1). Sempre nel tentativo di proteggere la salute umana, nel 1946 fu emanato il Codice di Norimberga che si compone di dieci principi etici volti a garantire il rispetto dei diritti umani nella sperimentazione scientifica in reazione ai crimini di guerra perpetrati dai medici nazisti.

La Dichiarazione di Helsinki, redatta dalla World Medical Association, è un adattamento del Codice di Norimberga. La prima versione è del 1964 e da allora ha subito diverse revisioni. La Dichiarazione di Helsinki è stata sviluppata per sostituire il Codice di Norimberga come guida etica normativa per i ricercatori medici (2).

Tuttavia, all’interno della comunità scientifica internazionale, da tempo è in corso un dibattito che registra anche posizioni critiche ed obiezioni alla considerazione del “Modello Animale” come  “gold standard” metodologico.

  1. Greek et al affermano che nel periodo storico in cui è stato celebrato il processo di Norimberga la conoscenza della biologia e della medicina era molto diversa da quella che abbiamo oggi. Infatti, la struttura del DNA non era stata ancora analizzata, non c’erano trapianti di organi, le malattie infettive erano ancora una delle principali cause di morte nel mondo sviluppato, i settori dell’etologia cognitiva e della cognizione animale non erano ancora nati e non erano ancora note le differenze tra gruppi etnici e tra i sessi in relazione alle malattie e alle risposte ai farmaci. In Fisica la teoria del caos e della complessità era al di là di venire. Era un mondo molto diverso da quello odierno e dobbiamo scusare chi, negli anni Quaranta, pensava che gli animali e gli esseri umani reagissero più o meno allo stesso modo ai farmaci e alle malattie. Ma oggi il panorama scientifico che attiene al nostro argomento si presenta in modo completamente diverso (3).

Anche se molte conoscenze biomediche fondamentali sono state storicamente acquisite attraverso la sperimentazione sugli Animali, negli ultimi decenni, grazie ai progressi delle conoscenze nel campo della genetica, dell’epigenetica”, delle discipline “omiche”, dell’epidemiologia causale, dell’epistemologia e dell’etologia, sono state evidenziate significative criticità relative a questo approccio tradizionale della ricerca preclinica. Una prima criticità deriva dal limitato potere predittivo dei modelli animali che vengono utilizzati nella ricerca preclinica con l’obiettivo di approfondire la conoscenza dei meccanismi patogenetici fini che portano allo sviluppo delle malattie umane; meccanismi che sempre più si stanno rivelando come specie-specifici e tipici dei sistemi complessi e, pertanto, non analizzabili secondo il paradigma riduzionistico (4).

Infatti, i modelli animali sono in grado di ricapitolare solo alcuni aspetti delle patologie umane complesse. Ne consegue che oltre il 90% delle sostanze biologicamente attive scoperte attraverso la ricerca preclinica tradizionale non riesce a raggiungere lo status di “farmaco” riconosciuto dagli Enti regolatori (5). L’incapacità del modello animale di essere predittivo in farmacologia e tossicologia è legata soprattutto alla  variabilità biologica interspecifica (6).

Un’altra significativa criticità connessa all’utilizzo del modello animale è la scarsa riproducibilità dei risultati ottenuti attraverso la sperimentazione preclinica. Il parametro scientifico “riproducibilità” è estremamente importante in quanto in sua assenza le nuove scoperte, per quanto promettenti e interessanti, non assurgono allo status di evidenza scientifica ma restano solo semplici suggerimenti. Con riferimento a questo problema, un articolo recentemente pubblicato su Nature riporta che oltre il 70% di un campione di 1576 scienziati non è riuscito a riprodurre i risultati sperimentali prodotti dai colleghi (7). Esistono inoltre criticità nel campo della Medicina Traslazionale: meno del 10% delle scoperte più promettenti nelle scienze precliniche raggiunge un uso di routine nella pratica clinica nei 20 anni successivi (6,8,9).

PROSPETTIVE INNOVATIVE

Basare la ricerca biomedica su altre Specie per ottenere informazioni rilevanti per l’Uomo è una scelta metodologica gravata dai pregiudizi significativi precedentemente descritti perché gli animali sono fondamentalmente molto diversi da noi in termini genetici, epigenetici e metabolici. In considerazione di questo fatto, da circa un decennio, i ricercatori hanno compiuto progressi significativi studiando nuovi metodi incruenti e specie-specifici, basati sulla biologia umana. Tali metodologie innovative sono denominate collettivamente come “nuovi approcci metodologici” o New Approach Methodologies (NAMs).

Questo approccio innovativo ed incruento porta anche al superamento di un’altra criticità riguardante la protezione degli animali utilizzati nella ricerca biomedica. Infatti, dal 2008, l’Unione Europea con il Trattato di Lisbona, firmato dai 27 paesi dell’UE, riconosce gli animali come esseri senzienti e quindi giuridicamente meritevoli di protezione per quanto riguarda il loro benessere, in quanto capaci di soffrire sia il dolore fisico che mentale. Pertanto, il loro uso a fini scientifici non è più giustificabile come se fossero inanimate “provette da laboratorio” ma è necessario riconoscere in essi la sacralità della vita, e, di conseguenza, il loro eventuale sacrificio o sofferenza sono eticamente e giuridicamente giustificabili solo in assenza di disponibilità di alternative incruente, affidabili e validate.

OBIETTIVI DEL CORSO

Alla luce delle sopracitate considerazioni l’oggetto principale di questo Corso ECM è fornire ai discenti strumenti concettuali innovativi ed interdisciplinari per comprendere i limiti del paradigma riduzionista nell’ambito della Ricerca biomedica e per conoscere quanto il riconoscimento del paradigma della complessità stia già arricchendo di nuovi strumenti diagnostici e terapeutici le attuali conoscenze in campo delle Scienze della Vita e stia promuovendo confronti costruttivi in ambito di Filosofia della Scienza.

In particolare questo Corso presenterà l’attuale disponibilità di metodologie  innovative efficaci, promettenti e validate, segnalerà i limiti di affidabilita’ del «modello animale» nella medicina traslazionale, presenterà i dati significativi emersi dall’epidemiologia clinica a favore di un approccio focalizzato sulla biologia umana (human-based) ed elencherà i risultati significativi ottenuti dai metodi innovativi human-based nella medicina di precisione.

PROGRAMMA:

La Dott.ssa M. Cassotta darà una panoramica generale di alcuni tra i più importanti  nuovi approcci metodologici human-based applicabili alla ricerca biomedica, in particolare di modelli in vitro e colture tissutali “complesse”: organoidi, organs-on-chip, modelli ex-vivo, nonche’ Scienze –omiche, Bioprinting ed Intelligenza artificiale.

La Dott.ssa C. Rovida completerà questo argomento introducendo come le nuove tecnologie possono essere utilizzate per la caratterizzazione tossicologica delle sostanze in risposta alle richieste dei vari regolamenti europei e non.

Il Dott. S. Cagno, la Dott.ssa S. Migoni ed il Dott. R.Mucelli si occuperanno dei limiti di affidabilita’ del« modello animale» nella medicina traslazionale approfondendo i seguenti aspetti: variabilita’ interspecifica, la teoria dei sistemi complessi, epigenetica, critica epistemologica.

Il Dott. V. Gennaro, il Dott. A. Barbiero e la Dott.ssa Errico analizzeranno i dati significativi emersi dall’epidemiologia clinica a favore di un approccio human-based focalizzandosi in particolar modo su identificazione dei fattori di rischio e prevenzione primaria e su nuovi approcci in ambito tossicologico ed ecotossicologico.

La Dott.ssa Errico presenterà i risultati significativi ottenuti dai metodi innovativi human-based già oggi disponibili in ambito di Medicina di precisione, con particolare riferimento a adverse outcome pathways specie-specifici, identificazione dei meccanismi patogenetici fini delle patologie umane, miglioramento/ affinamento nello sviluppo di nuovi farmaci e/o trattamenti terapeutici.

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